Sono davvero tanti ormai gli allenatori che durante la partita prendono appunti per poter modificare in corsa d’opera la propria squadra. Se il primo è stato Sacchi, venendo anche deriso in quel periodo di rivoluzione che il tecnico fusignanese ha innescato, oggi i vari Sarri, Louis van Gaal e Mourinho cercano di appuntarsi le idee migliori e le informazioni più importanti per poter far vincere le proprie squadre. C’è un allenatore però che prende appunti in maniera compulsiva e sembra quasi che si appunti il futuro, sembra che scrivendo sappia quello che succederà. Questo allenatore è Hajime Moriyasu, ct del Giappone, che in Qatar ha cambiato per due volte faccia alla sua squadra grazie a cambi tattici e di uomini risultati poi decisivi per vincere contro due corazzate come Germania e Spagna.

Nella partita contro i tedeschi, dopo che nel primo tempo gli avversari erano andati in vantaggio e avevano dominato il gioco, il tecnico decide per una mossa estrema: passa dal 4-2-3-1 al 3-4-3, inserisce un difensore, Tomiyasu, al posto di un attaccante, Kubo, ma poi fa entrare ben quattro giocatori offensivi: Mitoma del Brighton, Asano del Bochum, Doan del Friburgo e Miniamino del Monaco. Questa idea coraggiosa e al limite della follia contro una Germania fino a quel momento ben consapevole della propria forza, riesce a ribaltare la sfida con i gol proprio dei nuovi entrati, Doan e Asano. Nell’ultima partita del girone, altro primo tempo dominato dagli avversari spagnoli, Moriyasu cambia di nuovo modulo, facendo entrare Doan e Mitoma. In tre minuti, dal 48’ al 51’, il Giappone ribalta di nuovo la situazione, vincendo poi la partita per 2-1 grazie ai gol di Doan e Tanaka.

Si potrebbe parlare di magia o semplicemente di fortuna pensando a come il tecnico giapponese sia riuscito a cambiare le sorti di due partite quasi impossibili, eppure questa sua capacità di leggere il calcio viene dal suo passato e dai suoi maestri. Moriyasu deve tanto a un tecnico olandese, poco conosciuto, che ha però vissuto e in parte ha contribuito alla crescita del calcio olandese degli anni ’70. Questo tecnico è Hans Ooft, giocatore del Feyernoord e allenatore delle squadre giovanili dell’Olanda proprio a metà degli anni ’70. Arrivato in Giappone all’inizio degli anni ’80, Ooft si rende conto dell’intelligenza e la versatilità di un giovanissimo centrocampista del Mazda Soccer Club, Hajime Moriyasu. Gli crea prima una carriera da professionista, facendolo esordire con la squadra che poi diventerà Sanfrecce Hiroshima e poi, da ct della Nazionale, lo farà giocare per la prima volta anche con i Samurai Blue il 31 maggio 1992 contro l’Argentina. Il Giappone perde, ma sia Basile che Caniggia a fine partita sottolineeranno la buona qualità di quel “volante”.

Insieme a Ooft, Moriyasu prende tanto anche da Wim Jansen, strepitoso centrocampista dell’Arancia Meccanica di Cruijff che lo allena sempre al Sanfrecce Hiroshima. Da questi due allenatori recepisce i principi base del totaalvoetbal olandese e l’idea di far giocare tanti attaccanti in una sola volta viene proprio da lì: anche se nominalmente attaccanti, i calciatori sono degli universali che devono saper adattarsi ai contesti e agli avversari, mostrando sacrificio e intelligenza tattica per poter superare anche gli ostacoli più difficili.

Arrivare agli ottavi per Moriyasu e il Giappone è già un grande traguardo, ma non si vogliono fermare qui. Questa voglia di andare il più avanti possibile viene anche dalla doppia delusione che la terra qatariota ha dato in passato proprio al ct giapponese che vuole ora riprendersi la rivincita. Nel 1993 il Giappone con Moriyasu sempre presente in campo partecipava al girone finale di qualificazione a USA ’94 che si disputava in Qatar. Prima dell’ultima partita contro l’Iraq, i giapponesi erano primi in classifica con 5 punti. Segna prima Kazu Miura, vecchia conoscenza anche del nostro calcio, poi sigla il 2-1 nipponico Masashi Nakayama, ma al 90’ sugli sviluppi di un calcio d’angolo pareggia l’attaccante iracheno Jaffar Omran. Il Giappone viene scavalcato da Arabia Saudita e Corea del Sud e non riesce a qualificarsi per i suoi primi Mondiali (grazie a una J. League allora agli albori e alla crescita del calcio in Giappone, dal Mondiale successivo i Samurai Blue non mancheranno più).

Dopo quella che in Giappone ancora si chiama “Dōha no higeki”, traducibile come “La Tragedia di Doha”, Moriyasu ha dovuto subire un altro dolore per colpa del Qatar. In finale di Coppa d’Asia nel 2019, dopo un cammino esaltante chiuso con un roboante 3-0 in semifinale sull’Iran, il Giappone deve cedere in finale proprio contro la squadra del Qatar vincente per 3-1. Fino all’inizio di questi Mondiali la terra qatariota aveva dato solo dispiaceri a Hajime Moriyasu, ma grazie alle sue idee, la volontà e il talento dei suoi ragazzi e ai suoi appunti che sanno di futuro, il tecnico giapponese è riuscito già in una sorta di miracolo, qualificandosi in un girone con Germania e Spagna. Ma, come lui stesso ha detto, non è ancora finita.

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