“Anche sugli interventi previsti previsti dal Pnrr dovremo valutare le priorità perché il costo delle materie prime mette a serio rischio la realizzazione di questi interventi”. Lo ha affermato oggi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in collegamento con il festival delle regioni in corso a Milano. In particolare sulla sanità “altrettanto fondamentale sarà trovare gli strumenti per realizzare gli investimenti nell’edilizia sanitaria e investimenti dal punto di vista tecnologico: su questo molte regioni hanno difficoltà a portare a termine le opere e gli investimenti iniziati”. La presidente del Consiglio ha aggiunto che “Il Pnrr è una eredità importante però ovviamente lo è se quelle opportunità non vanno perse ed è per questo che il governo ha deciso di riattivare la cabina di regia per monitorare lo stato di attuazione degli obiettivi, trovare soluzioni alle criticità, in modo rapido, efficace e coeso coinvolgendo tutti gli attori in campo”. “Il Next generation Eu è evidente a tutti che non è più sufficiente” perché “non poteva tenere in considerazione l’impatto della guerra in Ucraina ha avuto sulle nostre economie. Bisogna fare di più oggi a livello Ue, partendo dal caro energia”, ha concluso Meloni.
“La discussione sul Pnrr sta andando avanti con diversi Paesi, inclusa l’Italia. Ci aspettiamo nei prossimi mesi di avere delle proposte di emendamenti legate anche al nuovo programma Repower Eu”, ha detto oggi il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni. Dei probabili ritardi sull’attuazione del Pnrr ha parlato oggi anche il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. “Ho parlato con diversi colleghi, l’aumento del costo delle materie prime dell’energia non è un problema solo italiano, è un problema francese, tedesco, spagnolo, rumeno. Quindi sui tempi e sui costi dovremo ragionare e lavorare tutti insieme. Se qualcosa costava 10 e costa 15 adesso è chiaro che è un problema europeo. Ho sentito tanta disponibilità a ridiscutere tempi e modi”, ha affermato Salvini. Tuttavia l’Italia è il paese Ue a cui è destinata la tranche più consistente dei 750miliardi del recovery fund. Oltre 190 miliardi (di cui 120 in forma di prestiti), a fronte dei 69 miliardi chiesti dalla Spagna e dei 39 miliardi della Francia e dei 25 della Germania.
Le opere sono sottoposte a percorsi a tappe (milestone) basate sulla percentuale di realizzazione di un’opera o di un progetto. Il mancato rispetto delle scadenze blocca l’erogazione dei fondi per il prosieguo delle realizzazioni. Per il 2022 l’Italia ha pianificato di spendere entro fine 2022 42 miliardi di euro ma, verosimilmente, si raggiungeranno a fatica i 20 miliardi a causa dei rallentamenti e nei problemi per l’assegnazione dei bandi.