Tra ritardi progettuali, complessità dei lavori e ricorsi, a Nordest alcuni delle grandi opere del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza, rischiano di restare al palo. Anche perché la conclusione nei termini previsti dai bandi europei, ovvero il 2026, appare in qualche caso una chimera. Nelle ultime settimane i fari si sono accesi su tre grandi opere che interessano il Trentino e il Veneto. A Trento c’è il controverso progetto di circonvallazione ferroviaria, il cui costo è stimato in 930 milioni di euro. A Venezia c’è il by pass di collegamento ferroviario tra l’aeroporto Marco Polo di Tessera e la linea Mestre-Trieste, dall’importo di oltre 400 milioni di euro, legato anche ai giochi Olimpici invernali Milano-Cortina che si terranno fra tre anni. Infine, alle porte di Mestre, ecco il progetto del “bosco dello sport”, comprensivo di un palasport dove giocherebbe la Reyer, la squadra del sindaco Luigi Brugnaro. Ogni capitolo è in fasi diverse di ideazione o realizzazione, ma tutti sono accomunati dall’inderogabile necessità di rispettare le scadenze, con forti dubbi sulla fattibilità.

CIRCONVALLAZIONE DI TRENTO, IL RICORSO VA A ROMA – Il Tar di Trento ha emesso un’ordinanza sul ricorso presentato da 23 cittadini e dal sindacato di base multicategoriale che chiedono di annullare gli atti che autorizzano la costruzione di un sottopasso ferroviario lungo 14 chilometri per collegare (sulla Sinistra Adige) località Roccaforte ad Acquaviva. La linea verrebbe utilizzata dal traffico merci, con scalo all’Interporto, a nord della città. I giudici hanno deciso che il ricorso dovrà essere esaminato dal Tar del Lazio, competente per le opere originate dalla Legge Obiettivo del 2001. Il finanziamento Pnrr è di 930 milioni di euro, mentre l’intero progetto di collegamento verso il Nord Europa ha un costo di 8 miliardi e mezzo di euro. Come si riuscirà in tre anni a scavare una galleria ferroviaria così imponente, che passa sotto la città di Trento e il monte Marzola, attraversando anche una zona industriale che è inquinata dalla metà del secolo scorso?

222 PRESCRIZIONI DISATTESE – La progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori relativi sono stati banditi da Rfi il 23 settembre 2022. Secondo i ricorrenti, sono 222 le prescrizioni degli organi competenti che non sono state neppure considerate o rimandate alla progettazione esecutiva. Innanzitutto non è stato variato il percorso che passa sotto la frana del Monte Marzola. Ci sono più 200 sorgenti d’acqua intercettate dalla galleria. C’è poi il bubbone delle aree inquinate del Sito di interesse nazionale (Sin) di Trento Nord, l’ex zona industriale Carbochimica e Sloi, dove si calcola che 180 tonnellate di piombo tetraetile siano penetrate nel terreno. L’inquinamento arriverebbe fino a una profondità di 15 metri, sotto i quali solo un sottile strato di argilla di 20 centimetri separerebbe dalla falda acquifera dell’Adige. C’è quindi il rischio di un disastro ambientale. “La verifica della rispondenza del progetto alle criticità ambientali non è un vezzo – scrivono i ricorrenti – ma un obbligo e un imperativo che non può essere superato in base alle linee guida per la redazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica del Pnrr”.

LA BRETELLA DEL “MARCO POLO” – Grazie ai fondi Pnrr (cofinanziamento parziale) ha subito un’improvvisa accelerazione il progetto di collegamento ferroviario dell’aeroporto “Marco Polo” di Tessera con la linea ferroviaria Mestre-Trieste. Si tratta di un progetto dal costo iniziale previsto di 475 milioni di euro, ma poi assegnato per 427 milioni da Rete Ferroviaria Italiana al raggruppamento di imprese Rizzani De Eccher, Manelli Impresa e Sacaim. Vanno aggiunti maggiori costi per l’aumento delle materie prime. Approvando il progetto, Cipess ha precisato che “l’opera è inserita nell’elenco degli interventi ferroviari funzionali alle Olimpiadi invernali MilanoCortina, consentendo una connessione sia di alta velocità che di trasporto pubblico locale”. Peccato che l’opera, contestatissima da ambientalisti e comunità locali, difficilmente sarà pronta per febbraio 2026, nonostante i comunicati di Ferrovie dello Stato assicurino il contrario. “Ben che vada, a quella data ci sarà solo un cantiere, questo lo sanno tutti”, commenta l’architetto veneziano Franco Migliorini, già docente a Ca’ Foscari e presidente dell’Istituto nazionale di urbanistica per il Veneto. “E’ ancora pendente al Tar del Lazio un ricorso di Italia Nostra, eppure RFI ha deciso di assegnare in anticipo l’appalto ad una impresa che tranquillamente dichiara di avere già contattato uno stuolo di subcontraenti locali. Come dire: ce n’è per tutti”. Nessuno pensa che si possono perdere i fondi europei se non si completano i lavori? Per avere un’idea della complessità dell’opera, si pensi che la tratta è di 8 chilometri (con doppio binario a cappio), di cui 3,4 in galleria a 12 metri di profondità. La stazione sotterranea in aeroporto è ampia 10mila metri quadrati, costruita su palafitte che affondano fino a 35 metri, con due dighe sotterranee verso la laguna. Ci saranno bacini di raccolta delle acque di infiltrazione e idrovore in azione permanente. Un sistema delicatissimo che toglierà l’acqua di falda che si infiltra, per riversarla in laguna, con effetti imprevedibili sull’ambiente.

IL “BOSCO DELLO SPORT” – C’è anche il fronte del “Bosco dello Sport”, a Tessera, alle porte di Mestre, una cittadella che comprende uno stadio da 16mila posti e un palasport da 10mila posti, in un parco di 79 ettari. Il progetto costa 290 milioni, con 93 milioni coperti dal Pnrr (il restante dal Comune di Venezia). I Cinquestelle denunciano irregolarità rispetto alle norme europee. L’eurodeputata Sabrina Pignedoli ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea e l’ha illustrata assieme al deputato Enrico Cappelletti e all’ex senatrice Orietta Vanin. “I fondi del Pnrr non possono coprire tutte le necessità, ma finanziano solo determinati capitoli di spesa, indirizzati al Green, all’innovazione o alla riqualificazione delle periferie urbane. Se vengono utilizzati per altre finalità, la Commissione Europea quando valuta i progetti non li finanzia. Il progetto va avanti, ma poi si trova senza copertura finanziaria da parte dell’Europa”. I Cinquestelle hanno spiegato: “Il progetto approvato dal Consiglio della Città Metropolitana di Venezia e dal Comune si pone completamente al di fuori dei requisiti, delle prescrizioni e delle condizioni previste dal Pnrr. Non siamo in aree urbane disagiate, ma in un paesaggio agrario con fiumi di risorgiva, flora e fauna significative, suggestivi percorsi nel verde”. Inoltre prevede il consumo di 40 ettari di suolo verde ed è in contrasto con le finalità del Regolamento ispirate al principio di “non arrecare danno significativo agli ambienti naturali”. Senza dimenticare che ci troviamo, come per la bretella ferroviaria, a ridosso del sito dell’Unesco “Venezia e la sua Laguna”.

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