di Livio Frigoli

Fra i molti buchi neri della legge di stabilità presentata dal nuovo governo spicca, purtroppo, la grave dimenticanza dei bisogni e dei problemi della terza età e della non-autosufficienza. L’unico reale e concreto riferimento al tema “anziani” è l’applicazione degli accordi stipulati dal precedente governo con le parti sociali per l’indicizzazione delle pensioni: il governo Meloni ha applicato quegli accordi solo in parte, diminuendo l’indicizzazione delle pensioni di importo superiore ai 2.100 euro.

Forse che le risorse risparmiate sulle pensioni più ricche sono state destinate a dipanare qualche questione aperta della terza età? Macché! Nella legge di bilancio per il 2023 il pianeta anziani è del tutto dimenticato.

Eppure, la popolazione italiana continua ad invecchiare. Non è solo una questione di pensioni e di adeguamento del potere d’acquisto alla crescente pressione inflazionistica. Il buon governo di un Paese passa obbligatoriamente dalla capacità di anticipare o quantomeno gestire i problemi emergenti. E l’invecchiamento della popolazione costituisce senza ombra di dubbio uno dei problemi più rilevanti per l’Italia di oggi e ancor più di domani.

Da un lato, c’è l’esigenza di assicurare sostegno e incentivi a tutti gli anziani che ancora vogliono e possono spendere il proprio tempo in socialità, cultura, impegno sociale o anche semplicemente in aiuto ai familiari. Dall’altro lato, c’è l’innegabile realtà: la terza età esercita sul nostro welfare una pressione crescente e sempre più importante. Le strade per contenere questa pressione sono molteplici e fra queste rientra la diminuzione dei costi impropri che gravano sulla rete ospedaliera: si tratta di un obiettivo che può essere perseguito attraverso interventi organici e con il potenziamento della rete dei servizi territoriali.

Il Pnrr ha declinato questa esigenza prospettando la riforma della non-autosufficienza e il potenziamento dell’assistenza domiciliare. Per quanto concerne il primo obiettivo l’iter attuativo della riforma è stata avviato solo tre mesi fa nell’ultima seduta del governo Draghi. Ora, entro la primavera 2023, il disegno di legge dovrà essere convertito in legge. All’interno di quella discussione si toccheranno temi importanti quali, ad esempio la rimodulazione degli importi e delle funzioni della indennità di accompagnamento. Ma è del tutto evidente che altre misure avrebbero dovuto e potuto essere anticipate sin da subito. Per esempio, si sarebbero potuti dare segnali concreti sulla domiciliarità.

Oggi in Italia l’ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) raggiunge meno del 3% degli ultra 65enni. I servizi sociali di assistenza comunale, meno dell’1%. La media europea è dell’8% con punte anche del 30%. Il Pnrr ha fissato l’asticella al 10% e ha prospettato un riordino dei servizi territoriali proponendo l’istituzione delle nuove Case di Comunità. Peccato che le risorse stanziate dal Pnrr per queste nuove unità di offerta possono essere utilizzate solo per interventi strutturali. Senza risorse aggiuntive per gli stipendi di medici e infermieri il rischio vero è che le Case di comunità restino vuote!

Una prospettiva del genere potrà dunque essere impedita solo attraverso il forte incremento degli stanziamenti per il personale dedicato ai servizi territoriali. La realtà dei fatti è però ben lontana da questa esigenza visto che le previsioni della spesa sanitaria fissate a 134 miliardi nel 2022 (7% del Pil) scendono progressivamente sino a 129,4 miliardi nel 2025 (6,2% del Pil programmato): una riduzione un po’ più contenuta rispetto a quella di 6 miliardi prevista dal Def di Draghi, ma sempre di riduzione si tratta. Con conseguenze che, ancora una volta, colpiranno le categorie più fragili.

Eppure, per altre categorie sociali gli sforzi sono stati fatti. A quanto ammonteranno le risorse che lo Stato non introiterà per dar seguito alla cosiddetta “pace fiscale” e alla cancellazione delle cartelle esattoriali sotto i mille euro? E quante di queste risorse, se fossero introitate, potrebbero essere destinate al potenziamento della spesa corrente per l’assistenza domiciliare?

E poi ci sono gli investimenti infrastrutturali, fra cui rientrano a pieno titolo gli interventi straordinari in materia di casa. Penso a un progetto di case sicure (Ischia docet) e per l’abitare alternativo. Penso, in particolare, a un incremento dell’offerta di housing, di co-housing, di nuove forme di residenzialità leggera e di Centri diurni. Un progetto che possa generare nuove forme di aggregazione e di vita comunitaria a beneficio di anziani e non solo, e che, se fosse accompagnato dal potenziamento dell’assistenza domiciliare, riuscirebbe certamente a garantire una riduzione del fabbisogno di posti-letto in Rsa e una concreta razionalizzazione dei costi di presa in carico e di cura. In altri termini: miglioramento della qualità della vita di tante persone – anche e soprattutto fra la terza età – accompagnato da riduzione della spesa sanitaria con conseguenti positive ricadute sui conti pubblici.

Purtroppo, sappiamo bene che le priorità del governo in materia di investimenti sono state indirizzate verso ambiti e settori molto diversi e sicuramente molto lontani dalle necessità degli italiani. A meno di illudersi che la realizzazione del Ponte sullo Stretto o, peggio ancora, l’incremento della spesa militare sino al 2% del Pil siano il modo giusto per dare risposte concrete e lungimiranti ai bisogni del Paese…

In conclusione: non credo che la grande disattenzione del nuovo governo per i problemi e le esigenze della terza età possa essere spiegata solo con la contingente situazione di crisi economica, energetica e bellica. Dietro queste carenze c’è, nel migliore dei casi, una oggettiva incapacità di misurarsi con le domande e le richieste di una vasta – e sempre più crescente – categoria di cittadini. Nel peggiore, c’è una cosciente, consapevole e cinica volontà di relegare i problemi e le esigenze degli anziani su livelli di priorità molto lontani da quelli di altre categorie sociali. Nell’uno e nell’altro caso, per il nuovo governo è un ben misero inizio.

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