Le intercettazioni sono uno strumento fondamentale che aiutano a scoprire moventi di stragi, evitare omicidi, ricostruzioni storie di corruzione e di mafia, collusioni di politici e imprenditori. Il consigliere togato del Consiglio superiore della magistratura ed ex pm antimafia Nino Di Matteo si dice “perplesso” per ciò che ha detto durante la sua audizione in commissione al Senato il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Tra le altre cose il ministro guardasigilli ha detto che le intercettazioni hanno bisogno di una “profonda revisione“. “In Italia – queste le parole del guardasigilli – il numero di intercettazioni telefoniche, ambientali, direzionali, telematiche, fino al trojan e un domani ad altri strumenti, è di gran lunga superiore alla media europea, e ancor più rispetto a quello dei paesi anglosassoni. Il loro costo è elevatissimo, con centinaia di milioni di euro all’anno. Gran parte di queste si fanno sulla base di semplici sospetti, e non concludono nulla”. Di Matteo gli risponde elencando tutte le possibili fattispecie rese possibili dall’uso delle intercettazioni: “Non capisco come si possa ignorare che, anche grazie alle intercettazioni, sia stato possibile: individuare responsabili e moventi di stragi e altri gravissimi delitti che hanno messo in pericolo la nostra democrazia; siano stati evitati numerosi altri omicidi; siano stati individuati, sequestrati e confiscati ingenti patrimoni illeciti; sia stato possibile scoprire i responsabili di gravi reati contro donne, anziani e minori; ricostruire gravi vicende corruttive, così come collusioni e contiguità mafiose di politici, amministratori, imprenditori ed esponenti infedeli delle istituzioni”. Per l’ex pm di Palermo “ignorare questi incontestabili dati di fatto potrebbe portare ad un pericoloso depotenziamento di uno strumento di indagine che si è rivelato fondamentale per la ricerca della verità e la tutela della legalità nel nostro Paese”.
Alla voce di Di Matteo si aggiunge quella del presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia: “Le intercettazioni – dice – sono uno strumento importantissimo soprattutto nel contrasto alla criminalità mafiosa e terroristica“. Proprio la presenza radicata delle organizzazioni mafiose in Italia, spiega Santalucia, spiega “l’uso superiore a quello di altri Paesi” che si fa delle intercettazioni in Italia. “Siamo assolutamente d’accordo che non debbano causare lesioni al diritto di riservatezza – aggiunge – Una legge è stata fatta qualche anno fa per questo. Vorremmo sapere dal ministro, prima dell’annuncio della riforma, se quella legge ha funzionato o meno”.
A criticare le parole di Nordio è anche Libera, su un altro passaggio del discorso del ministro guardasigilli, quando ha spiegato che sulla corruzione “purtroppo i rimedi si sono dimostrati peggiori dei mali: abbiamo avuto l’aumento di pene, nuovi reati, con fattispecie vaghe e la legge delle sospensione delle cariche pubbliche denota una manifesta iniquità”. “Il ministro – si legge in una nota dell’associazione antimafia – sottolinea l’inutile severità delle sanzioni previste per i reati di corruzione, dimenticando che le cause della loro inefficacia risiedono nella scarsa probabilità che quelle pene siano applicate, ossia il regime della prescrizione e le storture selettive di un sistema giudiziario da sempre indulgente coi crimini dei potenti. Se si considera anche l’innalzamento della soglia per l’uso dei contanti, che favorirà la creazione di provviste in nero, nonché l’auspicata abrogazione dell’abuso d’ufficio e una non meglio precisata riforma complessiva dei reati contro la pubblica amministrazione, evocate nei giorni scorsi dal premier Meloni, sembra delinearsi una precisa strategia di indebolimento degli strumenti anticorruzione“.
Si aggiunge il pensiero dell’ex sindaco di Napoli ed ex pm, ora leader di Unione Popolare, Luigi De Magistris: “Con questo governo – dice a margine della presentazione del suo libro a Pescara – c’è l’apoteosi del neoliberismo con tratti ideologici di destra autoritaria che vogliono colpire i poteri di controllo. Quello che ha detto oggi Nordio è il suo tradizionale pensiero, ma c’è una differenza: che ora è un ministro”. Per De Magistris “il pensiero è evidente nelle riforme che hanno proposto – ha proseguito – Staccare il pm dalla magistratura per poi attrarlo nell’orbita del governo; ridimensionare le intercettazioni, che sono uno degli elementi di prova più importanti, compreso l’abuso d’ufficio, che forse in qualche caso c’è stato, ma che tutti sanno trattarsi spesso dell’elemento di innesco di altro tipo di indagini verso la concussione o il peculato: si aggiunga anche il presidenzialismo, seguito inquietante del disegno della P2“.