Roma, 7 mar. (Adnkronos Salute) - Meno informate degli uomini sui propri rischi cardiovascolari, le donne partecipano meno ai programmi di screening, con conseguenze negative sulla prevenzione e sulla gestione delle malattie cardiovascolari. E la scarsa consapevolezza è confermata anche da Carin Women survey, lo studio multicentrico osservazionale condotto da Arca (Associazioni regionali cardiologi ambulatoriali), che ha coinvolto 49 ambulatori cardiologici su tutto il territorio nazionale. Su 5.600 pazienti intervistate, poco più del 10% si è ritenuta ad alto rischio cardiovascolare. "La valutazione di tale rischio nella donna - spiega Adele Lillo, cardiologa e referente nazionale del gruppo si studio Malattie Cv di genere Arca - dovrebbe essere eseguita lungo tutto il suo arco di vita, e deve essere considerato come dinamico, in quanto può modificarsi in qualunque momento. Infatti, il riconoscimento precoce e il trattamento dei fattori di rischio possono alterare la traiettoria degli eventi cardiovascolari avversi".
E' quanto emerso oggi in occasione di 'Le donne verso un cuore consapevole', focus organizzato da Daiichi Sankyo Italia a Milano, nella sede dell'Unione femminile nazionale, per promuovere il confronto tra esperti italiani di varie discipline sulle differenze di genere nelle patologie cardiovascolari, sul ruolo della prevenzione mirata e dell'innovazione digitale, affinché la salute delle donne sia riconosciuta come fondamentale investimento sociale ed economico, e la medicina di genere diventi realmente obiettivo strategico della sanità pubblica italiana. Oltre a cardiologi, ricercatori, analisti e psicologi, anche i pazienti hanno potuto far sentire la loro voce sul tema, attraverso una tavola rotonda che ha visto il confronto dell'Associazione per la lotta all'ictus cerebrale (Alice Italia Odv), del Coordinamento nazionale associazioni del cuore (Conacuore Odv) e della Fondazione italiana per il cuore (Fipc).
Le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali cause di mortalità a livello globale. Tuttavia, esistono differenze significative tra uomini e donne in termini di prevalenza, manifestazione clinica, risposta ai trattamenti e vissuto emotivo e cognitivo, e ciò influenza la consapevolezza delle pazienti, le strategie di prevenzione e gli approcci terapeutici, rendendo necessari focus specifici sul rischio cardiovascolare nelle donne. Le donne - è stato ribadito - tendono a manifestare sintomi atipici rispetto agli uomini, con conseguente ritardo diagnostico e terapeutico. A ciò si aggiunge l'impatto di fattori di rischio genere-specifici, quali sindrome dell'ovaio policistico, menarca precoce, terapie contraccettive orali, ansietà e depressione, le complicanze della gravidanza, le malattie autoimmuni, menopausa prematura, terapie per cancro al seno. Eppure, la consapevolezza pubblica e professionale di queste importanti differenze rimane bassa, come dimostrano diversi studi.
Le donne vivono più a lungo, ma in condizioni di salute peggiori. Il 51% del carico sanitario femminile - dettaglia una nota - è causato da malattie comuni a entrambi i sessi, ma con maggiore prevalenza o un impatto differente sulle donne. Circa il 60% di tutto il carico di cattiva salute, inoltre, si manifesta in età lavorativa, con conseguenze su reddito e benessere familiare, una criticità che si aggiunge ad altre differenze già presenti a livello sistemico. Le patologie cardiovascolari, insieme a quelle oncologiche, sono le principali cause di mortalità e disabilità in Italia per la popolazione femminile e per questo considerate ad alto impatto economico. Hanno un costo annuale di circa 41 miliardi di euro, di cui 3/4 legati a costi diretti e 1/4 a quelli indiretti, e comportano in media 59 giorni di lavoro persi. Solo ictus e infarto pesano sul carico di cattiva salute femminile per il 10%, a dimostrazione dell'importanza di attuare politiche di prevenzione mirate al target femminile.
"Lo stato di salute e il benessere delle donne - afferma Irene Gianotto, consulente di The European House Ambrosetti - deve diventare un parametro cruciale per misurare il benessere complessivo della società. Migliorare la salute femminile significa da un lato sostenere la crescita economica di ogni Paese favorendo livelli più elevati di istruzione e partecipazione alla forza lavoro delle donne, dall'altro generare benefici intergenerazionali sia sanitari che sociali. A livello globale, lo dimostra una correlazione positiva tra Pil pro capite e stato di salute femminile. Investire nella medicina di genere non genera benefici solo per la salute delle donne. Integrando le differenze biologiche e sociali in prevenzione, diagnosi e trattamento, questo approccio garantisce cure più appropriate per tutti, con benefici anche per gli uomini e altri gruppi quali anziani, bambini, transgender. Non dimentichiamoci, infine, che nel 70-80% dei casi la salute familiare è gestita dalle donne. La salute delle donne, in molti casi, è anche quella delle famiglie di cui fanno parte".
Ancora oggi la ricerca preclinica e clinica - è emerso dall'incontro - non tiene conto delle differenze di sesso e genere e le donne sono ancora sottorappresentate nelle diverse fasi degli studi clinici, non permettendo l'individuazione di percorsi di prevenzione, diagnosi e cura appropriati e specifici per entrambi i sessi. Esempio paradigmatico delle differenze di sesso e genere sono le malattie cardiovascolari che sono classicamente considerate un problema maschile, ma di fatto sono la principale causa di morte delle donne. Alla base di questa evidenza ci sono diverse cause, quali la diversa sintomatologia (1 paziente donna su 3 presenta sintomi atipici), la sottostima dei sintomi e del rischio da parte dei medici e delle stesse donne, che porta a ritardi nella diagnosi e presa in carico, minore accesso a trattamenti terapeutici e dispositivi innovativi, con conseguente maggiore probabilità di eventi avversi.
"L'adozione della medicina di genere come strategia sanitaria è cruciale per garantire diagnosi più tempestive e percorsi terapeutici adeguati, per migliorare l'appropriatezza delle cure e ridurre il gender gap in termini di salute e aspettativa di vita in buona salute - spiega Elena Ortona, direttrice del Centro medicina di genere dell'Istituto superiore di sanità - Considerare il sesso e il genere nelle azioni di prevenzione e di cura è necessario per promuovere l'equità e l'appropriatezza degli interventi contribuendo a rafforzare la 'centralità della persona' e ad applicare una medicina personalizzata".
Il digitale sta rivoluzionando la cardiologia preventiva, i progressi della telemedicina, dell'intelligenza artificiale e dei dispositivi indossabili, "in teoria permettono una gestione più efficiente del rischio cardiovascolare e una maggiore aderenza terapeutica, con benefici per i pazienti che così assumono un ruolo attivo nella gestione della propria patologia e del regime terapeutico, e con un risparmio per il Servizio sanitario nazionale", sottolinea Enrico Caiani, Politecnico Milano Irccs Istituto Auxologico italiano. In questo contesto, particolare importanza assume la comunicazione tra medico e paziente. "L'aspetto psicologico gioca un ruolo fondamentale nel rischio cardiovascolare femminile - evidenzia Alessandra Gorini, psicoterapeuta e professoressa di psicologia dell'Università di Milano - La scarsa consapevolezza delle donne del proprio rischio cardiovascolare è influenzata da bias cognitivi, fattori emotivi e variabili socio-culturali. La percezione del rischio, infatti, è spesso determinata da un insieme di fattori ed esperienze personali, piuttosto che da dati oggettivi. Migliorare la comunicazione e la relazione medico-paziente, anche con l'ausilio di soluzioni tecnologiche, può dunque promuovere un cambiamento psico-comportamentale che risulti in una prevenzione cardiovascolare più efficace e consapevole".
Promuovere un cambio di paradigma nella gestione delle patologie cardiovascolari femminili, e più in generale nella salute delle donne, richiede un approccio olistico e multidisciplinare nonché l'impegno a lungo termine per un'alleanza tra istituzioni, professionisti della salute, ricercatori e opinione pubblica. In prima linea a raccogliere questa sfida - conclude la nota - c'è Daiichi Sankyo Italia. "Cambiare l'attuale paradigma rappresenta un percorso lungo e non privo di ostacoli, ma continueremo a fare tutto il possibile per sostenere i decisori politici, le istituzioni sanitarie, le campagne di sensibilizzazione delle associazioni dei pazienti e la ricerca, perché l'impegno di Daiichi Sankyo nel proteggere le persone dalle malattie va oltre lo sviluppo di nuovi trattamenti efficaci - chiosa Joanne Jervis, Managing Director & Head of Specialty Business Division di Daiichi Sankyo Italia - I bisogni dei pazienti sono una nostra priorità, e prendere in considerazione le differenze di genere è fondamentale per applicare una medicina e una cura personalizzate, al fine di migliorare la qualità della vita e la prosperità delle future generazioni, in qualunque parte del mondo".
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Inchiesta Juventus, i pm: “Le plusvalenze con i giovanissimi: pagati milioni e poi ceduti senza aver giocato”
È stato analizzato anche questo aspetto dagli inquirenti torinesi nell'inchiesta sulla gestione economica e finanziaria della Juventus che ha generato un terremoto tra i vertici della società e che si potrebbe tramutare in un processo per società, dirigenti e lo stesso ex presidente Andrea Agnelli
Fasce di giovani giocatori usate per “fare trading” o giovanissimi atleti dai costi elevati che poi hanno collezionato due sole presenze in campo o sono stati ceduti senza aver mai calpestato l’erba dell’Allianz Stadium. È stato analizzato anche questo aspetto dagli inquirenti torinesi nell’inchiesta sulla gestione economica e finanziaria della Juventus che ha generato un terremoto tra i vertici della società e che si potrebbe tramutare in un processo per società, dirigenti e lo stesso ex presidente Andrea Agnelli. Le plusvalenze, ovvero l’aumento del valore di giocatori “venduti” a un prezzo maggiore rispetto al valore registrato in quel momento a bilancio fruttando di conseguenza un guadagno contabile, hanno spesso come protagonisti professionisti molto giovani. Comprati a prezzi considerati “anomali” e magari ceduti o prestati senza appunto aver giocato un granché. E sono le presenze sul campo che definiscono un valore come a un certo punto il “contabile” delle plusvalenze Claudio Chiellini (non indagato) dice agli ispettori della Consob: “… quindi un calciatore quante presenze ha in prima squadra? Zero, vuol dire che vale zero o 100 mila euro a prescindere che il calciatore sia un potenziale campione o sia un giocatore che sarà destinato a fare un’intera carriera nei dilettanti”. Per il gip, che ha respinto le misure cautelari chieste dalla procura, le plusvalenze potevano essere anche in “buona fede” a differenza delle manovre “stipendi”, ma per chi indaga le anomalie costituivano uno degli escamotage per truccare i bilanci.
Tra le operazioni “a specchio” del 2020 – quindi tra club – vengono citati diversi casi con operazioni di cessione riguardanti i calciatori (appartenenti alla Juventus under 23) con “corrispettivi rilevanti e fuori range rispetto a calciatori di medesimo livello e categoria (Lega Pro, terzo ed ultimo livello del calcio professionistico italiano)”. Per esempio viene citato il caso di José Alejandro Mendes Marques (8.200.000) con contestuale cessione al Barcellona del calciatore Matheus Pereira da Silva. All’epoca del trasferimento dalla squadra catalana il calciatore 20enne Mendes Marques apparteneva al settore giovanile del Barcellona e anche la Juventus decide di impiegarlo nelle proprie formazioni giovanili “con conseguente natura sproporzionata dell’importo”. Stesse considerazioni per Pereira da Silva A che è passato dalle giovanili della Juventus alle giovanili della Barcellona. Altro caso quello di Felix Alexandre Andrade Sanches Correia acquistato dal Manchester City FC con la cessione allo stesso club inglese di Pablo Moreno Taboada per 10 milioni. Correia, 19 anni, aveva partecipato alle competizioni giovanili olandesi; dopo l’acquisto del calciatore anche la Juventus decide di impiegarlo nei giovani, nel caso di Taboada “nonostante il prezzo non esiguo del trasferimento” la Juventus “ha deciso, nella stessa sessione di mercato, di girare il calciatore in prestito al Girona FC nella seconda divisione spagnola”. Altro giro, altra operazione a specchio per gli inquirenti, l’acquisto dal Delfino Pescara 1936 (Pescara) del calciatore Matteo Luigi Brunori per 2.850.000 e contestuale cessione allo stesso Pescara del calciatore Edoardo Masciangelo per 2.336.000. Brunori, scrivono gli inquirenti, “viene relegato alle formazioni giovanili della Juventus che, tra l’altro, militano in terza divisione e, nella finestra di mercato successiva viene ceduto in prestito alla Virtus Entella, militante in Serie B”.
Alessandro Minelli viene acquistato dal Parma per 2.910.000 con contestuale cessione allo stesso Parma del calciatore Eric Lanini per 2.385.000. Scrivono gli inquirenti: “Il calciatore non si trasferisce mai effettivamente al Parma, ma quest’ultima società, già a partire dalla medesima finestra di mercato dell’acquisizione girerà in prestito Lanini a diverse società tutte appartenenti alla terza divisione”. Nell’elenco, tra gli altri, la cessione all’Atalanta di Simone Muratore per 7.036.000. Il calciatore “militava nelle formazioni giovanili della Juventus e, dalla metà della stagione 2019/20, “ha collezionato 4 presenze in serie A per un totale di 164 minuti giocati; a seguito del trasferimento, l’Atalanta, pur avendo speso una somma non contenuta per l’acquisto anziché impiegarlo – sostengono gli inquirenti – l’abbia immediatamente girato in prestito alla AC Reggiana 1919, in serie B”. C’è anche l’acquisto dalla società Pisa 1909 (Pisa) del calciatore Stefano Gori per 3.200.000 e contestualmente cessione allo stesso Pisa del calciatore Leonardo Loria per 2.508.000. “All’epoca – sottolineano i pm – Gori poteva annoverare solo esperienze nelle giovanili e in terza divisione, il prezzo di cessione appare, quindi, elevato in relazione al contesto sportivo; quest’ultimo non è mai stato impiegato dalla Juventus, nemmeno nelle formazioni giovanili e, nella successiva finestra di mercato di gennaio 2021, è stato girato in prestito allo stesso Pisa. Loria, 21enne al momento della cessione al Pisa avvenuta nell’estate del 2020, aveva militato unicamente in formazioni giovanili; il prezzo di cessione 2.508.000 appare di indubbio rilievo sia in relazione al contesto sportivo di Loria, sia in relazione al contesto economico del Pisa, il cui valore totale della rosa – 28 giocatori – ammonta a 16.000.000 circa; in effetti Loria risulta essere per il Pisa di gran lunga l’acquisto più oneroso della finestra di mercato estiva del 2020 ma, ciononostante, ha collezionato soltanto 2 presenze”, la conclusione degli inquirenti.
Non c’erano quindi soltanto investimenti oltre le previsioni di budget, “mercati pirotecnici” e “arroganti”, “ammortamenti e tutta la merda che sta sotto che non si può dire” nella “macchina ingolfata” dei conti bianconeri, ma anche queste plusvalenze realizzate mediante “scambi” incrociati di giovani o giovanissimi acquistati e venduti a “valore più alto” per poter mettere a bilancio valori patrimoniali più alti. Tra gli esempi ancora citati dagli inquirenti c’è quello del calciatore svizzero Albian Hajdari, 19 anni, che in una delle tabelle sequestrate dagli investigatori è indicato un costo d’acquisto di 380mila euro e una compensazione (colonna dal titolo “compens” in tabella) di 4 milioni. Nel database “Acquisti-Cessioni” i 380mila euro sono indicati nella colonna dal titolo “Valore Reale”, mentre il valore di euro 4 milioni è indicato nella colonna dal titolo” Valore Scambio”. Rispondendo a una domanda degli inquirenti Federico Cherubini, il dirigente (non indagato) subentrato a Fabio Paratici nel maggio del 2021, parla di plusvalenze finte: “Le plusvalenze finte ritengo che siano quelle maturate nell’ambito di operazioni scambio, fatte su ragazzi giovani per i quali la determinazione di un valore crea problematiche in negativo. Io più volte mi sono lamentato con Fabio che i valori che stavamo dando a quei giocatori non erano congrui. In riunioni avute con il resto della dirigenza, si è valutato il fatto che dovevamo andare verso un progetto tecnico diverso e che il ricorso alle plusvalenze non dovesse più essere una caratteristica della nostra gestione“. Ma intanto è arrivata l’inchiesta.
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Roma, 7 mar. (Adnkronos Salute) - Meno informate degli uomini sui propri rischi cardiovascolari, le donne partecipano meno ai programmi di screening, con conseguenze negative sulla prevenzione e sulla gestione delle malattie cardiovascolari. E la scarsa consapevolezza è confermata anche da Carin Women survey, lo studio multicentrico osservazionale condotto da Arca (Associazioni regionali cardiologi ambulatoriali), che ha coinvolto 49 ambulatori cardiologici su tutto il territorio nazionale. Su 5.600 pazienti intervistate, poco più del 10% si è ritenuta ad alto rischio cardiovascolare. "La valutazione di tale rischio nella donna - spiega Adele Lillo, cardiologa e referente nazionale del gruppo si studio Malattie Cv di genere Arca - dovrebbe essere eseguita lungo tutto il suo arco di vita, e deve essere considerato come dinamico, in quanto può modificarsi in qualunque momento. Infatti, il riconoscimento precoce e il trattamento dei fattori di rischio possono alterare la traiettoria degli eventi cardiovascolari avversi".
E' quanto emerso oggi in occasione di 'Le donne verso un cuore consapevole', focus organizzato da Daiichi Sankyo Italia a Milano, nella sede dell'Unione femminile nazionale, per promuovere il confronto tra esperti italiani di varie discipline sulle differenze di genere nelle patologie cardiovascolari, sul ruolo della prevenzione mirata e dell'innovazione digitale, affinché la salute delle donne sia riconosciuta come fondamentale investimento sociale ed economico, e la medicina di genere diventi realmente obiettivo strategico della sanità pubblica italiana. Oltre a cardiologi, ricercatori, analisti e psicologi, anche i pazienti hanno potuto far sentire la loro voce sul tema, attraverso una tavola rotonda che ha visto il confronto dell'Associazione per la lotta all'ictus cerebrale (Alice Italia Odv), del Coordinamento nazionale associazioni del cuore (Conacuore Odv) e della Fondazione italiana per il cuore (Fipc).
Le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali cause di mortalità a livello globale. Tuttavia, esistono differenze significative tra uomini e donne in termini di prevalenza, manifestazione clinica, risposta ai trattamenti e vissuto emotivo e cognitivo, e ciò influenza la consapevolezza delle pazienti, le strategie di prevenzione e gli approcci terapeutici, rendendo necessari focus specifici sul rischio cardiovascolare nelle donne. Le donne - è stato ribadito - tendono a manifestare sintomi atipici rispetto agli uomini, con conseguente ritardo diagnostico e terapeutico. A ciò si aggiunge l'impatto di fattori di rischio genere-specifici, quali sindrome dell'ovaio policistico, menarca precoce, terapie contraccettive orali, ansietà e depressione, le complicanze della gravidanza, le malattie autoimmuni, menopausa prematura, terapie per cancro al seno. Eppure, la consapevolezza pubblica e professionale di queste importanti differenze rimane bassa, come dimostrano diversi studi.
Le donne vivono più a lungo, ma in condizioni di salute peggiori. Il 51% del carico sanitario femminile - dettaglia una nota - è causato da malattie comuni a entrambi i sessi, ma con maggiore prevalenza o un impatto differente sulle donne. Circa il 60% di tutto il carico di cattiva salute, inoltre, si manifesta in età lavorativa, con conseguenze su reddito e benessere familiare, una criticità che si aggiunge ad altre differenze già presenti a livello sistemico. Le patologie cardiovascolari, insieme a quelle oncologiche, sono le principali cause di mortalità e disabilità in Italia per la popolazione femminile e per questo considerate ad alto impatto economico. Hanno un costo annuale di circa 41 miliardi di euro, di cui 3/4 legati a costi diretti e 1/4 a quelli indiretti, e comportano in media 59 giorni di lavoro persi. Solo ictus e infarto pesano sul carico di cattiva salute femminile per il 10%, a dimostrazione dell'importanza di attuare politiche di prevenzione mirate al target femminile.
"Lo stato di salute e il benessere delle donne - afferma Irene Gianotto, consulente di The European House Ambrosetti - deve diventare un parametro cruciale per misurare il benessere complessivo della società. Migliorare la salute femminile significa da un lato sostenere la crescita economica di ogni Paese favorendo livelli più elevati di istruzione e partecipazione alla forza lavoro delle donne, dall'altro generare benefici intergenerazionali sia sanitari che sociali. A livello globale, lo dimostra una correlazione positiva tra Pil pro capite e stato di salute femminile. Investire nella medicina di genere non genera benefici solo per la salute delle donne. Integrando le differenze biologiche e sociali in prevenzione, diagnosi e trattamento, questo approccio garantisce cure più appropriate per tutti, con benefici anche per gli uomini e altri gruppi quali anziani, bambini, transgender. Non dimentichiamoci, infine, che nel 70-80% dei casi la salute familiare è gestita dalle donne. La salute delle donne, in molti casi, è anche quella delle famiglie di cui fanno parte".
Ancora oggi la ricerca preclinica e clinica - è emerso dall'incontro - non tiene conto delle differenze di sesso e genere e le donne sono ancora sottorappresentate nelle diverse fasi degli studi clinici, non permettendo l'individuazione di percorsi di prevenzione, diagnosi e cura appropriati e specifici per entrambi i sessi. Esempio paradigmatico delle differenze di sesso e genere sono le malattie cardiovascolari che sono classicamente considerate un problema maschile, ma di fatto sono la principale causa di morte delle donne. Alla base di questa evidenza ci sono diverse cause, quali la diversa sintomatologia (1 paziente donna su 3 presenta sintomi atipici), la sottostima dei sintomi e del rischio da parte dei medici e delle stesse donne, che porta a ritardi nella diagnosi e presa in carico, minore accesso a trattamenti terapeutici e dispositivi innovativi, con conseguente maggiore probabilità di eventi avversi.
"L'adozione della medicina di genere come strategia sanitaria è cruciale per garantire diagnosi più tempestive e percorsi terapeutici adeguati, per migliorare l'appropriatezza delle cure e ridurre il gender gap in termini di salute e aspettativa di vita in buona salute - spiega Elena Ortona, direttrice del Centro medicina di genere dell'Istituto superiore di sanità - Considerare il sesso e il genere nelle azioni di prevenzione e di cura è necessario per promuovere l'equità e l'appropriatezza degli interventi contribuendo a rafforzare la 'centralità della persona' e ad applicare una medicina personalizzata".
Il digitale sta rivoluzionando la cardiologia preventiva, i progressi della telemedicina, dell'intelligenza artificiale e dei dispositivi indossabili, "in teoria permettono una gestione più efficiente del rischio cardiovascolare e una maggiore aderenza terapeutica, con benefici per i pazienti che così assumono un ruolo attivo nella gestione della propria patologia e del regime terapeutico, e con un risparmio per il Servizio sanitario nazionale", sottolinea Enrico Caiani, Politecnico Milano Irccs Istituto Auxologico italiano. In questo contesto, particolare importanza assume la comunicazione tra medico e paziente. "L'aspetto psicologico gioca un ruolo fondamentale nel rischio cardiovascolare femminile - evidenzia Alessandra Gorini, psicoterapeuta e professoressa di psicologia dell'Università di Milano - La scarsa consapevolezza delle donne del proprio rischio cardiovascolare è influenzata da bias cognitivi, fattori emotivi e variabili socio-culturali. La percezione del rischio, infatti, è spesso determinata da un insieme di fattori ed esperienze personali, piuttosto che da dati oggettivi. Migliorare la comunicazione e la relazione medico-paziente, anche con l'ausilio di soluzioni tecnologiche, può dunque promuovere un cambiamento psico-comportamentale che risulti in una prevenzione cardiovascolare più efficace e consapevole".
Promuovere un cambio di paradigma nella gestione delle patologie cardiovascolari femminili, e più in generale nella salute delle donne, richiede un approccio olistico e multidisciplinare nonché l'impegno a lungo termine per un'alleanza tra istituzioni, professionisti della salute, ricercatori e opinione pubblica. In prima linea a raccogliere questa sfida - conclude la nota - c'è Daiichi Sankyo Italia. "Cambiare l'attuale paradigma rappresenta un percorso lungo e non privo di ostacoli, ma continueremo a fare tutto il possibile per sostenere i decisori politici, le istituzioni sanitarie, le campagne di sensibilizzazione delle associazioni dei pazienti e la ricerca, perché l'impegno di Daiichi Sankyo nel proteggere le persone dalle malattie va oltre lo sviluppo di nuovi trattamenti efficaci - chiosa Joanne Jervis, Managing Director & Head of Specialty Business Division di Daiichi Sankyo Italia - I bisogni dei pazienti sono una nostra priorità, e prendere in considerazione le differenze di genere è fondamentale per applicare una medicina e una cura personalizzate, al fine di migliorare la qualità della vita e la prosperità delle future generazioni, in qualunque parte del mondo".
Roma, 7 mar. (Adnkronos Salute) - "Dare vita a un'azione di sensibilizzazione e divulgazione diretta alle donne, alle quali si vuole lanciare il messaggio che il loro rischio cardiovascolare non riguarda solo la fase post menopausale, ma tutto l'arco di vita della donna". Così Adele Lillo, responsabile ambulatoriale Cardiologia Asl Bari, distretto 10 ospedale Fallacara Triggiano di Bari, chiarisce l'obiettivo dell'evento 'Le donne verso un cuore consapevole', ideato e promosso da Daiichi Sankyo Italia per puntare i riflettori sui fattori di rischio cardiovascolare specifici delle donne, sulle strategie preventive, sul legame tra cuore e psiche e sul ruolo dell’innovazione digitale in sanità a supporto del paziente.
"In una valutazione di rischio cardiovascolare - prosegue l'esperta - è importante tener presente, oltre ai fattori tradizionali (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, obesità e fumo), anche i fattori di rischio peculiari del genere femminile, specifici dei momenti della vita di una donna, quali la sindrome dell'ovaio policistico, il menarca precoce e complicanze legate alla gravidanza, quindi ipertensione o diabete gestazionale". Poi c'è la fase della menopausa, "alla quale si accompagna un corteo di sintomi - chiarisce - quali l'aumento della probabilità di sindrome metabolica, di comparsa di diabete, aumento del colesterolo e le vampate, che rappresentano una fase molto difficile per la donna, perché spesso ne limitano proprio la qualità di vita. Il nostro compito - conclude Lillo - è abbracciare e sostenere le donne nel loro percorso cardiovascolare lungo tutta la loro vita".
Roma, 7 mar. (Adnkronos Salute) - Quando si parla di malattie cardiovascolari, "le donne possono avere differenti sintomi rispetto agli uomini e hanno differenti fattori di rischio. Per noi è molto importante accrescere la consapevolezza su questi aspetti per supportare i sistemi sanitari, i medici e soprattutto le donne, affinché riconoscano questi sintomi, li prevengano e li trattino in modo efficace". Lo afferma Joanne Jervis, Managing Director & Head of Specialty Division di Daiichi Sankyo Italia, all'evento 'Le donne verso un cuore consapevole', oggi a Milano.
Ideato e promosso dalla divisione italiana della farmaceutica giapponese, l'incontro vuole mettere in luce i fattori di rischio cardiovascolare specifici per le donne, le strategie preventive, il legame tra cuore e psiche e il ruolo dell'innovazione digitale in sanità, a supporto del paziente. "Siamo lieti di aver organizzato questo evento - aggiunge Jervis - perché per noi, come azienda, e per me personalmente, è importante enfatizzare la centralità della medicina di genere e della prevenzione cardiovascolare", affinché la salute delle donne - si è ricordato nel corso dell'incontro - sia riconosciuta come fondamentale investimento sociale ed economico e la medicina di genere come obiettivo strategico della sanità pubblica italiana.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Offrendo soluzioni innovative nel campo della ricarica per veicoli elettrici e dei sistemi di accumulo di energia, Vestel Mobility presenterà le sue ultime tecnologie alla Fiera Key, che si svolgerà fino al 7 marzo a Rimini, in Italia, presso il Rimini Expo Centre. Alla fiera, a cui partecipa per la prima volta, l'azienda punta a rafforzare la propria posizione nel settore della mobilità europea esponendo per la prima volta alla fiera il nuovo catalogo dei suoi prodotti Dc. I veicoli elettrici e i sistemi energetici sostenibili, sottolinea Ender Yüksel, Direttore Generale di Vestel Mobility, "non sono solo tra i pilastri fondamentali di oggi, ma anche del futuro. Come Vestel Mobility, il nostro obiettivo è essere pionieri di questa trasformazione con le nostre tecnologie innovative. La Fiera Key è un punto di incontro strategico per l'ecosistema dell'energia e della mobilità in Europa, e parteciparvi per la prima volta rappresenta per noi un passo strategico".
In particolare, aggiunge, "il mercato italiano offre un grande potenziale grazie ai crescenti investimenti nelle soluzioni di mobilità sostenibile. Con le nostre ultime soluzioni di ricarica Dc e il nostro portafoglio prodotti ampliato che presenteremo in fiera, miriamo a rafforzare la nostra presenza in questo mercato e a introdurre le nostre innovazioni che plasmeranno il futuro del settore".
Vestel Mobility presenterà ai visitatori di Key 2025 - The Energy Transition Expo, uno degli eventi energetici più prestigiosi d'Europa, le più recenti soluzioni di ricarica Dc in corrente continua e i sistemi di accumulo di energia. Soluzioni innovative, in particolare nel campo delle tecnologie di ricarica per veicoli elettrici, saranno al centro dell'attenzione della fiera. L'ampio portafoglio prodotti di Vestel Mobility, composto da stazioni di ricarica Ac e Dc, offre soluzioni altamente efficienti e sostenibili, adatte alle diverse esigenze degli utenti. I prodotti che saranno esposti in fiera comprendono stazioni di ricarica in corrente alternata come Ac Qatro, Ac Vario, Ac Libra e Ac Rhea, nonché soluzioni di ricarica Dc in corrente continua ultraveloce da 400 kW che offrono prestazioni elevate. Queste innovative stazioni di ricarica Dc in corrente continua offrono agli utenti di veicoli elettrici un'esperienza di ricarica rapida, affidabile ed efficiente, fornendo al contempo un'infrastruttura sostenibile nelle aree commerciali e pubbliche.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Offrendo soluzioni innovative nel campo della ricarica per veicoli elettrici e dei sistemi di accumulo di energia, Vestel Mobility presenterà le sue ultime tecnologie alla Fiera Key, che si svolgerà fino al 7 marzo a Rimini, in Italia, presso il Rimini Expo Centre. Alla fiera, a cui partecipa per la prima volta, l'azienda punta a rafforzare la propria posizione nel settore della mobilità europea esponendo per la prima volta alla fiera il nuovo catalogo dei suoi prodotti Dc. I veicoli elettrici e i sistemi energetici sostenibili, sottolinea Ender Yüksel, Direttore Generale di Vestel Mobility, "non sono solo tra i pilastri fondamentali di oggi, ma anche del futuro. Come Vestel Mobility, il nostro obiettivo è essere pionieri di questa trasformazione con le nostre tecnologie innovative. La Fiera Key è un punto di incontro strategico per l'ecosistema dell'energia e della mobilità in Europa, e parteciparvi per la prima volta rappresenta per noi un passo strategico".
In particolare, aggiunge, "il mercato italiano offre un grande potenziale grazie ai crescenti investimenti nelle soluzioni di mobilità sostenibile. Con le nostre ultime soluzioni di ricarica Dc e il nostro portafoglio prodotti ampliato che presenteremo in fiera, miriamo a rafforzare la nostra presenza in questo mercato e a introdurre le nostre innovazioni che plasmeranno il futuro del settore".
Vestel Mobility presenterà ai visitatori di Key 2025 - The Energy Transition Expo, uno degli eventi energetici più prestigiosi d'Europa, le più recenti soluzioni di ricarica Dc in corrente continua e i sistemi di accumulo di energia. Soluzioni innovative, in particolare nel campo delle tecnologie di ricarica per veicoli elettrici, saranno al centro dell'attenzione della fiera. L'ampio portafoglio prodotti di Vestel Mobility, composto da stazioni di ricarica Ac e Dc, offre soluzioni altamente efficienti e sostenibili, adatte alle diverse esigenze degli utenti. I prodotti che saranno esposti in fiera comprendono stazioni di ricarica in corrente alternata come Ac Qatro, Ac Vario, Ac Libra e Ac Rhea, nonché soluzioni di ricarica Dc in corrente continua ultraveloce da 400 kW che offrono prestazioni elevate. Queste innovative stazioni di ricarica Dc in corrente continua offrono agli utenti di veicoli elettrici un'esperienza di ricarica rapida, affidabile ed efficiente, fornendo al contempo un'infrastruttura sostenibile nelle aree commerciali e pubbliche.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - "Pasquale Laurito ha seguito con passione e competenza la politica italiana per decenni, diventando un importante punto di riferimento per il giornalismo parlamentare. Con il suo lavoro e la sua dedizione ha raccontato la vita delle istituzioni con grandissima profondità. Le mie condoglianze e quelle del Senato della Repubblica ai suoi cari e a chi ha condiviso con lui questo lungo percorso". Lo scrive sui social il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Milano, 7 mar. (Adnkronos) - "La campagna 'Mettici la testa' è mirata principalmente ai cestini, che noi chiamiamo cestoni stradali. A Milano ce ne sono circa 13mila per le strade e 10mila nei parchi. La densità di questi cestini è di 1,7 per abitante, la più alta d’Europa, solo Amsterdam si avvicina. Come dimensionamento e posizionamento ci siamo, abbiamo aumentato la frequenza di svuotamento rispetto al contratto precedente fino ad arrivare a una media di 2,2 svuotamenti al giorno". Così Marcello Milani, amministratore delegato di Amsa, durante la presentazione della campagna 'Mettici la Testa', che ha preso il via a Milano con l’inaugurazione di un’installazione interattiva per portare cittadini, city users e turisti 'dentro' al fenomeno dell’utilizzo improprio dei cestini stradali.
In piazza XXV aprile un enorme contenitore alto circa 7 metri diventa uno spazio di riflessione in cui le persone possono letteralmente 'mettere la testa' e osservare il problema dei conferimenti errati: "L'obiettivo della campagna -prosegue Milani- è ricordare ai milanesi che i cestini vanno utilizzati per i rifiuti prodotti in mobilità durante il passeggio e non per quelli prodotti in abitazione o esercizi commerciali".
"L'utilizzo sbagliato -avverte- comporta il veloce riempimento dei cestini e una mancanza di decoro quando traboccano. Speriamo che chi ha sbagliato rifletta sull’errore e ci dia una mano. Il lavoro che facciamo viene bene se i milanesi ci danno una mano come già stanno facendo con la raccolta differenziata. Se continuano a darci una mano noi facciamo un buon lavoro e la città risulta più pulita con l’aiuto di tutti".