“Ho organizzato il presidio per far conoscere la storia di mio figlio, deceduto a causa di una morte violenta, e per sensibilizzare l’opinione pubblica e la magistratura. Il 3 gennaio 2023 saranno 4 anni che aspetto la verità, aspetto l’apertura di indagini più approfondite perché non sono convinta delle circostanze della sua morte. Voglio sapere che cosa accadde quella sera”. Elisabetta Casini, 53 anni, è la mamma di Lorenzo, cameriere in un ristorante ad Affi, che di anni ne aveva 22 quando nel 2019 fu trovato in casa con il guinzaglio del cane attorno al collo, appeso alla scala dell’appartamento dove viveva, a Gazzoli, una frazione di Costermano del Garda. “Il caso venne chiuso in meno di un’ora come suicidio – spiega la donna – senza nessun tipo di indagine investigativa. Non fu neanche chiamato il medico legale. In meno di due settimane è stato archiviato. Non mi darò pace finché non avrò una risposta chiara”.
Il 17 novembre si è svolta davanti al gip l’udienza per l’opposizione a un’ulteriore richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. Elisabetta Casini, infatti, aveva presentato denuncia per omissione di soccorso nei confronti della migliore amica del figlio, del coinquilino del ragazzo e del suo ex fidanzato. Un paio di giorni prima, il legame con quest’ultimo era andato in crisi. Ma basta questo per giustificare un suicidio? “Mio figlio aveva chiesto al coinquilino un farmaco perché voleva dormire. Strano che lo abbia assunto perché sapeva di essere allergico a quel prodotto. – continua la donna – Poi si era sentito male. Aveva chiesto aiuto con alcuni messaggi. L’amica, l’ex fidanzato e il coinquilino sapevano che Lorenzo stava male, ma non hanno fatto nulla per soccorrerlo. Avrebbero potuto chiamare il 118. Avrebbero potuto chiamare anche me. Non lo hanno fatto. Perché?”.
L’ambulanza era stata allertata quando il coinquilino aveva trovato il corpo. Ma era troppo tardi. Il medico intervenuto aveva scritto che si trattava di un suicidio. “Adesso aspetto la decisione del gip. Voglio solo giustizia. E spero che nessun’altra madre possa perdere un figlio per omissione di soccorso”. L’ultima speranza è che le indagini non vengano archiviate. È quello che ha sostenuto l’avvocato Antonio Guglielmelli, che assiste Elisabetta Casini. Alla mamma, nell’attesa, non è rimasto che organizzare un gazebo in piazza Bra a Verona, con le fotografie del suo ragazzo. A fine ottobre, per ricordare Lorenzo Casini è stata inaugurata nel Parco Rimembranza di Garda una panchina bianca: “E’ un simbolo di solidarietà. Vogliamo sensibilizzare tutti, ma soprattutto i più giovani, all’ascolto verso l’altro; contro il bullismo e l’indifferenza”.