Un gruppo eterogeno di malcontenti, con un nocciolo duro nella destra estrema e un elevato livello di pericolosità, perché annovera parecchi ex poliziotti e militari delle KSK addestrati al combattimento e in legittimo possesso di armi. Il salto di qualità lo avevano compiuto a marzo con il piano per rapire il ministro della sanità, ma ora puntavano al colpo di stato: il futuro reggente doveva essere Heinrich Reuβ XIII, consulente finanziario e proprietario di un castello in Turingia. Birgit Malsack-Winkemann, giudice a Berlino, avrebbe rivestito un ruolo chiave perché quale ex parlamentare aveva accesso al Bundestag
Reichsbürger (cittadini del Reich), ma si presentano anche come Germaniten o Staatenlosen (Germani o apolidi). È il movimento, già noto da almeno undici anni, al centro del maxi-raid compiuto questa mattina in Germania per sventare il piano di un attacco al Bundestag per prendere il potere con un colpo di stato. Un gruppo eterogeno di malcontenti, con un nocciolo duro ancorato nella destra estrema. Non riconoscono l’autorità dell’attuale Stato nazionale tedesco e si richiamano ai suoi predecessori nei confini del 1937 o del 1871. Il fenomeno è apparentemente più diffuso a Est dove ancora oggi strati di popolazione, perduto l’assistenzialismo della ex Ddr, si ritengono perdenti dall’unificazione tedesca.
L’eterogeneità del movimento dei Reichsbürger
Per il Verfassungschutz nel 2021 “Reichsbürger“ o “Selbstverwalter“ erano 21mila (mille in più rispetto al 2020) in tutta la Germania, di cui 1.150, cioè circa il 5%, aperti estremisti di destra. Il potenziale di violenza era ascritto ad un nocciolo di 2.100 persone. Oltre a dichiarati revisionisti e neonazisti tout court, tra i Reichsbürger ci sono anche persone indebitate che rifiutano il pagamento di imposte o di alimenti dopo cause di divorzio, rendendo i documenti di identità per sostituirli con altri privi di valore legale, vuoi di un supposto redivivo Deutsches Reich o di uno Stato Libero Prussiano, o ancora dello Stato Federale Bavarese e Prussiano, o altre sigle più o meno fantasiose.
I seguaci del movimento sono però risultati in più casi anche legati alla detenzione di armi. A Georgensgmünd nell’ottobre 2016 Wolfgang Plan (49 anni) fece il primo morto. Dovevano essergli ritirate oltre 30 armi (che peraltro aveva potuto acquistare legalmente) ma sparò già attraverso la porta di casa ancora chiusa uccidendo un agente e ferendone altri tre. Condannato all’ergastolo nel 2017, per tutto il procedimento ha dato ad intendere di non riconoscere la Corte. Nell’aprile 2022 a Boxberg (Baden-Württemberg) si trovò un arsenale. Agenti entrarono in un appezzamento per sequestrare un’arma ma furono feriti con colpi di automatiche da guerra, mentre una casa andò a fuoco.
Il salto di qualità con il piano per rapire il ministro della sanità
Già a marzo i servizi segreti avevano avuto sentore della preparazione di piani sovversivi. In aprile 2022 a un incontro per il ritiro di armi in Renania Palatinato sono scattati i primi arresti che avevano scoperchiato una cellula di Reichsbürger. I “Patrioti riuniti” volevano provocare una situazione di guerra civile, facendo saltare le linee elettriche e rapendo il ministro Karl Lauterbach (Spd) uccidendone la scorta. Quattro arrestati ai quali si è aggiunta a ottobre anche la presunta mente ideologica, l’ex insegnante 75enne Elisabeth R. che sarebbe stata in contatto con la cellula smantellata oggi, ma avrebbero agito in modo autonomo.
Gli oltre 50 indagati di oggi, di cui 25 arrestati, secondo la Procura Generale si preparavano concretamente fin dal novembre 2021 a provocare la caduta dello Stato. Il gruppo, la cui cerchia di sostenitori potrebbe essere ancora molto più vasta, supera i livelli di pericolosità fin qui immaginabili perché annoverava parecchi ex poliziotti e militari delle forze speciali KSK addestrati al combattimento e in legittimo possesso di armi, nonché una giudice. Con una strategia analoga si sarebbero spinti ad invadere il Reichstag, deporre il governo e prendere il potere.
Il principe e l’ex deputata (che è giudice a Berlino)
L’appoggio della ex deputata della AfD Birgit Malsack-Winkemann, attuale giudice a Berlino, potrebbe aver rivestito un ruolo chiave, perché quale ex deputata aveva accesso al Parlamento. Il Senatore alla giustizia della capitale aveva già dubitato della sua fedeltà alla Costituzione e richiesto di porla in prepensionamento, ma l’istanza a ottobre era stata rifiutata. Nel gruppo non solo Reichsbürger, ma anche seguaci di QAnon che credono che il Governo sia un fantoccio ed esista un “deep State”. Si fa il nome in particolare di Alex Q. che gestisce uno dei canali Telegram più importante a darvi voce in Germania. Tra gli inquisiti emerge anche la figura di Vitalia B.,un cittadino russo che avrebbe curato i contatti con la Federazione Russa per conto dell’aspirante futuro reggente, il principe 71enne Heinrich Reuβ XIII. Consulente finanziario indipendente a Francoforte sul Meno, Reuβ era già emerso per le sue tesi vicine ai Reichsbürger secondo cui la Repubblica federale tedesca non è uno Stato sovrano ma è sempre controllata dagli Alleati. È proprietario in Turingia di un castello da caccia a Bad Lobenstein presso cui si sarebbero tenuti più incontri cospirativi.
L’appoggio di ex militari e poliziotti
Un sistema di “compagnie di difesa della Patria” in tutta la Germania avrebbe assicurato il nuovo ordine sotto l’egida di Rüdiger von P., ex comandante del battaglione paracadutisti 251 poi trasformato nel Comando forze speciali KSK, esonerato dall’esercito per aver sottratto armi della Nationale Volksarmee della Ddr. Nel gruppo anche un altro ex soldato Marco v. H. delle KSK a Calw che oggi offre corsi di sopravvivenza nei boschi e sarebbe stato incaricato di reclutare commilitoni nelle caserme per assaltare il Bundestag. Coinvolto anche un ex colonnello bavarese, Maximilan E., che in una manifestazione contro le misure anti-pandemiche disse che bisognava mandare le KSK a “fare adeguata pulizia a Berlino” e fu discusso per come apparve a dare ordini in divisa ad un gruppo di veterani durante le operazioni di soccorso per le esondazioni nella valle dell’Ahr. Tra gli agenti di polizia spicca il nome di Michael F., cacciato dal servizio in Bassa Sassonia per aver fatto il saluto nazista in una manifestazione.
Quattro tesi per negare la legittimità della Brd
Il Reich tedesco esiste ancora
La prima è che la repubblica federale di Germania (Brd) non sarebbe erede del Reich tedesco che esisterebbe ancora, ma impossibilitato di esercitare la sua autorità. Idea propagata negli anni Settanta, tra gli altri, dall’estremista di destra Manfred Roeder. La fonte è un’interpretazione faziosa di una sentenza della Corte costituzionale tedesca del 1973 che indicò che la Brd non è il successore in diritto del Reich tedesco aggiungendo però che è uno Stato identico a quello.
Con l’unificazione la BRD è morta
Un altro argomento è che la Brd sarebbe venuta meno con la riunificazione per effetto della cancellazione dell’articolo 23 della costituzione che indicava l’alveo della sovranità nazionale. L’articolo fu cancellato perché la Germania non intendeva più far valere diritti territoriali su Polonia ed ex Cecoslovacchia, ma la validità della sovranità statale della nazione unificata è indicata sia nel trattato di riunificazione tedesca che nel preambolo della carta costituzionale.
Le Nazioni Unite ammettono l’autodeterminazione
Un’altra argomentazione cui ricorrono i Reichsbürger è che sia mancato un trattato di pace con gli alleati e che quindi la Brd sia sempre una colonia, non volendo ammettere che il contratto sulle regole conclusive relative alla Germania sostituiva il trattato di pace. Essi richiamano ancora i diritti sulla autodeterminazione previsti dalle Nazioni Unite con la risoluzione A/RES/56/83, mancando di rilevare che per costituire un nuovo Stato dovrebbero poter vantare un potere di ordine sul territorio.
La Germania è una azienda, non uno Stato
Infine, c’è chi tra loro sostiene convinto che la Germania è una ditta: la Brd GmbH. La curiosa tesi si basa sull’effettiva esistenza di una Agenzia federale, la Bundesrepublik Deutschland Finanzagentur GmbH, che si occupa delle aperture di credito e debito della nazione.