Armando Arcangeli era stato arrestato dalla Finanza nel 2015. Prescritti gli investitori bresciani che "spolparono" la società mentre tentava l'ammissione al concordato
L’inno era Love is in the air di Paul Young, il testimonial degli spot nientemeno che Kevin Costner. Vent’anni dopo la storia di Valleverde, celebre marchio di calzature, finisce con la condanna del patron Armando Arcangeli a 4 anni e mezzo per bancarotta fraudolenta, distrattiva e preferenziale oltre ad alcuni reati fiscali. La sentenza è stata pronunciata dal tribunale di Rimini che ha chiuso così il processo di primo grado sul fallimento avvenuto nel 2013 della società Spes, in precedenza denominata “Valleverde Calzature”. Condannato a 3 anni e 10 mesi, anche l’allora direttore generale e poi liquidatore della società, ma solo per una delle due ipotesi di reato contestategli e sempre inerente alla bancarotta della Spes.
Per Arcangeli, difeso dagli avvocati Alessandro Petrillo e Monica Rossi, il pubblico ministero Luca Bartuzzi aveva chiesto una condanna a 6 anni, mentre per il manager, difeso dagli avvocati Massimo Cerbari e Gabriele Bordoni, 4 anni. Usciti di scena senza pena un anno fa gli imprenditori della cordata bresciana, a processo per aver “spolpato” la Spes mentre tentava l’ammissione al concordato preventivo. L’imputazione per gli investitori bresciani era stata definita dalla guardia di finanza con l’articolo 232 (comma II) della legge fallimentare che prevede una prescrizione più breve e nel 2021, lo stesso tribunale riminese aveva pronunciato la sentenza di prescrizione. Nel 2015 l’intera vicenda del calzaturificio emerse alle cronache con l’arresto da parte del comando provinciale della Gdf proprio di Arcangeli, patron della famosa azienda fondata a Coriano negli anni Ottanta.