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I renziani celebrano Nordio. Rosato: “Sosterremo la sua riforma”. I consiglieri di Area al Csm la bocciano: “Incide sull’efficacia delle indagini”

Per il presidente di Iv quella del ministro è stata una "relazione lucida, condivisibile e che speriamo porti a fatti concreti". Approvazione anche dal capo dei penalisti romani: "Riforma necessaria". Ma l'ex procuratore nazionale antimafia, ora deputato dei 5 stelle, Cafiero De Raho avverte: "Senza intercettazioni stop processi di mafia". E l'Anac: "Non smobilitare lotta alla corruzione". I togati di sinistra chiedono incontro col ministro al plenum

“Se così sarà noi la sosterremo con convinzione“. Non sorprenderà più nessuno probabilmente, ma queste parole sono di un esponente del sedicente Terzo Polo e riguardano una riforma annunciata dal governo di destra guidato da Giorgia Meloni. In particolare quella sulla giustizia di cui ha parlato per due giorni di seguito, nelle audizioni in commissione in Parlamento, il ministro guardasigilli Carlo Nordio. A spellarsi le mani è Ettore Rosato, presidente di Italia Viva: “Il ministro Nordio ieri ha illustrato in commissione come intende lavorare nei prossimi anni e quali sono le emergenze della giustizia italiana – scrive sui social – Oggi naturalmente sulla stampa l’Anm e un po’ di giustizialisti sparsi lo attaccano perché ‘vuole demolire l’assetto costituzionale della magistratura’”. Per Rosato invece quella del ministro è stata una “relazione lucida, condivisibile e che speriamo porti a fatti concreti“. L’asse sul tema giustizia tra destra-centro e Azione-Italia Viva, del resto, è già operativo: due giorni fa Italia Viva ha votato insieme alla maggioranza sull’emendamento che reinserisce i benefici carcerari aboliti dalla Spazzacorrotti per i reati dei colletti bianchi come corruzione, concussione e peculato.

Paita: “Nordio? Sta facendo davvero bene” – Entusiasta del programma di Nordio anche Raffaella Paita, capogruppo di Azione-Italia viva al Senato: “Finalmente dopo tanti anni si va nella direzione di una concezione garantista della giustizia”, ha detto mercoledì ad Agorà su Rai 3. “Devo dire che il ministro Nordio sta facendo davvero bene e noi lo sosterremo in questa sua iniziativa. È uno dei temi su cui la collaborazione istituzionale da parte nostra non verrà mai meno”, ha assicurato. Dopo poco le fa eco un’altra senatrice renziana, Silvia Fregolent: “Sulla giustizia chiediamo un cambio di passo, perché la magistratura italiane ha oggettivamente delle storture. Di certo, siamo convinti che il ministro Nordio abbia imboccato la strada giusta“, afferma a RaiNews24. Il giorno dopo, inoltre, Paita ha attaccato su Twitter la posizione critica espressa dal Pd con la capogruppo alla Camera Debora Serracchiani: “La collega Serracchiani si dice preoccupata per le posizioni espresse dal ministro Nordio. Io sono preoccupata che i principi di civiltà che Nordio vuole difendere non siano condivisi da lei e dal Pd”, scrive.

Il capo dei penalisti romani: “Riforma necessaria” – Le linee programmatiche di Nordio entusiasmano anche l’avvocatura. Il presidente della Camera penale di Roma, Gaetano Scalise, definisce la possibile riforma “a mio parere non solo corretta ma necessaria: assistiamo ogni giorno ad un eccesso nell’uso delle intercettazioni, e contestualmente verifichiamo negli atti processuali che a fronte di innumerevoli intercettazioni inutili ed intrusive ve ne sono solo alcune di interesse processuale. Il sistema attuale è oramai al collasso e sempre di più cogliamo l’intrusione anche nel rapporto cliente/avvocato, che invece per previsione normativa è vietato”, attacca. Sostenendo che delle captazioni telefoniche si faccia ormai un uso paragonabile a quello dell’agente provocatore, cioè l’infiltrato di polizia che spinge l’indagato a commettere reati, “ma senza i limiti di questo strumento”. “Spero che il ministro veramente riesca a portare a termine il suo progetto sul tema. Mi auguro anche che il sostegno che sta incassando anche da forze politiche non al governo possa dare una accelerazione a una riforma necessaria”, conclude.

La richiesta al Csm: “Convocare il ministro” – Di segno opposto l’opinione delle toghe. Se già nei giorni scorsi l’Associazione nazionale magistrati aveva fatto sapere che sulle intercettazioni “una legge è stata già fatta” per rispettare “la riservatezza”, ora sono alcuni consiglieri togati del Csm a intervenire. Gli esponenti della corrente di Area, Giuseppe Cascini, Elisabetta Chinaglia, Alessandra Dal Moro, Mario Suriano e Giovanni Zaccaro, hanno chiesto al consiglio di presidenza di convocare un plenum per un “confronto istituzionale” col ministro dopo le dichiarazioni con cui “ha manifestato l’intenzione del Governo di procedere ad interventi molto incisivi sull’assetto ordinamentale del pubblico ministero e sulla utilizzazione delle intercettazioni come strumento di indagine”. E va inoltre considerato, continuano i consiglieri della corrente progressista, che “le riforme annunciate avrebbero un rilevante impatto sul funzionamento del sistema giudiziario, e in particolare sulla indipendenza dei magistrati del pubblico ministero e sulla efficacia delle attività di indagine”.

De Raho: “Senza intercettazioni niente processi per mafia” – Contro la relazione del ministro – e in particolare contro l’annunciata stretta sulle intercettazioni – si scaglia invece Federico Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale antimafia e deputato del Movimento 5 stelle. “Siamo il Paese dove le mafie sono uscite dai loro territori di origine e ormai infiltrano l’intero territorio nazionale. Senza intercettazioni, non avremmo più un solo processo per reati di mafia”, avverte in un’intervista alla Stampa. “Vale anche per la corruzione: non è un reato dove si denuncia, lo si scopre soltanto con le intercettazioni. È evidente che questo governo vuole ridurre il ricorso alle intercettazioni. Ha già cominciato tagliando i fondi nella legge di Bilancio. Una scelta grave“, denuncia. E ricorda che “da qualche anno le regole sono cambiate, dopo una riforma di Orlando modificata da Bonafede: nei palazzi di giustizia c’è una sorta di armadio digitale che è sotto la custodia e la responsabilità del procuratore. Spetta a lui scegliere quali intercettazioni utilizzare e quali no. Successivamente c’è una specie di udienza filtro in cui procura e difensori stabiliscono che cosa va a dibattimento, il resto si distrugge”.

Busia (Anac): “Guai a smobilitare la lotta alla corruzione” – Un’allerta arriva pure da Giuseppe Busia, presidente dell’Anticorruzione. “Dal nostro sistema di misurazione dei rischi di corruzione emerge che il fenomeno è ancora alto nel nostro Paese. Guai a smobilitare la lotta” , dice il numero uno dell’Anac alla vigilia della Giornata contro la corruzione. Parole che sembrano riferirsi anche all’emendamento al decreto rave, approvato in Commissione con i voti del centrodestra e di Italia viva, che rimuove i reati contro la pubblica amministrazione da quelli “ostativi”, che cioè non consentono ai condannati di ottenere i benefici penitenziari. Si può ragionare sulle modifiche alla legge Severino sulla sospensione dei sindaci dopo la condanna in primo grado, distinguendo il tipo di reato, ma con “il fioretto, non con la sciabola”, aggiunge Busia. “Non è irrealistico” un accordo per andare oltre il 2026 per il Pnrr: occorre “valutare se tutti gli interventi sono tanto urgenti da essere pagati ai prezzi odierni facendo debito”.

Libera: “Non mortificare strumento importante d’indagine” – Duro anche un comunicato di Libera, la rete di sigle antimafia fondata da don Luigi Ciotti: “L’esperienza giudiziaria di tanti magistrati impegnati in prima fila nella lotta alle mafie e alla corruzione e il nostro impegno di rete di associazioni ci insegna l’importanza e l’efficacia delle intercettazioni nel contrasto alla criminalità organizzata”, si legge in una nota. “Una serie di tutele sulle vicende private delle persone ci sembrano doverose, ma non si vada a mortificare o limitare uno strumento di indagine importante ed efficace come le intercettazioni ambientali e telematiche che hanno permesso di risalire a grandi giochi criminali, a scoprire le infiltrazioni mafiose su tutto il territorio nazionale e ad individuare i reati di corruzione, a volte partendo anche da piccoli reati. Ridurre o limitare l’impiego di questi strumenti”, secondo Libera, “rischia di impedire di sapere da dove trae origine e dove si annida l’illegalità criminale in tutte le sue forme”.