Il 2022 giunge al termine e, nonostante le misure preventive e il distanziamento sociale, il Covid è ancora presente nella nostra vita quotidiana.
Uno dei tanti settori in cui l’emergenza legata al Covid ha determinato dei grandi cambiamenti è il campo della chirurgia plastica estetica. Istintivamente, si potrebbe pensare che il numero degli interventi sia diminuito, ma non è così! Molti pazienti che avevano preso in considerazione l’idea di sottoporsi a un intervento di chirurgia plastica hanno sfruttato infatti le misure di distanziamento adottate durante il periodo pandemico come opportunità per sottoporsi a procedure di chirurgia estetica. Lavorare da casa ha reso più facile il recupero dagli interventi, senza doversi preoccupare di tornare in ufficio con lividi o cicatrici visibili.
Sebbene per molti anni la mastoplastica additiva sia stato l’intervento più eseguito, secondo i dati dell’American Society of Plastic Surgeons, durante la pandemia del 2020 e del 2021 i tre interventi chirurgici più eseguiti sono stati la rinoplastica, la blefaroplastica e il lifting del volto. L’uso crescente dello smartphone e dei social ha spinto le persone verso un esagerato numero quotidiano di selfie, che in un periodo di restrizioni sociali hanno rappresentato forse l’unico strumento con cui testimoniare la propria esistenza. Inoltre, l’incremento dello smartworking e delle riunioni in videoconferenza ha costretto le persone a confrontarsi continuamente con l’immagine del proprio volto.
Anche la richiesta di interventi di chirurgia del padiglione auricolare è aumentata. L’otoplastica, intervento tradizionalmente eseguito su bambini e adolescenti, dopo la pandemia ha registrato un forte aumento anche negli adulti. La causa sembra sia stata l’uso continuo delle mascherine, che in tanti casi ha alterato quell’equilibrio mentale che tanti adulti avevano raggiunto nell’accettare le proprie orecchie prominenti.
In continua crescita è anche la chirurgia del rimodellamento del corpo. Negli ultimi due anni, a causa della riduzione delle attività sociali e sportive, la maggior parte delle persone si è ritrovata con qualche chilo in più. Secondo uno studio pubblicato sul Jama, gli americani hanno preso in media due chili a settimana durante i quattro mesi più intensi di lockdown (aprile-giugno 2020). Il tutto per un totale di 24 chili a persona!
Quando la gente ha iniziato a uscire di casa, si è resa subito conto dei chili di troppo, determinando così un’aumentata richiesta di interventi di liposuzione e liposcultura. Inoltre, poiché la chirurgia plastica continua a essere sempre meno stigmatizzata e più discussa pubblicamente, un numero sempre maggiore anche di uomini ha iniziato a sottoporsi agli interventi di rinoplastica, blefaroplastica e correzione della ginecomastia.
Insomma, grazie al tempo libero guadagnato durante il lockdown e allo smodato accesso ai social media, molti sono entrati spesso in conflitto con l’immagine del proprio volto e del proprio corpo anche favoriti dal facile accesso a informazioni sul web che pubblicizzano cambiamenti di immagine con meravigliosi risultati. Uno studio ha messo in evidenza che il 95% delle persone si documenta sui social prima di effettuare una visita con il chirurgo plastico estetico. Il 64% delle donne consulta il web per decidere se sottoporsi a una mastoplastica additiva, e il 41% per scegliere clinica e chirurgo. Inoltre, il 50% mette a confronto gli specialisti tra loro attraverso Instagram e altri social media, anche sulla base delle sempre più numerose (e non sempre veritiere) foto del ‘prima’ e ‘dopo’.
A complicare la situazione ci sono influencer, beauty advisor e promoter che dispensano consigli, orientando le scelte verso cliniche e chirurghi. Purtroppo, tutto questo ha determinato spesso una mercificazione della chirurgia plastica, con il risultato che sempre più pazienti vengono indotti a sottoporsi ad interventi spesso non davvero necessari. È importante sentirsi bene con se stessi, ma gli interventi chirurgici hanno rischi e complicanze che devono attentamente essere valutati e discussi con i pazienti.
Bisogna diffidare dalla facile chirurgia e delle loro fantastiche offerte. Occorre rivolgersi a medici qualificati che non offrono mai visite gratuite. La prima visita si paga perché la consulenza di un medico specialista è frutto di un lungo processo formativo, anni di continuo studio e aggiornamento, pratica, esperienza, nonché confronto con pazienti e colleghi. Se credete che un professionista vi costi troppo è perché non avete ben idea di quanto vi costerà alla fine il lavoro di un incompetente.