Tornano i No Ponte. Le parole e le mosse del governo Meloni ridanno linfa alla rete che negli anni passati aveva animato la protesta contro la grande opera sullo stretto di Messina, portando anche – nel 2013 – all’elezione a sindaco di Renato Accorinti, uno dei suoi più noti attivisti. Il prossimo 12 dicembre si terrà la prima assemblea pubblica del comitato No Ponte, ricostituito dopo anni di inattività: appuntamento alle 17 nel Salone delle bandiere di Palazzo Zanca, sede del Comune. “Il nulla di fatto con cui Salvini è tornato da Bruxelles (la Commissione europea ha chiesto di vedere il progetto, ndr) dimostra quanto infondata sia la narrazione che vede il ponte sullo Stretto come opera pronta per l’avvio dei cantieri”, spiega Gino Sturniolo, tra le anime del rinato Comitato. Sturniolo era stato uno dei principali organizzatori delle manifestazioni che nel 2006 avevano portato in piazza più di diecimila persone. Nell’aprile del 2013 era stata liquidata (dall’allora premier Mario Monti) la Stretto di Messina spa, la società costituta nel 1981 per progettare e realizzare il Ponte, appena riattivata dall’esecutivo. E il 24 giugno dello stesso anno Accorinti, indossando la maglietta No Ponte, entrava in trionfo nel palazzo comunale, il giorno della vittoria delle elezioni. Da allora la spinta ideologica della rete si era andata spegnendo.
Negli ultimi giorni però la protesta ha ripreso vita con una serie di riunioni a cui hanno partecipato un centinaio di persone, tra cui il segretario provinciale della Fiom Daniele David e l’ex vicesindaco di Accorinti, Guido Signorino. È stata presa la decisione di costituire il Comitato e di convocare l’assemblea pubblica del 12: “Di fatto manca il progetto, mancano i finanziamenti e manca il soggetto che dovrebbe realizzare l’infrastruttura”, attacca Sturniolo. “Quel che è più grave è che un intero territorio rimane inchiodato a un’opera devastante, la cui realizzabilità è tutta da dimostrare, per la quale sono già stati spesi 500 milioni di euro e per i quali ci si accinge a spenderne altri a vantaggio di qualche studio di progettazione. Intanto i nostri territori franano e le nostre infrastrutture rimangono in una condizione di arretratezza insopportabile”.
Agli annunci di Salvini – “l’opera è una priorità per il governo Meloni” – si è aggiunto il ministro per il Sud Nello Musumeci: “Vi immaginate l’Italia e l’Europa proiettate su un Mediterraneo che cambia, attraversato da migliaia di navi senza uno strumento che consenta di percorrere in tre o quattro minuti tre chilometri e duecento metri? Il Mezzogiorno d’Italia è anche il Mezzogiorno d’Europa. Oggi un tir per attraversare lo stretto di Messina può impiegare anche quattro ore”, ha detto. Annunciando che “ci vorranno dieci o quindici anni, ma da qualche parte bisogna pur cominciare”. E rivendicando il proprio operato da ex governatore siciliano: “Come presidente della Sicilia non era di nostra competenza, ho fatto tutto quello che potevo fare”. “Musumeci scorda che da presidente della Sicilia era competente per le autostrade siciliane gestite dal consorzio che sono in uno stato imbarazzante: una volta che attraversano lo Stretto, i tir viaggiano su autostrade a una sola corsia a causa delle tantissime deviazione che insistono su molta parte del tragitto”, attacca Sturniolo.