“Bisogna fare attenzione a non produrre oggi i danni di domani. Mi riferisco anche alla corrosione del Mose. Che questi ritardi nella manutenzione non creino problemi in futuro. Non subito, il Mose funziona, ma tra qualche anno?”. Si toglie un bel sassolino dalla scarpa Cinzia Zincone, l’ex provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto, nel giorno in cui ha vinto il ricorso davanti al Tribunale del Lavoro, per essere stata rimossa dall’incarico nel 2021. Il giudice ha riconosciuto che la sospensione per tre mesi era illegittima e ha ordinato il pagamento delle mensilità corrispondenti, fino al momento in cui il provveditore è andata in pensione, senza più rientrare in servizio. Cinzia Zincone getta un masso nelle acque lagunari, dopo che il sistema di dighe mobili che devono difendere Venezia dalle acque alte ha dimostrato il 22 novembre di funzionare e reggere una marea di 173 centimetri.

Eppure non si possono dormire sonni tranquilli: “La corrosione è una cosa seria – spiega l’ex provveditore – perché le paratoie sono sott’acqua da anni, e su questa durata hanno inciso i ritardi della realizzazione. Per questo dico: stiamo attenti che gli errori di oggi non ricadano sul domani”. Il Mose non è ancora ultimato (dovrebbe esserlo solo tra un anno) e non è ancora collaudato. Permane l’interrogativo su quanto impegnativi saranno gli interventi di manutenzione delle 78 paratoie, visto che i lavori – in ritardo abissale – sono appena cominciati. Le bocche di porto sono quattro: Treporti, San Nicolò, Malamocco e Chioggia. A settembre sono iniziati i lavori alle 21 paratoie di Lido Treporti, che furono calate in mare nel 2013, praticamente 10 anni fa.

MANUTENZIONE IN RITARDO DI 5 ANNI – I progetti del Mose prevedono la manutenzione ordinaria ogni 5 anni e straordinaria ogni 10 anni. Finora a Treporti non è stata fatta né l’una, né l’altra, nonostante la posa sia iniziata nel giugno 2013 e si sia conclusa nell’agosto 2014. Quindi il ritardo è di 5 anni. L’assegnazione dei lavori per una ventina di milioni di euro (senza Iva) è stata tormentata. Era avvenuta quando la Zincone era ancora provveditore, ma è stata poi annullata. Solo a inizio 2022 è andata allo stesso raggruppamento temporaneo di imprese guidato da Fincantieri e comprendente Berengo spa, Sirai srl, Fagioli spa e Nautilius srl. L’apertura dei cantieri è avvenuta a settembre. È la prima fase di ricognizione sulla tenuta delle paratoie (che dovrebbero reggere per un secolo), importante perché consente una previsione anche sullo stato di quelle calate in acqua successivamente. A Malamocco (19 paratoie) la posa è avvenuta nel 2017, a Chioggia (18 paratoie) nel 2017-2018, a San Nicolò (20 paratoie) tra il 2018 e il 2019. Le più nuove, quindi, sono sott’acqua già da 4 anni.

INTERVENTO ANCORA PROVVISORIO – La prima manutenzione a Treporti è quindi provvisoria e servirà per progettare il recupero e la pulizia delle paratoie che si trovano alle altre tre bocche di porto. In ballo c’è una ricca torta, visto che fino al 2034 sono già stati finanziati 63 milioni di euro all’anno per la manutenzione, che non riguarda solo le paratoie, ma anche le cerniere e gli apparati che consentono di alzare il Mose. Che l’affare faccia gola a Fincantieri lo dimostra il fatto che il 23 settembre scorso la società ha presentato una proposta di Partenariato Pubblico Privato che riguarda gli interventi ordinari e straordinari, la conservazione, l’ammodernamento e l’efficientamento del Mose per le altre tre barriere. Tre giorni dopo il Ministero ha istituito una Commissione per la valutazione della validità della proposta. Se la valutazione sarà positiva, la proposta verrà messa a gara. Si tratta di una commissione in cui (assieme a due tecnici) troviamo gli stessi attori coinvolti nella realizzazione del Mose: la commissaria Elisabetta Spitz, la dirigente del Ministero delle infrastrutture Ilaria Bramezza e il provveditore Tommaso Colabufo.

IL BASTIANCONTRARIO – Da anni, l’architetto Fernando de Simone, esperto in ingegneria sottomarina, critica gli stati di avanzamento dell’opera. Quello che dice sulla manutenzione del Mose coincide con le preoccupazioni dell’ex provveditore Zincone: “Nel progetto è scritto chiaramente che le paratoie devono essere smontate e revisionate in un cantiere al massimo ogni 5 anni. Circa il 50 per cento di esse ha superato da anni questo limite. Le leggi della chimica e della fisica ci dicono che il rischio di rotture sta diventando altissimo. Se prima non verranno effettuate tutte le revisioni, sarà impossibile parlare di collaudo. Iniziando i lavori adesso, il sistema Mose potrà essere ultimato forse nel 2029”. Il riferimento temporale è alla lunghissima fase di manutenzione appena iniziata. Infatti, sono previsti 1.263 giorni, ovvero quattro anni, perché Fincantieri completi l’intervento a Treporti. Avverrà in due fasi, con un effetto domino nello smontaggio e installazione di ogni paratoia. Siccome ce ne sono due di riserva (una all’Arsenale, la seconda nell’Area Pagnan a Marghera), queste verranno utilizzate per le sostituzioni. Si comincia con il rifacimento della prima paratoia di riserva TP-12, comprensiva di verniciatura, realizzazione di due camere stagne, installazione della strumentazione per il sollevamento. Poi verrà tolta la paratoia TP-01 e al suo posto verrà piazzata quella di riserva. Si comincerà la manutenzione sulla TP-01, che poi sostituirà la paratoia TP-21 (che sarà a sua volta sottoposta a manutenzione). A quel punto saranno trascorsi 5 mesi e mezzo dall’inizio dell’intervento, ma ne serviranno altri tre per le analisi e la pianificazione delle attività successive. La seconda fase, che interessa le altre 19 paratoie, dovrebbe richiedere circa 5 anni, ma nel progetto esecutivo si ipotizza una durata inferiore, considerando che per ogni paratoia l’intervento ordinario dura 2 mesi e quello straordinario 4 mesi. In ogni caso, ogni anno devono essere revisionate 4 paratoie. Si tratta di calcoli ipotetici, anche perché la relazione tecnica sull’intervento a Treporti, ora in carico a Fincantieri, risale ormai al 2018. Essa affermava che era ormai tempo di cominciare la manutenzione ordinaria. Ma da allora la permanenza in acqua delle paratoie, senza interventi, si è allungata di almeno altri quattro anni.

UN’OPERA INCOMPLETA – Il Mose sarà ultimato nel 2023, assicura la struttura del commissario Spitz. Eppure le parti mancanti sono ancora numerose e riguardano non tanto le strutture (cassoni in cemento e paratoie), ma la strumentazione. Ad esempio, l’innalzamento in caso di acqua alta avviene ancora oggi con un sistema incompleto, manuale e non automatico. Anche per questo i costi per ogni alzata sono di centinaia di migliaia di euro. La partita delle manutenzioni, inoltre, riguarda anche i meccanismi delle cerniere (composte di un sistema maschio-femmina) e i materiali. Nota dolente, proprio a Treporti, sono i tensionatori, le strutture che tengono le paratoie attaccate alle cerniere sott’acqua. Nel 2018 fu accertato che la vita residua di questi ultimi si è ridotta drammaticamente da un secolo a 20 anni e vennero raccomandati interventi. Da allora non è stato fatto nulla per verificare una criticità cruciale per un’opera che al momento funziona, ma costerà tantissimo.

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