Sabato 10 dicembre il voto dei ministri dell'agricoltura Ue. Dopo l'ok alla proroga dell'uso del glifosato, il governo Meloni aderisce al gruppo dei Paesi dell'Est Europa che si oppongono al dimezzamento di prodotti fitosanitari, anche pericolosi, in agricoltura
L’ambiziosa proposta della Commissione europea per il regolamento Sur (Uso Sostenibile dei prodotti per la protezione delle piante) che intende obbligare i Paesi membri a dimezzare l’utilizzo dei pesticidi in Europa entro il 2030 potrebbe essere affossata e l’Italia si prepara a essere una dei protagonisti di questa “uccisione”. L’allarme è stato dato il 5 dicembre in una conferenza stampa organizzata da Ifoam Organics Europe in collaborazione con associazioni ambientaliste di diversi Paesi europei in vista della riunione tecnica dei ministeri dell’Agricoltura degli Stati membri che sabato voteranno se chiedere o no alla Commissione una ulteriore “valutazione di impatto” del regolamento, in aggiunta a quella che è già stata fatta, come condizione per poterlo discutere. Il problema è che questo ulteriore studio impedirebbe quasi certamente l’approvazione del regolamento durante il mandato di Ursula von der Leyen che si chiuderà a inizio 2024 – che si è distinto per una particolare sensibilità ambientalista – e una nuova Commissione potrebbe non ripresentare una proposta tanto ambiziosa, che è stata sostenuta da centinaia di scienziati.
Il voto che può cambiare le sorti del regolamento sui pesticidi – I verbali di una riunione dei ministri dell’Agricoltura di novembre, ottenuti da Global 2000, mostrano che 17 ministri su 26 vogliono la valutazione d’impatto aggiuntiva (Austria, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Slovenia) mentre vi si oppongono gli altri, tra cui Germania, Francia, Spagna, Croazia, Cipro, Belgio e Svezia. Per l’approvazione della richiesta di ulteriore valutazione d’impatto è necessaria una maggioranza qualificata di 2/3 (18 voti) quindi un singolo Paese può fare differenza. “Una maggioranza sembra essersi schierata dalla parte sbagliata dell’argomento, ma potrebbero esserci dei cambiamenti, quindi l’esito del voto non è ancora certo”, ha affermato Helmut Burtscher-Schaden esperto di sostanze chimiche di GLlobal 2000 e co-promotore dell’iniziativa dei cittadini europei “Save Bees and Farmers”. “Più di 300mila agricoltori biologici in tutta Europa dimostrano ogni giorno che modelli agricoli come il biologico e altre pratiche agroecologiche, che non utilizzano fertilizzanti sintetici e pesticidi, possono contribuire alla conservazione della biodiversità e allo stesso tempo fornire cibo sano nella migliore qualità e quantità sufficiente” ha detto il presidente di Ifoam Organics Europe, Jan Plagge, durante la conferenza stampa.
L’Italia con l’Est Europa (e contro Germania, Francia e Spagna) per bloccare la riduzione dei pesticidi – “Con il precedente governo, l’Italia, rappresentata dal ministro Stefano Patuanelli, aveva chiesto emendamenti alla proposta della Commissione – come fatto anche da Germania, Francia e Spagna – ma come questi Stati non aveva avanzato la domanda di una ulteriore valutazione di impatto del regolamento”, spiega Federica Luoni, di Lipu e Coalizione CambiamoAgricoltura. “Ma alla riunione dei ministri dell’Agricoltura del 16 novembre, l’Italia si è sorprendentemente unita a un gruppo di Paesi – inizialmente 11 – che chiedevano un’ulteriore valutazione d’impatto su una serie di questioni con lo scopo di ritardare la discussione della proposta della Commissione.”. “Le contestazioni sono l’attribuzione delle percentuali di riduzione dei pesticidi a ciascun Paese – l’Italia dovrebbe ridurre del 62% l’utilizzo di pesticidi – e la tipologia di area di aree sensibili da cui il regolamento prevede di bandire del tutto l’uso dei pesticidi”. Alla base di questa richiesta “c’è una forte retorica rispetto al fatto che il conflitto in Ucraina rappresenti una minaccia alla sicurezza alimentare, cosa che in realtà non è mai stata messa a rischio – spiega Luoni – inoltre si teme che aumenteranno le importazioni di prodotti agricoli, ma questo è un rischio che può essere prevenuto con opportuni provvedimenti”. Il voto del 10 dicembre non è vincolante per la Commissione, tuttavia è forte il “rischio che si interrompa il dialogo e che il Consiglio faccia ostruzionismo nei confronti di qualunque proposta della Commissione su questo tema”.
L’Italia, tra i primi Paesi europei nell’uso di pesticidi, dovrebbe ridurne l’uso del 62% – L’ostilità alla riduzione dei pesticidi viene principalmente da Paesi governati da partiti aderenti al Partito Popolare Europeo che appoggiano le posizioni dei Copa Cogeca, associazione europea che rappresenta gli interessi di imprese agricole a cui aderiscono anche le italiane Coldiretti, Confagricoltura e Sia. “All’Italia viene chiesta una riduzione dei pesticidi del 62%, mentre la media in tutti i Paesi dell’Ue è del 50%” specifica Luoni. Secondo l’ultimo rapporto del Pan (Pesticide Action Network), il nostro Paese è al quarto posto tra i membri dell’Unione europea per produzione di frutta e verdura contaminati nella categoria “pesticidi più pericolosi” (dati 2011-2019): il 21% di tutti i frutti testati in Italia sono risultati contaminati da prodotti chimici che provocano danni alla salute, mentre la media europea è del 18%: si tratta di sostanze qualificate dall’Unione europea come altamente tossiche, ciascuna delle quali secondo gli esperti può causare uno o più gravi impatti, come cancro, deformità alla nascita o malattie cardiache. “Gli attuali sforzi politici per abbandonare gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal europeo, compresa la riduzione dell’uso di pesticidi e il ripristino della biodiversità, non ci proteggono dall’attuale crisi alimentare – ha dichiarato Josef Settele, co-presidente del Consiglio mondiale per la biodiversità – ma portano a un peggioramento e rendono la crisi permanente”.