Il settimo capitolo della richiesta, con cui la procura di Torino proponeva una serie di misure cautelari (respinte dal gip) per i dirigenti e lo stesso ex presidente della Juventus, è dedicato ai rapporti, in alcuni casi considerati opachi, della società bianconera e gli agenti dei giocatori. Per i pm si tratta di "mandati fittizi, contabilità in nero"
“Mandati fittizi, contabilità in nero”. Il settimo capitolo della richiesta, con cui la procura di Torino proponeva una serie di misure cautelari (respinte dal gip) per i dirigenti e lo stesso ex presidente della Juventus, Andrea Agnelli, è dedicato ai rapporti, in alcuni casi considerati opachi, della società bianconera e gli agenti dei giocatori. Gli investigatori della Guardia di Finanza, in una delle ultime informative depositate agli atti (27 maggio 2022), rilevavano l’esistenza di debiti che la società aveva nei confronti di alcuni agenti per le mediazioni professionali che spesso erano “foriere di plusvalenze contestate”. Secondo gli inquirenti era una “prassi di ricorrere a contratti di mandato fittizi, predisposti ex post in relazione ad altre operazioni di rinnovo/ sottoscrizione di contratti, in assenza di una reale attività di intermediazione dell’agente, al fine di compensare e sanare” il pregresso.
Tra gli agenti che erano in credito con la società c’era anche Davide Lippi, figli del due volte allenatore dei bianconeri Marcello. “Tu lo sai che cosa c’ho pendente ancora in ballo? C’ho ancora 450mila euro per aria di due anni fa! Devo sistemare quelli e Giorgio (Chiellini, ndr) lo sa!” diceva l’agente all’ex direttore sportivo Fabio Paratici, il 27 luglio 2021, spiegando di vantare un credito con la Juve per la cessione del terzino Leonardo Spinazzola e l’acquisto contestuale di Luca Pellegrini. L’ex ds aveva spiegato che era stato impossibile inserirlo per la presenza di un altro intermediario e lo stesso Andrea Agnelli era stato categorico: “Che ha fatto? Niente, una telefonata a Spinazzola“. Tre giorni dopo i soldi vengono chiesti anche al dirigente subentrato a Paratici, Federico Cherubini: “… La cifra che devo prendere vecchia non è poca, più la procura … . omissis … devo piglià 4 e 50 di vecchio più qualcosa della procura … omissis … sono due anni che sto aspettando di mettere a posto i soldi vecchi eeeh che ti devo dire cioè l’operazione di due anni di Spinazzola”. Il 1 agosto Agnelli era stato informato della richiesta. Per Lippi era il momento e l’occasione “per sistemare le mie cose, questi erano gli accordi che avevo con Fabio”. Il giorno dopo Cherubini spiegava all’agente “l’inopportunità” di procedere così come richiesto: “Ma lo mettono sul giornale e lo sputtanano cioè noi siamo tutto quotato siamo trasparenti su tutto. Fammi ragionà a me, trovo io una soluzione”, precisando che il “presidente Agnelli” aveva “evidenziato” che in ballo c’era l’aumento di capitale per cui non c’era “la possibilità di pagare la somma in questione”. Ufficialmente invece, secondo gli accertamenti, il passaggio di Spinazzola alla Roma non era stato curato dalla Reset srl di Lippi, ma dalla GG11 srl di Gabriele Giuffrida.
Lippi non vuole aspettare e fissa anche una deadline: il 31 agosto. Cherubini, dopo aver informato Agnelli, dice in una conversazione intercettata: “Io gliel’ho spiegato a Davide, ne ho parlato anche col pres, ma cazzo ci volete fa impallinare?”. Agnelli è inamovibile: “Non ha mai fatto un cazzo Davide . . . Le ultime due volte Giorgio (Chiellini, ndr) l’ho fatto io” riferendosi al rinnovo. E Cherubini spiega di aver avvisato che “su questo il pres non vuol pagare nulla, né del vecchio né del nuovo!”. Il ds aggiunge che ne parlerà anche con Chiellini per spiegargli che “il presidente non vuole pagare una Procura su una cosa, voglio dire, che ha fatto tra te e lui e soprattutto cose vecchie di altra natura non possono andare su questa! Ma, su questo rinnovo, niente! Perché lui prendeva comunque soldi sulla Procura di Giorgio!“. Nei giorni successivi qualcosa arriva: uno socio della Reset chiama per ringraziare per il fatto che Lippi sia stato “fittiziamente” inserito quale agente nella trattativa relativa al giocatore Hamza Rafia. Gli concludono inquirenti che sono almeno otto gli agenti a cui corrispondono tra il 2018 e il 2021 fatture registrate dalle Juve e “viziate da inesistenza oggettiva” per quasi 2 milioni e 239mila euro.
Una pratica quella dei mandati fittizi, secondo i pm, confermata da Cherubini agli inquirenti: “So di questa pratica”. Gli investigatori hanno individuato anche un “prospetto situazione agenti”: la colonna “sistemato su”, con la cifra, era l’indicazione che alla pendenza era stata attribuita una copertura ufficiale senza un reale operato dell’agente. “Con ciò evidenziando la natura fuori bilancio del debito”: in pratica, per i pm, la “contabilità in nero”. Operazioni con altri agenti, tra cui anche il defunto Mino Raiola, “non confluiscono nelle contestazioni per reati fiscali ma esprimono il modus operandi di caricare o sistemare l’agente su operazioni scariche nonché di ulteriori profili di opacità“.