Le tre navi delle ong hanno ricevuto il "place of safety" dall’Italia per attraccare e far scendere le persone salvate, tra cui molti minori non accompagnati
Trentatré migranti hanno toccato finalmente la terraferma di Lampedusa e abbandonato il mare nel quale hanno rischiato la vita, 248 che si trovano sulla Geo Barents lo faranno entro il 10 dicembre a Salerno e i 261 a bordo della Humaity 1 sbarcheranno a Bari. Le tre navi delle ong hanno ricevuto il “place of safety” dall’Italia per attraccare e far scendere le persone salvate, tra cui molti minori non accompagnati.
La Louise Michel, che è di piccole dimensioni, era in una situazione di emergenza per le avverse condizioni del mare e a quanto si apprende le capitanerie l’hanno quindi fatta sbarcare nel porto di Lampedusa, come avvenne il mese scorso con la Rise Above, che fu fatta sbarcare a Reggio Calabria. Il gruppo era partito alle 10 del 6 dicembre da Sabratha, in Libia. Lieto fine rimandato di 24 ore, a causa del maltempo, anche per la Geo Barents: “Un luogo sicuro per lo sbarco è finalmente una buona notizia per tutte le persone sopravvissute dopo le esperienze traumatiche che hanno affrontato”, commenta Msf.
Sos Humanity ha raccontato che “mentre la mattina del 6 dicembre l’equipaggio effettuava un salvataggio di 103 persone in difficoltà, ha assistito da vicino a un rimpatrio forzato di persone in fuga da parte della cosiddetta Guardia Costiera libica. Con due imbarcazioni hanno fermato violentemente un gommone non navigabile con a bordo circa 50 persone. Sei persone sono rimaste in acqua a seguito della rischiosa manovra, le altre sono state portate con la forza a bordo della motovedetta e rimorchiate in Libia. L’incidente è stato documentato dagli equipaggi di Humanity 1 e dalla scialuppa di salvataggio Louise Michel. Le sei persone rimaste in acqua sono riuscite a salvarsi su una zattera di salvataggio galleggiante sulla Louise Michel e sono state poi portate a bordo di Humanity 1″.
Intanto due distinti sbarchi, per un totale di circa 150 migranti, si sono verificati in poche ore a Roccella Ionica, nella Locride. Il primo è avvenuto ieri sera quando un’unità navale della guardia di finanza, al largo delle coste calabresi ha intercettato e salvato 105 migranti di nazionalità afgana e siriana che erano a bordo di un’imbarcazione. Tra loro c’erano diversi nuclei familiari, donne, bambini. Le fiamme gialle hanno salvato anche due neonati di 2 e 5 mesi.
Nella mattinata del 9 dicembre, invece, c’è stato il secondo sbarco intorno alle 11. Circa 40 migranti sono stati intercettati da una motovedetta della guardia costiera. Anche loro sono stati accompagnati al porto di Roccella Ionica dove hanno ricevuto le prime cure dai volontari della Croce Rossa, della Protezione civile e dal team di Medici senza frontiere. Nella notte tra mercoledì e giovedì, infine, la guardia costiera di Reggio Calabria ha recuperato in mare il cadavere di un uomo trattenuto a galla da un giubbotto di salvataggio. Non è stato confermato, ma non si esclude che il ritrovamento dell’uomo possa essere collegato ai due sbarchi di Roccella Jonica o a quello avvenuto a Reggio Calabria martedì sera quando sono arrivati 86 migranti intercettati dalla guardia di finanza a largo di Capo Spartivento.
Infine, dopo essere stata una nave di salvataggio, la nave della ong tedesca Iuventa “ferma nel porto di Trapani per cinque anni e abbandonata dalla capitaneria di porto, è stata depredata, in gran parte demolita e rischia di affondare. Il Tribunale ha ordinato alla capitaneria ampi lavori di manutenzione per riportarla alle condizioni in cui si trovava prima del sequestro nell’agosto 2017. Ma attuare la decisione del tribunale rimane dubbia, date le cattive condizioni della nave”. “Trovo un pò cinico che questa decisione sia stata presa dopo che quella che era una nave di salvataggio è ora solo un cumulo di macerie. Tuttavia è un messaggio importante alla luce del trattamento arbitrario e delle misure contro le operazioni civili di ricerca e salvataggio”, commenta Kathrin Schmidt di Iuventa.