La ricerca di un vaccino stavolta davvero efficace contro l’Hiv, non si ferma e anzi, i risultati, considerati da molti esperti estremamente incoraggianti della nuova sofistica tecnica messa a punto per sconfiggere il virus che causa l’Aids, hanno dato nuovo impulso alla ricerca. “Con questi dati promettenti in mano che abbracciano sia la sicurezza che le risposte immunitarie si continueranno a progettare immunogeni potenzianti che potrebbero eventualmente indurre gli anticorpi neutralizzanti (bnAbs) desiderati e fornire protezione contro il virus. Questi risultati arrivano anche poco dopo due ulteriori studi pubblicati su Immunity nel settembre 2022, che hanno contribuito a convalidare l’approccio mirato alla linea germinale per la vaccinazione contro l’Hiv”. Lo ha spiegato a 30Science.com, Angela Lombardo ricercatrice dell”International Aids Vaccine Initiative (IAVI), l’organizzazione no profit sostenuta dalla Rockefeller Foundation, che ha partecipato alla sperimentazione clinica del primo vaccino a base di mRNA contro l’Aids i cui risultati sono stati recentemente pubblicati su Science.
È proprio questo tipo di approccio, quello di puntare alla linea germinale, combinato alla tecnologia a mRna, la stessa usata anche per il vaccino contro Sars-Cov 2, a rendere fiduciosi i ricercatori. Lo ha spiegato Alberto Cagigi, ricercatore italiano che ha partecipato alla sperimentazione al Vaccine Research Center (Vrc), presso il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) del National Institutes of Health (Nih), negli Usa “Il vaccino sperimentale testato nell’ambito dello studio IAVI G001, ha dimostrato il successo nello stimolare il sistema immunitario ad avviare il processo di generazione di un certo tipo di anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro contro l’Hiv (bnAbs). Nello specifico, il vaccino è una parte della proteina Env di Hiv ingegnerizzata in modo da stimolare ed aumentare una rarissima popolazione di cellule B naïve in grado di produrre precursori di VRC01, un certo tipo di bnAb che interagisce direttamente con il sito di legame per il recettore CD4, che l’Hiv utilizza per legarsi alle cellule che infetta. Questo approccio è chiamato “targeting della linea germinale” e rappresenta il primo passo verso la produzione di anticorpi come VRC01. Essendo le cellule B precursori di VRC01 molto rare, la strategia è quella dapprima di aumentarne il numero con un vaccino fatto “ad hoc” e poi di stimolarle di nuovo con diverse versioni di Env via via sempre più simili alla proteina originale del virus. Questo concetto si chiama “vaccinazione sequenziale”.
In altri termini il vaccino a cui si sta lavorando è una sorta di terapia vaccinale che prevede diverse somministrazioni con booster che attivano funzioni diverse. In pratica il sistema immunitario è addestrato, passo dopo passo a sviluppare una resistenza specifica contro il virus. “Riteniamo – ha detto Angela Lombardo – che questa strategia di progettazione del vaccino sarà essenziale per realizzare un vaccino contro l’Hiv e potrebbe aiutare il campo a creare vaccini per altri patogeni difficili. Tuttavia, anche con questa prova di concetto, c’è ancora molta strada da fare per sviluppare un efficace vaccino contro l’Hiv”. “L’obiettivo generale dello studio IAVI G001 – ha aggiunto – era determinare se l’antigene del vaccino avesse un profilo di sicurezza accettabile e potesse indurre risposte da cellule B precursori anticorpali ampiamente neutralizzanti. Entrambi questi obiettivi sono stati raggiunti”. La ricerca ora sta portando avanti altri progetti e altri trial clinici sono stati avviati in Africa e negli Stati Uniti.
“IAVI, Scripps Research Institute e Niaid – ha spiegato Lombardo – stanno collaborando con la società di biotecnologie Moderna per sviluppare e testare la consegna dell’mRNA degli antigeni del vaccino contro l’HIV. Sono in corso due studi clinici di Fase I basati su IAVI G001, un altro su (IAVI G002 ) in quattro siti negli Stati Uniti e un altro ancora (IAVI G003) presso il Center for Family Health Research di Kigali, Ruanda, e The Aurum Institute di Tembisa, Sud Africa. Entrambi stanno testando la consegna dell’mRNA dell’eOD-GT8 60mer che è stato valutato come proteina ricombinante in IAVI G001, e lo studio statunitense include un antigene boost progettato dal laboratorio Schief e fornito con la tecnologia Moderna mRNA. Una terza prova ( HVTN302), in dieci siti negli Stati Uniti, sta testando la somministrazione di mRNA di tre diversi composti chimici della superficie del virus Hiv stabilizzati e progettati nel laboratorio Schief che sono candidati per diventare un eventuale booster in fase avanzata in vaccini multifase che mirano a indurre bnAbs. L’uso della tecnologia dell’mRNA potrebbe accelerare significativamente il ritmo dello sviluppo del vaccino contro l’Hiv in quanto consente una produzione più rapida del materiale della sperimentazione clinica. Alla fine, l’obiettivo è un regime vaccinale in più fasi con l’obiettivo di suscitare diversi tipi di bnAbs”.
Emanuele Perugini
Scienza
Hiv, la nuova sofisticata tecnica messa a punto contro il virus per un possibile un vaccino
Angela Lombardo ricercatrice dell”International Aids Vaccine Initiative (IAVI): "Questi risultati arrivano anche poco dopo due ulteriori studi pubblicati su Immunity nel settembre 2022, che hanno contribuito a convalidare l’approccio mirato alla linea germinale per la vaccinazione contro l’Hiv"
La ricerca di un vaccino stavolta davvero efficace contro l’Hiv, non si ferma e anzi, i risultati, considerati da molti esperti estremamente incoraggianti della nuova sofistica tecnica messa a punto per sconfiggere il virus che causa l’Aids, hanno dato nuovo impulso alla ricerca. “Con questi dati promettenti in mano che abbracciano sia la sicurezza che le risposte immunitarie si continueranno a progettare immunogeni potenzianti che potrebbero eventualmente indurre gli anticorpi neutralizzanti (bnAbs) desiderati e fornire protezione contro il virus. Questi risultati arrivano anche poco dopo due ulteriori studi pubblicati su Immunity nel settembre 2022, che hanno contribuito a convalidare l’approccio mirato alla linea germinale per la vaccinazione contro l’Hiv”. Lo ha spiegato a 30Science.com, Angela Lombardo ricercatrice dell”International Aids Vaccine Initiative (IAVI), l’organizzazione no profit sostenuta dalla Rockefeller Foundation, che ha partecipato alla sperimentazione clinica del primo vaccino a base di mRNA contro l’Aids i cui risultati sono stati recentemente pubblicati su Science.
È proprio questo tipo di approccio, quello di puntare alla linea germinale, combinato alla tecnologia a mRna, la stessa usata anche per il vaccino contro Sars-Cov 2, a rendere fiduciosi i ricercatori. Lo ha spiegato Alberto Cagigi, ricercatore italiano che ha partecipato alla sperimentazione al Vaccine Research Center (Vrc), presso il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) del National Institutes of Health (Nih), negli Usa “Il vaccino sperimentale testato nell’ambito dello studio IAVI G001, ha dimostrato il successo nello stimolare il sistema immunitario ad avviare il processo di generazione di un certo tipo di anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro contro l’Hiv (bnAbs). Nello specifico, il vaccino è una parte della proteina Env di Hiv ingegnerizzata in modo da stimolare ed aumentare una rarissima popolazione di cellule B naïve in grado di produrre precursori di VRC01, un certo tipo di bnAb che interagisce direttamente con il sito di legame per il recettore CD4, che l’Hiv utilizza per legarsi alle cellule che infetta. Questo approccio è chiamato “targeting della linea germinale” e rappresenta il primo passo verso la produzione di anticorpi come VRC01. Essendo le cellule B precursori di VRC01 molto rare, la strategia è quella dapprima di aumentarne il numero con un vaccino fatto “ad hoc” e poi di stimolarle di nuovo con diverse versioni di Env via via sempre più simili alla proteina originale del virus. Questo concetto si chiama “vaccinazione sequenziale”.
In altri termini il vaccino a cui si sta lavorando è una sorta di terapia vaccinale che prevede diverse somministrazioni con booster che attivano funzioni diverse. In pratica il sistema immunitario è addestrato, passo dopo passo a sviluppare una resistenza specifica contro il virus. “Riteniamo – ha detto Angela Lombardo – che questa strategia di progettazione del vaccino sarà essenziale per realizzare un vaccino contro l’Hiv e potrebbe aiutare il campo a creare vaccini per altri patogeni difficili. Tuttavia, anche con questa prova di concetto, c’è ancora molta strada da fare per sviluppare un efficace vaccino contro l’Hiv”. “L’obiettivo generale dello studio IAVI G001 – ha aggiunto – era determinare se l’antigene del vaccino avesse un profilo di sicurezza accettabile e potesse indurre risposte da cellule B precursori anticorpali ampiamente neutralizzanti. Entrambi questi obiettivi sono stati raggiunti”. La ricerca ora sta portando avanti altri progetti e altri trial clinici sono stati avviati in Africa e negli Stati Uniti.
“IAVI, Scripps Research Institute e Niaid – ha spiegato Lombardo – stanno collaborando con la società di biotecnologie Moderna per sviluppare e testare la consegna dell’mRNA degli antigeni del vaccino contro l’HIV. Sono in corso due studi clinici di Fase I basati su IAVI G001, un altro su (IAVI G002 ) in quattro siti negli Stati Uniti e un altro ancora (IAVI G003) presso il Center for Family Health Research di Kigali, Ruanda, e The Aurum Institute di Tembisa, Sud Africa. Entrambi stanno testando la consegna dell’mRNA dell’eOD-GT8 60mer che è stato valutato come proteina ricombinante in IAVI G001, e lo studio statunitense include un antigene boost progettato dal laboratorio Schief e fornito con la tecnologia Moderna mRNA. Una terza prova ( HVTN302), in dieci siti negli Stati Uniti, sta testando la somministrazione di mRNA di tre diversi composti chimici della superficie del virus Hiv stabilizzati e progettati nel laboratorio Schief che sono candidati per diventare un eventuale booster in fase avanzata in vaccini multifase che mirano a indurre bnAbs. L’uso della tecnologia dell’mRNA potrebbe accelerare significativamente il ritmo dello sviluppo del vaccino contro l’Hiv in quanto consente una produzione più rapida del materiale della sperimentazione clinica. Alla fine, l’obiettivo è un regime vaccinale in più fasi con l’obiettivo di suscitare diversi tipi di bnAbs”.
Emanuele Perugini
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Il Papa “ha riposato bene”. “Dimissioni? Sono speculazioni”. Le condizioni mediche: “Non è fuori pericolo, il vero rischio è la sepsi”
Teheran, 22 feb. (Adnkronos/Afp) - Il ministero degli Esteri iraniano ha dichiarato che il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov visiterà Teheran nei prossimi giorni per incontrare il suo omologo iraniano Abbas Araghchi e discutere "degli sviluppi regionali e internazionali". "La visita sarà effettuata nel quadro delle consultazioni in corso tra la Repubblica islamica dell'Iran e la Federazione Russa sulle relazioni bilaterali e sugli sviluppi regionali e internazionali", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmaeil Baqaei.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Mattia è morto per un’emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude con certezza la presenza di altre patologie concomitanti. Questo quanto emerge dopo l'esame effettuato dall'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine". Così l'avvocato Maria Virginia Maccari, che assiste i familiari di Mattia Cossettini, morto a 9 anni mentre si trovava in vacanza a Marsa Alam.
"Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore. Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi. Secondo i genitori vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse", spiega.
"Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e - sottolinea - non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo. Probabilmente sarebbe sufficiente un piccolo contributo economico da parte delle numerosissime strutture alberghiere per garantire un servizio sanitario adeguato, oppure realizzare un eliporto per trasferire i pazienti gravi, raggiungendo un luogo idoneo. Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso".
"Nonostante tutte le immersioni subacquee effettuate in zona, anche una 'semplice' embolia polmonare diventerebbe critica a causa dell’assenza nelle vicinanze di una camera iperbarica. In alcune situazioni potrebbe fare la differenza anche la refertazione a distanza, facilmente possibile con l’utilizzo della telemedicina e nel caso di Mattia si sarebbe molto probabilmente evitata l'errata interpretazione delle immagini della Tc, fatto che ha di certo avuto un peso psicologico importante sui genitori. Non è chiaro se il tempo perso, dai primi sintomi interpretati in modo superficiale dai medici, all’incapacità di intervenire in modo attivo presso l’ospedale di Marsa Alam, potessero cambiare l’esito della vicenda. È però evidente come, qualsiasi necessità sanitaria improvvisa, che possa essere clinicamente complessa ma che nel nostro contesto sociale risulti gestibile, le possibilità di sopravvivenza in una zona così turistica e famosa siano sorprendentemente scarse. I genitori di Mattia, Marco e Alessandra, si augurano che la morte di loro figlio possa servire ad avviare questo adeguamento sanitario in Egitto per il bene dí tutti gli altri turisti italiani, non consapevoli della situazione fatiscente che potrebbero scoprire appena varcate le mura dei lussuosi resort", conclude.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.