di Antonio Di Giovanni
Il ministro Carlo Nordio, presentando le linee programmatiche del dicastero alla Commissione Giustizia del Senato, ha esordito dicendo che la nostra giustizia soffre di infinite criticità e che le intercettazioni sono un inutile spreco di denaro. Probabilmente il ministro, ex magistrato che di intercettazioni ne faceva eccome, non si rende conto, ora, che con il taglio delle spese alle intercettazioni, si rischia un vero e proprio depotenziamento della capacità di risposta dello Stato al fenomeno della corruzione e della criminalità, due fenomeni teoricamente distinti, ma profondamente connessi.
Questa del centrodestra è una concezione del mezzo di ricerca della prova che si rifà a modelli obsoleti e sorpassati, ma che di sicuro sono l’obiettivo attuale per ridurre drasticamente l’azione penale e giudiziaria. Ma sì, torniamo pure alla vecchia lente d’ingrandimento, in perfetto stile Sherlock Holmes, per trovare le impronte digitali, seguiamo le tracce delle scarpe nel terriccio e se proprio vogliamo esagerare torniamo ad interrogare gli Dei nell’oracolo di Delfi, per farci aiutare nelle vicende più difficili.
Inaudito e pazzesco sentire un ex magistrato come Nordio parlare addirittura di depenalizzazione nel settore dei reati contro la Pubblica Amministrazione: in particolare il ripensamento dei reati corruttivi ed in particolare ancora l’abuso d’ufficio, il traffico di influenze illecite e per finire – dulcis in fundo – la discrezionalità dell’azione penale da parte della magistratura. Una follia, che questo Paese, non può permettersi, soprattutto dopo che la legge “Spazzacorrotti” aveva dato un segnale forte, con strumenti concreti e pene certe, verso chi pensava di utilizzare la Pubblica Amministrazione come una cosa propria, facendone terreno fertile per l’illegalità.
Insomma queste, oggi sono le migliori offerte del governo Meloni, un Black Friday di norme che svendono di fatto la giustizia italiana.