Il datore di lavoro: "Giusta causa per dei gravi comportamenti che, però, non hanno assolutamente nulla a che vedere con lo status di delegato sindacale ricoperto dal soggetto"
Licenziato perché sorpreso a parlare male dell’azienda. È quanto successo il 9 novembre a un impiegato del supermercato Rossetto nel centro commerciale San Maurizio di Reggio Emilia. Per l’azienda, il licenziamento è dovuto al comportamento del dipendente, ritenuto lesivo per l’immagine della società ed è stato adottato per “giusta causa”. I sindacati tuttavia accusano l’impresa di discriminazione: il lavoratore è infatti un delegato della Filcams Cgil e, sostengono, sarebbe stato colpito a causa della sua attività sindacale.
“Al nostro iscritto hanno contestato più cose, ma per noi non esistono i presupposti per un licenziamento”, spiega a ilfattoquotidiano.it il segretario locale della Filcams Cgil, Alessandro Gabbi. “Tra queste contestazioni vi sono alcune dichiarazioni che, alla presenza di varie persone, il lavoratore avrebbe fatto in qualità di delegato sindacale all’interno del punto di vendita relativamente alle condizioni e alle modalità organizzative del lavoro- continua il sindacalista -. Secondo l’azienda, il comportamento del delegato è lesivo dell’immagine della società e questo giustifica il licenziamento. Noi riteniamo invece che ci sia una discriminazione perché hanno preso di mira un delegato sindacale. Le giustificazioni che sono state addotte durante gli incontri con i vertici aziendali non sono state prese in considerazione”.
In risposta, i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione con il blocco degli straordinari nei due punti vendita di Rossetto a Reggio finché la vertenza non verrà chiusa. Ovvero, finché il dipendente non sarà riassunto. “Per noi il licenziamento è stato determinato da discriminazione”, prosegue Gabbi sostenendo che di conseguenza si rientra nelle previsioni di legge che obbligano al reintegro del lavoratore.
Al momento i sindacati non hanno deciso di arrivare allo sciopero per evitare uno scontro frontale con l’azienda. Anche perché, quando si è ricorso a questo strumento in passato, secondo Gabbi ci sono state delle ritorsioni da parte della società nei confronti dei lavoratori che avevano aderito. “Abbiamo già fatto due scioperi in passato e a chi ha partecipato sono stati dati orari di lavoro molto complicati da gestire, come ad esempio uno spezzato con apertura al mattino e chiusura alla sera”, aggiunge il sindacalista. “Per non mettere i lavoratori in una situazione di difficoltà ulteriore, al momento vorremmo evitare il ricorso allo sciopero, anche se non lo escludiamo del tutto. In ogni caso abbiamo già proceduto per vie legali: puntiamo al reintegro”.
L’azienda, sempre secondo la nota diffusa dalle due sigle che hanno denunciato l’accaduto, da tempo manifesta “fastidio verso la presenza delle organizzazioni sindacali e continua a non dare risposte concrete alle richieste che a vario titolo arrivano da parte dei dipendenti, un atteggiamento che ora è culminato nel licenziamento di un delegato”. Rossetto, sollecitata da ilfattoquotidiano.it, ha dato la sua versione dei fatti in una nota in cui si dice che: “A seguito di un regolare procedimento disciplinare il lavoratore è stato licenziato per giusta causa per dei gravi comportamenti che, però, non hanno assolutamente nulla a che vedere con lo status di delegato sindacale ricoperto dal soggetto. Le giustificazioni rese dal sindacato in nome e per conto del lavoratore non sono state sufficienti per far venire meno la fondatezza degli addebiti”.