Claudio Campiti, il 57enne che domenica mattina ha sparato a un'assemblea di condominio a Roma, uccidendo tre persone, aveva aperto per contestare le angherie e le illegalità che sosteneva di subire dai membri del consorzio Valleverde, il complesso residenziale in cui abitava, a cavallo tra i comuni di Ascrea e Rocca Sinibalda, in provincia di Rieti. Contro di loro si era rivolto anche alle autorità, senza però ottenere l'ascolto che desiderava
“Benvenuti all’inferno. Qui con il codice penale lo Stato ci va al cesso”. Esordisce così il primo post su consorziovalleverde.blogspot.com, il blog che Claudio Campiti – il 57enne che domenica mattina ha sparato a un’assemblea di condominio a Roma, uccidendo tre persone e ferendone quattro – aveva aperto per contestare le angherie e le illegalità che sosteneva di subire dai vertici del consorzio Valleverde, il complesso residenziale in cui abitava, a cavallo tra i comuni di Ascrea e Rocca Sinibalda, in provincia di Rieti. Contro di loro, che definiva “associazione a delinquere”, si era rivolto anche alle autorità, senza però ottenere l’ascolto che desiderava: “Qui denunciare è tempo perso, so tutti ladri. Ormai dopo varie denunce mi è chiaro che la banda è a tutti i livelli, quindi non mi rimane che denunciare qui tutti i suoi affiliati. Lo Stato se non denunci ti dice che non può agire, e se denunci nulla fa, e ti dice che rompi i coglioni e ti lascia completamente solo, ma si sa, meglio soli che male accompagnati! Esistono i paradisi fiscali qui si ha un paradiso penale!”, si sfogava online. Nel suo passato – riferisce il Corriere della Sera – c’è il lutto terribile della morte del figlio 14enne in un incidente sulle piste da sci in Trentino-Alto Adige, per la quale nel 2012 sono state condannate tre persone.
Infinita la lista di abusi che il killer lamentava di subire dai vicini, tutti, secondo lui, muniti di speciali “licenze a delinquere“, addirittura numerate, fornite da Prefettura e dalla Procura di Rieti e dalle amministrazioni di Ascrea e Rocca Sinibalda. “Il Consorzio Valleverde”, scriveva, “è in realtà una associazione a delinquere, direi anche mafiosa perché quando un gruppo di manigoldi riesce a soggiogare dei cittadini c’è mafia e il gruppetto è formato dai Comuni di Ascrea e Rocca Sinibalda, insieme con Prefettura e Procura di Rieti che hanno legalizzato il pagamento del pizzo esigendo le quote consortili che tra parte ordinaria e straordinaria sono anche esose”. Campiti lamentava una serie di “atti intimidatori dei mafiosi locali”, cioè gli altri membri del consorzio, tra cui la “manomissione della mia cassetta del contatore dell’elettricità”, il “danneggiamento della mia cassetta delle lettere”, l’installazione davanti a casa sua di un lampione che “praticamente è sempre spento”: “Mi stanno tenendo senza pubblica illuminazione, si sa al buio si vede meno e si può sparare in tranquillità“, scriveva.
Secondo Campiti il consorzio operava illegittimamente come condominio: “Se non paghi le rate consortili a vita ti fanno scrivere dal loro avvocato di fiducia che partecipa anche alle riunioni (…) Ti scrivono per avvertirti che hanno cominciato le pratiche per espropriarti della tua proprietà (…). Anche il tribunale ci guadagna con le proprietà messe all’asta. Ma se non rompi i coglioni come fa il Campiti e dici che sei un morto di fame e non hai soldi tranquillo ti segnano che hai un debito ma nessun procedimento giudiziario ti verrà fatto, a loro più dei tuoi soldi interessa la tua complicità ricattandoti!”. E stila una lista dei “soggetti coinvolti in questa merda“, definiti “personaggi noti e stranoti che agiscono impunemente, patentati a delinquere”, dal sindaco di Ascrea alla presidente del Consorzio, definita “una strega sotto spoglie di brava nonnina”; c’è poi un uomo, M.F., tra i più bersagliati nel post: “Si becca cinquantamila euro annui dal Consorzio per la manutenzione delle strade” e “utilizza il territorio del Consorzio come discarica” (nel blog ci sono molte foto di materiali edili nelle sterpaglie).