"Si è trattato di un intervento eccezionale, che non abbiamo mai fatto in questo modo su un bambino" dicono i medici che hanno portato a termine un intervento durato 12 ore
Non è la prima volta a Torino riescono a salvare la vita di un bambino e superare una frontiera della medicina dei trapianti come era successo un anno fa con un intervento eseguito su un piccolo di 4 anni. In questo caso la piccola paziente ha 5 anni e le è stato impiantato un fegato, collegandolo direttamente al suo cuore. L’intervento eseguito all’ospedale Molinette della Città della Salute è durato 12 ore ed è stato eseguito da un’equipe composta anche di medici del vicino ospedale pediatrico Regina Margherita. Dove la bimba aveva iniziato le cure con chemioterapici di ultima generazione all’Oncoematologia pediatrica diretta dalla professoressa Franca Fagioli, fino a poterla candidare al trapianto.
“Si è trattato di un intervento eccezionale, che non abbiamo mai fatto in questo modo su un bambino, ma con una tecnica già sviluppata sugli adulti per trombosi della vena cava. È stato necessario un donatore con certi tipi di caratteristiche, cioè che avesse la disponibilità di tutta la vena retroepatica e di parte dell’atrio destro del cuore, quindi che non dovesse dare il cuore in donazione” ha spiegato all’Ansa il professor Renato Romagnoli, che dirige l’équipe chirurgica del Centro Trapianti di fegato dell’ospedale. “Servivano tutte queste parti – ha chiarito – perché in sostanza dovevamo arrivare dal piano inferiore, dove c’è il fegato, fino a quello superiore, dove c’è il cuore, e l’abbiamo fatto usando tutta la vena retroepatica e parte dell’atrio destro del donatore per collegare il fegato in continuità al cuore”, perché nella piccola paziente la vena cava inferiore era del tutto trombizzata e ostruita tra le vene renali e l’atrio destro del cuore.
Un intervento necessario e da fare il primo possibile: “Perché per questo tipo di tumori le terapie oncologiche possono essere sospese per non oltre mese” ha chiarito Romagnoli. E il fegato giusto è stato trovato in pochi giorni in Germania, dov’era deceduto un bimbo, e prelevato grazie all’impegno del Centro nazionale trapianti e del Centro regionale trapianti del Piemonte-Valle d’Aosta, diretto dal professor Antonio Amoroso. Sotto il controllo dei cardiologi ecocardiografisti guidati dal dottor Gianluca Alunni, Romagnoli e il dottor Carlo Pace Napoleone, direttore della Cardiochirurgia pediatrica del Regina Margherita, hanno quindi effettuato una ventina di giorni fa il trapianto con l’accesso al cuore dall’addome per via trans-pericardica. La piccola, dimessa dalla Rianimazione diretta dal dottor Balagna verso l’Area Semintensiva Chirurgica del Centro trapianti, ora è in recupero post-operatorio nella Gastroenterologia pediatrica del Regina Margherita, diretta dal dottor Pierluigi Calvo. “Ha ripreso bene, è contenta, contentissima, ha mangiato un pochino di più” sorride il signor Kun, il padre, raccontando la disperazione dei primi momenti. “Mai perdere la speranza, soprattutto nei bambini” sottolinea Romagnoli, parlando di una famiglia “che ha capito benissimo che abbiamo fatto tutto possibile per la piccola”.