Mentre tutti erano costretti in casa dalla pandemia di Covid e sulle strade si moltiplicavano i controlli della polizia, il traffico di stupefacenti doveva andare avanti. Avevano solo un modo per continuare a spostare la droga durante il lockdown: farla viaggiare dentro le ambulanze. È stata questa, secondo gli inquirenti, la soluzione trovata dall’organizzazione criminale, attiva tra la Calabria e la Sicilia, sgominata questa mattina, 13 dicembre, dalla guardia di finanza di Messina. La maxi operazione ha interrotto, così, un traffico di cocaina, marijuana e hashish attraverso lo stretto di Messina. Le fiamme gialle hanno eseguito un’ordinanza del gip, emessa su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia (Dda), nei confronti di 61 soggetti. Per 48 di loro è stato disposto il carcere, per sei gli arresti domiciliari e per altri sette l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Secondo l’accusa, gli indagati sono promotori e partecipi di una strutturata organizzazione criminale.
Le indagini hanno preso il via da alcuni approfondimenti su una delle principali piazze di spaccio del capoluogo siciliano, il quartiere di Giostra, noto per la significativa presenza di esponenti di spicco della locale criminalità organizzata, anche di matrice mafiosa. La Dda di Messina ha disposto l’avvio di indagini tecniche (telefoniche, ambientali, telematiche con captatore informatico e di video ripresa) che, corroborate da attività tipiche di polizia giudiziaria sul territorio, hanno fatto luce su una presunta associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico.
L’inchiesta si è avvalsa anche delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che, secondo gli inquirenti, ha fornito “una puntuale ricostruzione della fitta rete di relazioni e degli affari illeciti”. La base operativa del gruppo era in un vicolo cieco del quartiere Giostra, così da poter costantemente monitorare qualsiasi tipo di accesso. Qui venivano nascoste armi e stupefacenti, all’interno di una baracca abbandonata. Secondo la Dda il sodalizio era in grado di contrattare con organizzazioni calabresi l’acquisto di armi da guerra, come fucili mitragliatori del tipo Uzi, dotati di silenziatore.
Il gip, nella valutazione della sussistenza delle esigenze cautelari, sottolinea come il traffico di stupefacenti sia caratterizzato da “tratti di inquietante sistematicità e pianificazione”, definendolo di tipo “imprenditoriale”. Sotto il profilo economico-finanziario, l’indagine della guardia di finanza ha documentato la disponibilità di beni mobili e immobili in misura sproporzionata al reddito lecitamente dichiarato e al tenore di vita sostenuto, da qui il disposto ed eseguito sequestro di unità immobiliari, autoveicoli e motoveicoli, per un valore complessivo stimato di circa 500.000 euro.
Si chiama, invece, ‘Acheron’ l’operazione della polizia avvenuta questa mattina, 13 dicembre, tra Trapani e Reggio Calabria, per sgominare due distinte organizzazioni criminali, tra loro collegate e attive nel Trapanese. Gli agenti, coordinati dalla Dda di Palermo, hanno eseguito decine di arresti e perquisizioni in Sicilia e in Calabria nei confronti di numerosi indagati, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Secondo gli inquirenti, le organizzazioni gestivano numerose piazze di spaccio nella provincia di Trapani.
In particolare, secondo quanto ricostruito dal gip di Palermo, il primo gruppo faceva capo a una nota famiglia criminale trapanese, da tempo egemone in città nella gestione dei traffici di droga, che aveva in mano la vendita al dettaglio degli stupefacenti. Il secondo gruppo, invece, con al vertice il figlio di un esponente della famiglia mafiosa di Paceco e di cui faceva parte un indagato già condannato per i suoi legami con Cosa Nostra, si occupava di garantire l’approvvigionamento della droga. Questo avveniva attraverso la raccolta del denaro, l’organizzazione dei viaggi da e per la Calabria e il mantenimento dei rapporti con persone vicine alle ‘ndrine attive nel rosarnese.
Secondo la ricostruzione della polizia di Trapani e della Dda di Palermo, i vertici delle due organizzazioni avevano scelto si operare insieme in modo da rispondere più efficacemente all’azione repressiva dello Stato. Avevano creato, così, un vero e proprio ‘cartello‘ della droga, in modo da poter far lievitare i prezzi degli stupefacenti, massimizzando i profitti. Nell’operazione sono stati impiegati oltre 150 uomini e sono stati sequestrati oltre 35 chili di hashish e 5 di cocaina.
Aggiornato il 19 dicembre 2021