Lo scrittore è finito a processo per la querela presentata dalla premier quando ancora era "solo" leader di Fdi. La difesa chiede di ascoltare in dibattimento lo stesso ministro per le Infrastrutture ma anche Piantedosi, Minniti e Gasparri
Matteo Salvini non sarà parte civile nel processo a Roberto Saviano, imputato per diffamazione su querela della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. A deciderlo è stato il tribunale di Roma che ha respinto la richiesta del ministro delle Infrastrutture: “Non si può ritenere Salvini danneggiato dalla condotta che vede Meloni parte offesa e quindi non è ammissibile la costituzione in questo procedimento”. Contro l’istanza si era espresso l’avvocato Antonio Nobile, difensore dello scrittore. “Salvini non sarà parte civile – dichiara Saviano – Probabilmente temeva di essere messo in ombra dal presidente Meloni e quindi è andato in rincorsa per cercare di partecipare a questo processo ma non ci sarà”.
Saviano è a processo per aver definito “bastarda” Meloni, quando ancora ricopriva solo la carica di presidente di Fratelli d’Italia. Lo scrittore utilizzò questa espressione durante una puntata di PiazzaPulita del 2020 in cui si parlava della morte durante una traversata nel Mediterraneo di un bambino di 6 mesi della Guinea. Prima dell’udienza Saviano aveva scritto su Facebook: “La prima udienza c’è stata un mese fa, la seconda ieri. Pare che questo processo (che mi vede imputato) sia una vera e propria eccezione, perché di norma i processi in Italia procedono lenti, lentissimi. Ironia della sorte: quando sono vittima i processi procedono lenti, quando sono imputato mettono il turbo”. A chi gli chiede, al termine dell’udienza, se userebbe ancora il termine “bastarda”, lo scrittore risponde: “Utilizzerei ancora quel termine dinanzi a quelle immagini con la morte di un bambino in mare”.
Il legale di Saviano Antonio Nobile ha ribadito la richiesta di ascoltare come testimoni lo stesso Salvini, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il suo predecessore Marco Minniti oltre al vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. “Questo non è un processetto, è un processo importante – afferma Nobile – Se non chiariamo quali sono state le politiche sovraniste sui migranti non possiamo capire la natura del diritto di critica del mio assistito”. Sull’escussione di questi testimoni il giudice deciderà nelle prossime settimane. La prossima udienza del processo è stata fissata al 27 giugno, quando verranno ascoltati le testimonianze del conduttore di PiazzaPulita Corrado Formigli e del presidente di Amnesty Italia Riccardo Noury. Non verrà sentita invece Meloni. “Non è stata chiamata né dal pm né dalla parte civile – spiega Saviano – e io mi ritroverò a dover rispondere alle accuse senza la possibilità del confronto con il primo ministro che probabilmente teme una debolezza in questo processo”.