L’annuncio, con lo scoop di alcuni giornali Usa, di una svolta nel campo della fusione nucleare ha scatenato reazioni in tutto il mondo. WA fronte del comprensibile entusiasmo che questa notizia potrebbe generare in caso di conferma – ha dichiarato Piero Martin, docente del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova – non dobbiamo dimenticare che le sfide verso l’uso diffuso dell’energia da fusione nucleare sono ancora molte. Anche se avessimo l’annuncio del cosiddetto ‘net gain’ di una reazione con un guadagno netto energetico, non dovremmo credere che da dopodomani le nostre case potrebbero essere illuminate o riscaldate dalla fusione.” Per Stefano Atzeni, docente del Dipartimento di Scienze di Base e Applicate per l’Ingegneria dell’Università di Roma La Sapienza: “Ancora non sappiamo con precisione i dati, ma di certo sarà annunciato un risultato molto importante nel campo della fusione nucleare. Da giorni nell’ambiente – ha spiegato Atzeni – si susseguono voci. Quello che sappiamo con certezza è che ci siano state una serie di reazioni in cui alla National Ignition Facility negli Stati Uniti si è ottenuta più energia di quanto ne sia stata necessaria per ottenerla. Secondo alcuni si sarebbero ottenuti almeno 2,4 MegaJaoule (MJ) dalla fusione, mentre se ne sono spesi 2,1 per alimentare l’impulso laser necessario a innescare la reazione. Alcuni, ha aggiunto parlano addirittura di 3 mega joule di energia ottenuta dalla fusione”.
Il risultato del LLNL sarebbe stato ottenuto grazie al cosiddetto “confinamento laser”: circa 200 laser avrebbero portato a un effetto simile a quello generato dalla gravità, simulando l’avvio della reazione nucleare di fusione che avviene nelle stelle, Sole compreso. Un metodo diverso da quello di tanti altri progetti, compreso il noto progetto ITER, che invece si basano sul “confinamento magnetico” e l’uso di enormi quantità di calore per portare alla fusione. Un “sorpasso” che a detta di Martin non dovrebbe causare grandi rivolgimenti in termini di destinazione di risorse nel mondo della fusione, anche in ragione – sostiene – della più semplice scalabilità della fusione a confinamento magnetico una volta raggiunto anche lì un “guadagno energetico netto”. “È improbabile – ha chiarito – che si assisterà a un travaso di investimenti dalla fusione a confinamento magnetico a quella a confinamento laser, in ragione dell’eventuale conferma di domani”. Più duro nei confronti del “confinamento magnetico” appare invece Atzeni, per il quale: “Martedì sapremo con certezza i risultati ottenuti dai colleghi. Certo è che questo annuncio rappresenta uno smacco per le scelte fatte dall’Unione Europea che invece ha deciso di puntare sul confinamento magnetico.” Quale che sia effettivamente la strada più efficace ed efficiente da battere, è comunque chiaro che se domani le indiscrezioni dovessero essere confermate anche dal governo Usa il dibattito su questa forma di energia e sulle sue potenzialità per la transizione verso un futuro green troverebbe una nuova spinta. “Già si è vista, in risposta alla crisi climatica e anche a causa della guerra in Ucraina – conclude Martin – una rinata spinta ad andare avanti su questa strada. È notizia recente e importante, anche se non ha avuto molto risalto che l’amministrazione Biden ha inserito la fusione nucleare, tra le cinque priorità energetiche che dovranno contribuire agli obiettivi climatici Usa in vista del raggiungimento di uno zero netto di emissioni di CO2.”
Gianmarco Pondrano Altavilla