Chiudere gli occhi in uno dei teatri d’opera più suggestivi del mondo e vedere scorrere molti film del cuore. C’è stato qualcosa di davvero magico nell’iniziativa della Filamormica del Teatro alla Scala di Milano con il concerto straordinario del compositore John Williams, 90 anni, pluricandidato dall’Academy e vincitore di cinque Oscar e altri innumerevoli premi: Grammy, Emmy e Golden Globe. Tantissimi minuti di applausi per un evento unico al termine di ogni composizione e con una standing ovation iniziale e finale. Nell’insolito pubblico del Piermarini, tra smoking e inaspettate felpe, è spuntato un cappello di Indiana Jones e due mini spade jedi: una verde e una blu.
Talento da polistrumentista e amore per il jazz il catalogo di Williams conta anche diversi concerti e brani sinfonici. Ma il suo nome è legato a moltissime tra le melodie più celebri di Hollywood – tutte candidate e poi premiate – dove ha catturato i registi – due su tutti Steven Spielberg e George Lucas – con il suo stile innovativo e allo stesso tempo senza tempo. Le sue partiture sono complesse e presentano sempre una moltitudine di elementi melodici e ritmici sovrapposti, che determinano la ricchezza del suono, ma note che restano nell’orecchio e un a lungo nell’anima di chi ascolta. Williams ha potuto contare sul virtuosismo adamantino dei professori della Filarmonica il cui “entusiasmo” “ha travolto” il compositore come ha dichiarato in una intervista. Un artista tanto completo quanto umile: “Non riesco ad inorgoglirmi: Wiener e Berliner suonano Mozart e Beethoven, qui alla Scala c’erano Verdi e Puccini, io chi sono in confronto a loro? Uno che ha lavorato duro ed è contento se ha regalato momenti piacevoli a tante persone”. E anche lunedì sera Williams, tra un aneddoto e una battuta, ha espresso “orgoglio” e “felicità” di dirigere alla Scala.
I cinque Oscar – Il violinista sul tetto, Lo squalo, Star Wars IV – una nuova speranza, E. T., Schindler’s List – non raccontano del tutto l’immenso talento del musicista che ha iniziato a comporre dall’inizio degli anni ’50. Williams ha già diretto i Beliner e i Wiener Philharmoniker, spesso con grandi solisti, come la violinista Anne-Sophie Mutter, confermando che la sua vena creativa va ben oltre il cinema, avendo composto brani per le Olimpiadi, le serie tv, partiture sinfoniche e concerti per strumento solista e orchestra. Il suo arrivo a Milano, per la prima volta, ha scatenato una caccia ai biglietti lo scorso ottobre che però è durata solo due minuti: il tempo per realizzare il sold out è stato di gran lunga inferiore al lungo applauso tributato dalla sala al compositore e direttore d’orchestra.
L’assegnazione wagneriana di temi musicali (leitmotiv) ai personaggi delle saghe, caratterizza quasi tutte le composizioni più importanti di John Williams. Così agli spettatori il concerto è sembrato anche un commovente saluto del compositore ad alcuni dei personaggi nati nella fantasia di sceneggiatori e registi e animati dai moti interiori delle sue melodie. Ci si è emozionati, così, sulle prime note di Hook, nel ricordare lo sguardo malinconico ed intelligente dello splendido Peter Pan di Robin Williams, per poi passare ai toni magici di Harry Potter introdotti dallo stesso maestro, sempre in bilico tra incanto e oscuri presagi, fino al tema drammatico e lacerante di Schlinder’s List. Una composizione in cui il primo violino, Francesco De Angelis, ha portato tutti a livelli di commozione inaspettati. Colpito anche Williams che dopo l’ultima nota ha stretto a lungo la mano al violinista. E poi uno dei capolavori del connubio Spielberg-Williams, E.T., che molto deve del suo successo alla colonna sonora, visto che, per ammissione dello stesso regista: “Senza John Williams le bici non volerebbero davvero”.
Infine, come sempre accade, tutti hanno alzato la testa verso il cielo alla ricerca di un mantello rosso, sulle note della Superman March. I fortunati spettatori hanno potuto poi ascoltare l’emozionante Helena’s Theme dal prossimo e ultimo film di Indiana Jones. Un saluto del compositore al personaggio di Harrison Ford che non interpreterà più l’affascinante archeologo anti nazisti, culminato nella trionfale Raiders March. In chiusura, da Star Wars, suonano le note del tema della principessa Leia e a molti torna in mente l’attrice Carrie Fisher, scomparsa nel dicembre del 2016, e il saluto che da sempre l’accompagna in quella galassia lontana lontana: “Abbi cura di te, Principessa”. Williams ha raccontato, tra le risate del pubblico, che quando scrisse il tema non sapeva che Leia era in realtà la sorella di Luke Skywalker. C’è stato il tempo anche per due applauditissimi bis sempre da Guerre Stellari con Yoda theme e The Imperial March (Darth Vader’s Theme). Chissà quali altre note riuscirà a intrecciare per noi Williams: Spielberg gli ha già parlato “di un nuovo film e una graphic novel” e il maestro li sta valutando. Tanti auguri, John, e grazie. Vogliamo salutarti e ringraziati anche noi con le parole di Gustavo Dudamel, direttore d’orchestra della Los Angeles Philharmonic Orchestra: “Hai scritto la colonna sonora delle nostre vite”.