Mercoledì è atteso il giudizio della Commissione Ue sulla manovra italiana. E il governo sembra pronto a scendere a più miti consigli su una delle misure più volte rivendicate dalla premier Giorgia Meloni, cioè lo stop all’obbligo di accettare pagamenti con bancomat e carte per cifre inferiori ai 60 euro. L’azzurro Giorgio Mulè ha fatto sapere che “in accordo con la Commissione”, il governo “sta ragionando sulla possibilità di portare da 60 a 40 euro la soglia”. Così si ridurrebbe perlomeno la percentuale di transazioni sottratta alla tracciabilità in chiave anti evasione, anche se resta un’evidente contrasto con gli impegni del Pnrr che prevedeva entro la prima metà del 2022 l’introduzione (realizzata dal governo Draghi) di “efficaci sanzioni amministrative in caso di rifiuto di accettare pagamenti elettronici”

Intanto gli annunciati 60 emendamenti “super segnalati” dalla maggioranza ancora non sono stati scelti (ognuno insiste sulle proprie proposte bandiera, a a partire da Forza Italia con l’innalzamento delle pensioni minime) e quelli del governo arriveranno non prima di venerdì. L’opposizione, a cui è stato chiesto di restringere a sua volta il campo delle proposte visiti i tempi stretti, fa sapere di voler prima “vedere i contenuti”.

Tra riunioni di maggioranza, tentativi di interlocuzione con l’opposizione, stop and go in commissione e scrittura e riscrittura nelle misure, il rush finale resta ad alta tensione. È dato quasi per scontato che in Aula alla Camera arrivi alla fine un voto di fiducia. Molti i nodi ancora da sciogliere, dalle pensioni al superbonus. Tutte questioni che saranno oggetto di emendamenti del governo, per i quali si cercano coperture che non dovrebbero andare a pesare sulla dote di 400 milioni per le modifiche parlamentari.

Per quanto riguarda l’aumento delle pensioni minime, molto costoso, si starebbe valutando una soglia anagrafica a 75 anni ma una restrizione di questo tipo sembra a rischio di incostituzionalità. Sempre sul fronte delle pensioni, invece, in attesa della riforma più complessiva alla quale la ministra Calderone ha confermato di volere mettere mano i partiti sono in pressing per togliere i paletti inseriti in manovra per l’adesione a Opzione donna. A cambiare sarà anche 18App, come annunciato anche dal presidente della commissione Cultura Federico Mollicone, con la probabile introduzione di un tetto Isee.

Intanto, mentre i sindacati sono sul piede di guerra con Maurizio Landini che va all’attacco (“I voucher? Paghiamoci i politici”), è attesa in commissione Bilancio al Senato la riformulazione del governo al decreto aiuti quater sul Superbonus. L’intesa raggiunta in maggioranza dovrebbe prevedere la proroga del termine per la presentazione della Cilas al 31 dicembre per ottenere l’agevolazione al 110% e il decalage dall’1 di gennaio. Per quanto riguarda, invece, la questione dello sbocco dei crediti già maturati la soluzione dovrebbe arrivare con la garanzia Sace a prima chiamata.

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