Le poche spiagge libere rimaste in Italia? Da privatizzare subito, perché sono terreno di conquista dei drogati. È l’idea del ministro del Turismo Daniela Santanché, che nel suo intervento all’Assemblea di Confesercenti ha spiegato il suo progetto, partendo dai tempi burocratici: “Credo che prima di otto mesi, un anno non saremo in grado di fare le gare” per le concessioni balneari, ma “io credo sia meglio assegnare prima le spiagge che non sono assegnate”. Poi l’attacco: “Ci sono spiagge libere meravigliose dove ci sono rifiuti e tossicodipendenti, nessuno pensa a tenerle in ordine, forse potremmo cominciare da lì. Naturalmente devono essere fruibili per tutti”. Non è chiaro cosa intenda l’esponente di Fratelli d’Italia con quest’ultima affermazione: fruibile per tutti tramite il pagamento (seppur simbolico) di un biglietto o completamente libere con i soli servizi a pagamento? In attesa di precisazioni, il ministro ha poi specificato che quelle sulle concessioni balneari “sono deleghe che ha il ministro Musumeci, io sono stata tirata in ballo per un presunto conflitto di interessi”. Si ricorderà, a dire il vero, che Daniela Santanché è stata socia fino al 25 novembre scorso del famoso Twiga di Forte dei Marmi. Dopo esser diventata ministra ha ceduto le sue quote al suo compagno Dimitri Kunz d’Asburgo Lorena e al socio Flavio Briatore.
Santanché, poi, ha parlato anche dell’ipotesi che alcune parti importanti del litorale italiano finiscano nelle mani di imprenditori stranieri. “Mi sentirei male” se le spiagge venissero gestite da multinazionali che potrebbero “standardizzare” l’offerta, ha detto la ministra, che poi ha fatto alcuni esempi culinari: “Mi sentirei male se non potessimo più mangiare i nostri spaghetti alle vongole piuttosto che le melanzane alla parmigiana”. Poi l’allarme sulla “consegna di pezzi del nostro litorale alle multinazionali, che toglierebbero quelle che sono le nostre peculiarità, perché nei nostri stabilimenti balneari, a seconda della regione, c’è un tipo di ospitalità, di cibo, di accoglienza”.