Cultura

Susanna Tamaro, il nuovo libro “Tornare umani” è un appello per la Terra: “I governanti si scusino per la loro totale impreparazione davanti al virus”

La scrittrice di origine triestina che spesso ricorda di essere una maestra e di convivere fin da piccola con la sindrome di Asperger, non ha avuto la fretta di tanti altri nel pubblicare un libro che parlasse della pandemia ma ha lasciato che il tempo, la riflessione, la meditazione su quanto accaduto all’umanità, sedimentassero nella sua testa e nell’anima per poi fermarsi nella sua casa di campagna in Umbria, a scrivere per restituirci un appello

di Alex Corlazzoli

Tanti hanno scritto di Covid ma pochi hanno saputo andare oltre la narrazione degli eventi, la cronaca di quei terribili giorni, l’analisi prettamente scientifica. A fare il passo in più ci ha pensato Susanna Tamaro con “Tornare umani” (Solferino), arrivato in queste settimane sugli scaffali delle librerie. La scrittrice di origine triestina che spesso ricorda di essere una maestra e di convivere fin da piccola con la sindrome di Asperger, non ha avuto la fretta di tanti altri nel pubblicare un libro che parlasse della pandemia ma ha lasciato che il tempo, la riflessione, la meditazione su quanto accaduto all’umanità, sedimentassero nella sua testa e nell’anima per poi fermarsi nella sua casa di campagna in Umbria, a scrivere per restituirci un appello: evitare di vanificare l’importanza della crisi.

Come? A partire da ciascuno di noi: “Non è forse proprio di questa attività solitaria – scrive Tamaro – il pensare, che abbiamo bisogno ora più che mai? Già perché gli ultimi due anni e mezzo, funestati oltre che dal virus anche da quella che viene ormai chiamata infodemia, hanno messo a dura prova questa capacità così umana e così fisiologicamente necessaria che ci ha sempre aiutati ad attraversare i momenti più bui della nostra vita e della nostra storia”. L’autrice del famoso “Va dove ti porta il cuore” riesce ad essere aderente ai fatti accaduti, a denunciare senza peli sulla lingua chi non ha fatto il suo dovere accompagnandoci attraverso le parole a pensare.

“Sono passati più di due anni da quei tragici eventi eppure i fattori geografici e ambientali non sono stati ancora presi in considerazione”. Un richiamo chiaro a puntare i riflettori sulla natura, sulla Terra – vera protagonista di tutto il libro – “perché ci siamo raccontati che era una madre mentre avrebbe dovuto essere una figlia; e come una figlia, con amore, sollecitudine, ascolto, pazienza e attenzione, avremmo dovuto aver cura di lei”. E alla Terra, Susanna Tamaro chiede perdono. Così come chiede ai nostri governanti di farlo “per la loro totale impreparazione e l’assenza di un piano antipandemico. Per aver distrutto il servizio sanitario nazionale; per aver vietato per lungo tempo le autopsie, ritardando di molto la conoscenza scientifica della malattia; per i silenzi della magistratura, dei sindacati…”.

Nelle 260 pagine c’è un continuo, quasi urgente, campanello d’allarme che la scrittrice suona: provare ancora ad evitare la balcanizzazione, “quella via che ti permette di trasformare, da un giorno con l’altro, il tuo vicino di casa, con cui facevi le grigliate, in un nemico mortale. Ti permette di bussare alla sua porta, non più per chiedere la farina o lo zucchero ma per sparargli in faccia”. E anche per l’aspetto sanitario scrive: “Quello che si sta perdendo lungo la strada è l’idea che la medicina sia, prima di ogni altra cosa, il rapporto tra due persone e che questo rapporto, sia segnato dall’irriducibile unicità e complessità di ogni essere umano”. Ad aiutarci a capire da che parte andare, Susanna Tamaro, ci mette a disposizione anche la sua conoscenza della calligrafia cinese offrendoci pagine rare e inusuali su quelli che a noi sembrano sgorbi e invece, rivelano, la profondità di una scrittura che parla. “Tornare umani” non è solo il titolo del libro ma diventa un impegno da assumere. E a chi crede o osa pensare che sia difficile, impossibile dare spazio all’umanità anziché alla convenienza egoistica, la scrittrice, in appendice, quasi fosse un viatico per affrontare un nuovo cammino, ci dona tre storie esemplari che possono trovare il loro comune denominatore nelle parole di uno dei protagonisti di queste vite, Fredy Hirsch: “Non sono più sionista, non sono più politico e non aderirò mai ad alcun partito. Sono un umanista, l’unica vera filosofia è l’umanesimo”.

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