Infermieri, guardie di frontiera e autisti di ambulanze. Ma anche dipendenti delle ferrovie e postini. Per tutti l’obiettivo è uno: chiedere l’aumento dei salari causa inflazione, recessione e caro vita. Per il Regno Unito sono settimane di tensione, perché interi settori pubblici rischiano di paralizzare il Paese anche a Natale, compromettendo servizi, turismo e circolazione. Da ultimo, dopo che i sindacati hanno rifiutato l’ultima offerta salariale, il sindacato del trasporto pubblico Rail, Maritime and Transport (Rmt) ha indetto due scioperi di 48 ore questa settimana, cancellando la maggior parte dei servizi martedì e mercoledì e poi di nuovo venerdì e sabato. I dipendenti delle ferrovie di tutta l’Inghilterra hanno quindi abbandonato il proprio posto di lavoro e la circolazione dei treni in tutto il Regno Unito è stata interrotta. A complicare la situazione l’ondata di neve e gelo che ha travolto il Paese e che rende ancora più difficile se non impossibile spostarsi, visto che la viabilità è compromessa da neve e ghiaccio. La notte scorsa sono state registrate ancora una volta temperature minime da record in Inghilterra, con -11,8 gradi nel Northumberland, e in Scozia con -17,3 nell’Aberdeenshire. Tra le zone più colpite le isole Shetland, dove manca la corrente elettrica in 3800 abitazioni.
Gli scioperi minacciano anche di ridurre l’attività di negozi, alberghi e ristoranti che fanno affidamento sul periodo natalizio per incrementare le entrate. “Non ho intenzione di rovinare il Natale della gente. Il governo lo sta facendo, perché ha provocato questi scioperi impedendo alle aziende di fare proposte adeguate”, ha detto all’emittente britannica Itv il carismatico leader di Rmt Mick Lynch, che continua ad accusare l’esecutivo di boicottare le trattative e promette di continuare le proteste a oltranza. Già quelle programmate porteranno di sicuro alla paralisi dei treni nel pieno delle festività, dal 24 al 27 dicembre. L’esito dello scontro è comunque destinato ad avere ripercussioni sul primo ministro, trattandosi di un tema molto sentito nel partito conservatore. Sunak è stato già criticato per non esprimere una certa risolutezza e non a caso lo Spectator, settimanale Tory per antonomasia, si chiede se il premier riuscirà a tenere testa alle union. L’inizio di questo periodo di passione per i britannici è stato suggellato il 9 dicembre dalla manifestazione di migliaia di postini e altri dipendenti della Royal Mail che si sono riuniti a Parliament Square per chiedere, come del resto fanno tutte le altre categorie coinvolte nelle agitazioni, un adeguamento dei salari.
La reazione del governo – Il messaggio è arrivato a Downing Street, ma per ora il premier conservatore Rishi Sunak oppone il muro contro muro alle richieste dei lavoratori, in particolare nel settore pubblico e ha lanciato un appello alle union affinché revochino gli scioperi “dannosi” per il Paese. Al momento è stata depositata in Parlamento una proposta di legge per garantire livelli minimi di servizio nell’ambito dei trasporti pubblici durante gli scioperi ma deve ancora essere discussa dalle due camere. Sunak ha assicurato che l’esecutivo “cercherà sempre di agire in modo equo e ragionevole” con la retribuzione del settore pubblico, ma non va oltre la dichiarazione di intenti a fronte di union decise a ottenere quanto chiedono. Al momento viene portata avanti dai Tory la linea dura: lo stesso primo ministro mercoledì ha promesso alla Camera dei Comuni “leggi più severe” per contrastare le mobilitazioni e lo ha ribadito oggi. Lo scontro coi sindacati va così avanti.
Il governo ha convocato il comitato di emergenza Cobra al fine di far fronte all’ondata di nuovi scioperi in arrivo, a partire da quelli degli infermieri e degli addetti alle ambulanze che rischiano di bloccare gli ospedali del Regno Unito. Per quanto riguarda la mobilitazione di alcuni contingenti dell’esercito, i primi militari di sua maestà hanno iniziato l’addestramento nel controllo dei passaporti a Heathrow e Gatwick per sostituire i funzionari doganali della Border Force che si fermeranno nei maggiori scali del Regno durante il periodo delle festività natalizie. Il loro ruolo sarà fondamentale nel tentare di ridurre i gravi disagi previsti, in particolare per chi arriva in aereo dall’estero. All’incirca il 75% degli agenti della Border Force addetti ai controlli aderisce infatti al sindacato Pcs che ha indetto la mobilitazione. Sunak ha già ringraziato i militari parlando da una base della Raf. “Abbiamo tutti un enorme debito di gratitudine nei loro confronti”. E ha aggiunto: “La mia priorità è proteggere le vite e ridurre al minimo i disagi per le persone”. Altri soldati si preparano per sostituire gli addetti alle ambulanze che incrociano le braccia nelle prossime settimane, così come faranno gli infermieri: un duro colpo al servizio sanitario pubblico, l’Nhs, già appesantito da problemi organizzativi e dalla coda della pandemia da Covid. Molti criticano il ricorso alle forze armate che dovrebbero essere coinvolte solo in via eccezionale e si prevede già che nonostante l’impiego dei militari le azioni sindacali provocheranno gravi disagi in diversi settori, in particolare durante le festività natalizie.