“Nella sua genuina povertà, il presepe ci aiuta a ritrovare la vera ricchezza del Natale, e a purificarci da tanti aspetti che inquinano il paesaggio natalizio. Semplice e familiare, il presepe richiama un Natale diverso da quello consumistico e commerciale: è un’altra cosa; ricorda quanto ci fa bene custodire dei momenti di silenzio e di preghiera nelle nostre giornate, spesso travolte dalla frenesia. Il silenzio favorisce la contemplazione del Bambino Gesù, aiuta a diventare intimi con Dio, con la semplicità fragile di un piccolo neonato, con la mitezza del suo essere adagiato, con il tenero affetto delle fasce che lo avvolgono”. Così Papa Francesco ha recentemente spiegato il significato autentico del presepe.
Alla rappresentazione della nascita di Gesù, Bergoglio ha anche dedicato una lettera apostolica, Admirabile signum, firmata significativamente a Greccio, proprio lì dove san Francesco, nella notte di Natale del 1223, realizzò il primo presepe vivente. Un simbolo, a cavallo tra fede e arte, che negli ultimi decenni ha ripreso vita, tornando a essere allestito nel tempo di Avvento. Per il quinto anno consecutivo, la Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo del Dicastero per l’evangelizzazione, guidata dall’arcivescovo Rino Fisichella, ha organizzato l’ormai celebre esposizione internazionale 100 presepi in Vaticano.
La mostra, allestita sotto il colonnato del Bernini in piazza San Pietro, raccoglie opere realizzate da artisti di tutto il mondo che hanno espresso la propria creatività nella rappresentazione della natività. All’edizione 2022 sono presenti 120 presepi provenienti da vari Paesi europei, come Ucraina, Ungheria, Malta, Slovenia, Slovacchia e Croazia e del mondo, come Taiwan, Venezuela e Guatemala. Nazioni molto spesso rappresentate dalle rispettive ambasciate presso la Santa Sede che si sono incaricate di promuovere l’evento nei rispettivi Paesi.
Gli oltre 100 presepi sintetizzano l’ispirazione e la fantasia degli artisti che li hanno realizzati con materiali molto diversi tra loro, come carta di giornale, stoffa, sughero, legno, ceramica e terracotta. In larga parte sono state le sfide e le crisi della contemporaneità a toccare la sensibilità degli autori. Sono esposti, infatti, anche presepi ambientati in zone di guerra, come quello realizzato in Ucraina da suor Teodosia Polotniuk dell’esarcato di Donetsk: la natività ricreata nei sotterranei di una struttura che ricorda lo stabilimento metallurgico di Azovstal, a Mariupol. Tra le opere ci sono anche manufatti che riportano in primo piano l’emergenza climatica e la tragedia delle migrazioni nel Mediterraneo, come quello realizzato dalla Fondazione romana Villa Maraini Onlus. La mostra resterà aperta tutti i giorni, gratuitamente e senza prenotazione, fino all’8 gennaio 2023, dalle 10 alle 19,30.
“Davanti al presepe – come ha scritto il Papa in Admirabile signum – la mente va volentieri a quando si era bambini e con impazienza si aspettava il tempo per iniziare a costruirlo. Questi ricordi ci inducono a prendere sempre nuovamente coscienza del grande dono che ci è stato fatto trasmettendoci la fede; e al tempo stesso ci fanno sentire il dovere e la gioia di partecipare ai figli e ai nipoti la stessa esperienza. Non è importante come si allestisce il presepe, può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta è che esso parli alla nostra vita. Dovunque e in qualsiasi forma, il presepe racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi”.
Francesco, inoltre, ha sottolineato che “spesso i bambini – ma anche gli adulti! – amano aggiungere al presepe altre statuine che sembrano non avere alcuna relazione con i racconti evangelici. Eppure, questa immaginazione intende esprimere che in questo nuovo mondo inaugurato da Gesù c’è spazio per tutto ciò che è umano e per ogni creatura. Dal pastore al fabbro, dal fornaio ai musicisti, dalle donne che portano le brocche d’acqua ai bambini che giocano…: tutto ciò rappresenta la santità quotidiana, la gioia di fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni, quando Gesù condivide con noi la sua vita divina”.