Quattordici destinatari di una misura cautelare, otto ai domiciliari, compresi due sindaci. Sono i numeri dell’ordinanza eseguita oggi dalla Guardia di Finanza di Cuneo e disposta dal gip del tribunale di Asti, Federico Belli. Tra le persone coinvolte ci sono i sindaci di Vezza d’Alba, Carla Bonino (nella foto) e il primo cittadino di Montaldo Roero, Fulvio Coraglia. Il pm della procura di Asti, Davide Lucignani, ipotizza i reati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, truffa aggravata ai danni dello Stato, turbativa d’asta, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
Oltre ai due sindaci, coinvolti nell’inchiesta ci sono funzionari pubblici, professionisti e imprenditori. Sequestrati beni per oltre un milione di euro. L’operazione è l’epilogo di un’articolata indagine di polizia giudiziaria avviata nel luglio 2021 a seguito di perquisizioni che le Fiamme Gialle hanno eseguito negli uffici comunali di Vezza D’Alba e Montaldo Roero e nella sede legale dell’Unione dei Comuni del Roero: tartufo ed arneis. Dalle indagini, coordinate dalla procura di Asti, sono emerse – secondo gli investigaotri – molteplici condotte illecite. Gli inquirenti parlano di “un articolato, pervasivo e ben consolidato sistema fraudolento di gestione della cosa pubblica“.
Secondo la procura gli appalti venivano affidati in maniera fraudolenta sempre ai medesimi professionisti e imprenditori, che in cambio elargivano benefici economici ai funizonari pubblici. Gli investigatori parlano di due incaricati di pubblico servizio che si occupavano della gestione delle gare d’appalto, accusati di aver favorito il medesimo operatore economico, il quale, in cambio, ha acquistato i materiali da utilizzare nei lavori da una società riconducibile agli stessi funzionari pubblici, peraltro a prezzi superiori a quelli di mercato. I funzionari e gli imprenditori, sempre secondo il pm, avevano preparato atti falsi per far ottenere contributi statali e regionali agli enti locali in modo da far aumentare il consenso elettorale dei sindaci. Gli investigatori hanno attenzionato la situazione contabile degli enti locali e ora contestano agli amministratori di aver falsificato i rendiconti (cioè bilanci consuntivi) con l’annotazione in bilancio di residui attivi inesistenti e l’assunzione di obbligazioni senza impegno di spesa (che non generava residui passivi). In questo modo, contestano sempre gli inquirenti, gli esercizi finanziari dal 2010 al 2021 sono stati chiusi in positivo e non invece in deficit.