Tra le macerie del ponte Morandi c’era anche un carico di droga destinato a uomini di Scampia e Secondigliano. E la ‘ndrangheta provò a recuperare quei 900 chili di hashish nascosti dentro un camion giallo, coinvolto nel crollo del viadotto Polcevera il 14 agosto 2018. Non si sa se l’operazione immaginata da un uomo della famiglia Bellocco sia mai stata portata a termine e di questa storia non si è mai saputo nulla né se ne trova traccia in qualsiasi atto giudiziario connesso all’inchiesta sulla tragedia che provocò 43 morti nell’estate di cinque anni fa. Ne parla però un presunto affiliato alla cosca Bellocco di Reggio Calabria, coinvolto nel maxi-blitz compiuto martedì, perché a suo dire sarebbe stato proprio lui a interessarsi del recupero del carico. Si chiama Francesco Benito Palaia e nel marzo 2020, mentre i carabinieri di Reggio Calabria ascoltano le sue conversazioni, ne parla al telefono con un suo sodale, Rosario Caminiti.
“Allora quando è caduto il ponte Morandi, se tu vai al primo video…”, dice Palaia. “È caduto un furgone”, lo interrompe Caminiti. “Sì, il cargo! Ora questi marocchini sanno che il fumo non c’è più! Hai capito?”, aggiunge Palaia. I due iniziano così a raccontare di quel “cargo frigo imbottito di numerosi chili d’hashish che erano destinati a dei malavitosi campani”, riassume il giudice per le indagini preliminari Vincenza Bellini nell’ordinanza. Palaia, spiega il gip, era stato “ingaggiato” per “effettuare un tentativo di recupero” dello stupefacente. perché avendo conoscenze nel settore del recupero rottami, si legge nell’ordinanza, “avrebbe potuto individuare e trasportare la carcassa del mezzo contente il notevole quantitativo di hashish”. Quasi una tonnellata di ‘fumo’, secondo quanto spiegano gli indagati. “L’accordo – aggiunge il giudice – avrebbe in seguito previsto una spartizione della sostanza stupefacente al 50%”.
Il furgone, secondo quanto racconta Palaia, era “in un piazzale a Latina”, nel Lazio. “È venuto qua e mi ha detto: ‘Francesco ce l’hai la possibilità’… mi ha detto di un carrellone a rischio però, mi ha detto a rischio – dice l’affiliato a Caminiti – Mi ha detto devo andare a prendere questo furgone… così così così che lo hanno dis… dissequestrato ed era il carico giallo nella cella frigorifera…”. Quando cade il secondo pilone, sostiene Palaia, “c’è questo camion.. lo vedi benissimo! Giallo, un Euro-cargo giallo con una cella frigorifera”. Caminiti: “Ed è morto quello che era lì dentro?”. Palaia sostiene che l’autista si sarebbe salvato perché il camion “è caduto paru“, cioè in orizzontale, e “una macchina” si è ‘seduta’ sopra. “L’autista però era già uscito, si sono salvati pure quelli della macchina”.
Nei mesi successi un “amico” di Secondigliano si è incontrato con “questo”, sostiene Palaia, e gli avrebbe detto: “Senti una cosa, gli ha detto, io so che… perché sa, che hanno messo in movimento carroattrezzi, cose… hanno fatto un pochettino di movimento… per vedere se possiamo recuperare, tutte queste cose… siccome le assicurazioni di tutti quelli che sono caduti là sotto hanno bloccato i mezzi che erano assicurati per queste cose qua… per non prenderseli i proprietari che ha fatto… dopo sei-sette mesi che ha detto lui che lo guardavano questo… questo camion in questo piazzale dell’Aci dove hanno portato questi mezzi… Eh…. è venuto qua questo qua… Mi ha detto Francesco mi ha detto: ‘Tu ce l’hai la possibilità’, perché dice a questo punto dice ‘Io ai neri non gli posso dire’… Dice… ‘loro sanno che si è perso’… punto… ‘Adesso se loro vengono dove siamo noi a Secondigliano e Scampia e ci vedono che noi togliamo il fumo… Noi stiamo ancora comprando da loro… Quindi io questi novecento chili glieli voglio fottere… tu hai la possibilità di prendertelo tutto”.
A quel punto Palaia sostiene di aver risposto: “Io posso fare una cosa, facciamo cinquanta e cinquanta, io lo vendo il 50% te lo prendi tu e il 50% me lo prendo io… gli ho detto io, tanto tu non lo hai pagato e tu lavori … ora, il camion, camion lo hanno spostato da Latina e lo hanno portato a Frosinone.. ora, l’altro ieri mattina ha chiamato se c’è la possibilità di un carrellone”. E Palaia poi prosegue di stare architettando il recupero “per arrivare direttamente in Calabria”. E spiega: “Ora io che sto facendo, siccome c’è un amico mio là dei Castelli Romani, che ha i pullman lui che fa le scuole, e ha un carrellone quello con la buca”. La cella-frigo, dice ancora Palaia, è “deformata” e Caminiti puntualizza: “Che non si apre durante il trasporto…”. Perché a quel punto, sottolinea, “ti sei giocato tutto e ti hanno arrestato”. Palaia quindi racconta di aver pensato a un possibile piano, cioè “fasciare” il camion e rafforzare l’imbragatura ogni 200-250 chilometri così da essere certi che la cella rimanga chiusa. “Ora sto aspettando solo la telefonata per dirmi quando si deve ritirare – conclude Palaia – e arriva tutto questo”. Non si sa se il recupero di quel carico sia andato a buon fine.