I dati di Reporter sans frontières. Maglia nera alla Cina, poi Myanmar, Iran, Vietnam e Bielorussia: oltre la metà degli incarcerati è in questi 5 Paesi. Ad aumentare è in particolare la repressione decisa da Teheran. Quanto alle vittime ha inciso la guerra in Ucraina, anche se resta alta l'incidenza dell'America Latina e in particolare del Messico
Quasi sessanta giornalisti uccisi, oltre 500 incarcerati (mai così tanti). Sono due dei dati più drammatici del rapporto annuale di Reporters sans frontières (Rsf), che registra un aumento del 13,4 per cento degli arresti in un anno (il totale effettivo è 533) e segnala che 57 reporter sono stati ammazzati, con un aumento del 18 per cento rispetto al 2021. In aumento del 20 per cento il numero delle giornaliste arrestate nel 2022, 78 quelle ora detenute e anche in questo caso è il dato più alto mai registrato: il 14,6 per cento del totale contro il 7 di cinque anni fa.
L’ong assegna la maglia nera alla Cina, dove ci sono 110 giornalisti imprigionati, seguita da Myanmar con 62 reporter in carcere, l’Iran con 47, il Vietnam con 39 e la Bielorussia con 31. Più della metà del totale dei giornalisti detenuti si trova in questi 5 Paesi, sottolinea l’ong. Particolare attenzione viene riservata all’Iran, che come sottolinea Rsf è “diventato uno dei peggiori carcerieri di giornalisti” a causa della repressione del governo nei confronti di manifestanti e dei media. Per quanto riguarda la Cina, in testa alla classifica, il numero dei detenuti è invece leggermente in calo rispetto all’anno scorso.
“Mai prima d’ora Rsf ha registrato un numero così elevato di giornalisti imprigionati”, osserva la portavoce dell’ong Pauline Ades-Mevel. “Ciò conferma che i regimi autoritari continuano a imprigionare i giornalisti che li disturbano in modo sempre più disinibito e il più delle volte senza nemmeno prendersi la briga di giudicarli”, ha aggiunto. Poco più di un terzo dei giornalisti detenuti è stato condannato, mentre “gli altri (63,6%) sono in carcere senza essere stati giudicati” , aggiunge il rapporto.
Tra i giornalisti uccisi, la guerra in Ucraina è una delle cause dell’aumento delle vittime. Otto sono i reporter che hanno perso la vita mentre seguivano l’aggressione militare russa, mentre la metà dei 57 giornalisti uccisi ha perso la vita in Sud America, undici in Messico. “Quasi l’80% dei professionisti dei media uccisi nel 2022 sono stati deliberatamente presi di mira a causa della loro professione e degli argomenti su cui stavano lavorando” sottolinea ancora Rsf.
La portavoce di Reporters sans frontières ricorda che la criminalità organizzata e la corruzione sono i temi che espongono maggiormente i giornalisti. “Tutte le inchieste sul narcotraffico, la violenza, le bande, ma anche le mafie e le inchieste sugli abusi di potere sono argomenti che possono portare i giornalisti alla morte”, ha aggiunto. Sono inoltre 65 i giornalisti ancora in ostaggio nel mondo. Tra loro c’è il giornalista francese Olivier Dubois, da 20 mesi in mano di un gruppo terroristico affiliato ad al-Qaeda, il Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani.