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Quando, al minuto 57 del quarto di finale con il Portogallo, Romain Saïss si è toccato il flessore che aveva già scricchiolato nella partita con la Spagna, prima di alzare bandiera bianca e chiedere il cambio, tutto il pubblico marocchino è stato assalito dallo sconforto. Un’apprensione, del resto, più che giustificata. Il difensore del Besiktas, colonna dei Leoni dell’Atlante da più di un lustro, è uno dei segreti della straordinaria solidità difensiva della nazionale di Regragui. I dati parlano chiaro: nelle 5 partite disputate finora Saïss è stato il signore dei cieli, vincendo tutti i duelli aerei che ha ingaggiato con gli avversari. In più, è stato anche il secondo giocatore per numero di salvataggi (30), dietro solo al wonderkid croato Josko Gvardiol (32).
All’interno di un sistema tattico che punta molto sull’aggressività e l’organizzazione difensiva, rinunciando quasi completamente al possesso del pallone (il Marocco ha il secondo minor possesso medio della competizione – poco più del 30% – alle spalle della sola Costa Rica), Saïss è il guardiano del bunker marocchino, rimasto inviolato in ben 4 occasioni, nonostante gli assalti di avversari del calibro di Croazia, Belgio, Spagna e Portogallo. L’unico a perforarlo, paradossalmente, è stato Nayef Aguerd con una sfortunata autorete nell’ultima gara del girone con il Canada.
Un qualcosa di storico se si pensa che, prima del Marocco, solo altre 12 nazionali nella storia dei Mondiali avevano subito nessuna o una sola rete (come i Leoni dell’Atlante) nel loro cammino fino ai quarti: l’Inghilterra nel 1966, Brasile e Olanda nel 1974, ancora Brasile nel 1978, Inghilterra e Polonia nel 1982, Brasile nel 1986, Italia nel 1990, Francia nel 1998, Germania nel 2002, Italia e Portogallo nel 2006. Ma l’importanza di Saïss per il Marocco va oltre le statistiche. ” È un leader naturale“, ha raccontato a The Athletic il portiere Carl Ikemi, suo ex compagno di spogliatoio al Wolverhampton. “È un giocatore molto coraggioso, che in campo ha sempre una parola per gli altri e ti aiuta a superare i momenti più difficili. Sta mancando molto ai Wolves”. La pensa anche così anche Nayef Aguerd, il suo giovane compagno di reparto. “Ha un carisma incredibile. È il capitano. Il suo ruolo all’interno della nazionale è fondamentale per tutto il gruppo”, ha dichiarato tempo fa al quotidiano Paris Normandie il difensore sfornato dall’Accademia Mohammed VI di Salé, oggi in forza al West Ham.
Eppure non è stato sempre così. Nato nella Drôme, nel sud-est della Francia, da padre marocchino e madre francese, Romain è uno di quei giocatori forgiati dalla gavetta e arrivati relativamente tardi al professionismo. Fino ai 25 anni, infatti, Saiss ha vissuto all’ombra del dilettantismo. “Non avrei scommesso sul fatto che avrebbe fatto una carriera internazionale”, ha rivelato Christian Soublin, il suo allenatore ai tempi dell’FC Royans Vercors (la prima squadra di Saïss), in una bella intervista al magazine francese So Foot. “All’epoca era relativamente fragile e non gli piaceva entrare in stretto contatto con gli avversari”. La svolta è arrivata nel 2011, quando è approdato al Clermont, scoperto da Sébastien Regache. “ Sono sempre rimasto concentrato, anche se quando hai 21 anni e sei ancora un dilettante, un po’ senti venir meno le speranze“, ha raccontato in un’intervista al Guardian. “Ma sapevo che c’erano altri giocatori che avevano sfondato tardi, come Franck Ribéry, ad esempio, che, come me, non è nemmeno mai andato in accademia. Così ho continuato a lavorare e a crederci”.
Dopo qualche buona partita con la squadra B allenata da Jean Noël Cabezas, nell’ottobre dello stesso anno Michel der Zakarian lo ha lanciato da titolare nella gara di campionato con lo Châteauroux. Inizialmente schierato nel ruolo di centrocampista, per via delle sue doti tecniche, è stata un’intuizione del successivo allenatore, Régis Brouard, che ne ha arretrato il raggio d’azione, a dare la vita alla leggenda del “Maldini marocchino”, come sarebbe stato poi ribattezzato dai tifosi. “All’epoca, però, discutemmo a lungo sull’opportunità di fargli fare il difensore”, ha spiegato Brouard a So Foot. Da quel momento la carriera di Romain Saïss è stata un’ascesa inarrestabile: Le Havre, Angers e poi, nel 2016, la traversata de La Manica, con lo sbarco in Inghilterra, acquistato per 4 milioni di euro dal Wolverhampton, che all’epoca militava in Championship.
In Premier ha raggiunto la definitiva consacrazione, anche come leader, risultando tra i protagonisti dell’immediata promozione in Premier dei Wolves. Non a caso è diventato subito un pupillo di Nuno Espirito Santo. Il guru dei Wolves dal 2017 al 2021, del resto, lo ha sempre ritenuto fondamentale per la sua difesa a tre, riservandogli spesso parole al miele. “Romain è un giocatore molto versatile e con una grande mentalità”, lo ha elogiato una volta. Le prestazioni sfoderate in Premier League, unite ad una leadership sempre più evidente, gli hanno permesso anche di riabbracciare la nazionale marocchina, a quattro anni di distanza dalla prima e ultima convocazione. A differenza del 2012, quando l’allora ct Rachid Taoussi l’aveva fatto debuttare in un’amichevole con il Togo, però, nel 2016 Romain é tornato con l’obiettivo di rimanere in pianta stabile nel giro dei Leoni dell’Atlante.
Ad aprirgli nuovamente le porte del Marocco è stato Hervé Renard, sbarcato a Rabat dopo la fine del regno di Badou Zaki. Con il commissario tecnico francese in panchina, Saïss ha disputato due edizioni della Coppa d’Africa e un Mondiale, giocando in coppia con Mehdi Benatia. Proprio dall’ex difensore di Juve, Roma e Bayern Monaco, ritiratosi dalla nazionale dopo la cocente eliminazione agli ottavi di finale della Coppa d’Africa 2019 (ai rigori con il Benin), Romain ha ereditato la fascia da capitano della nazionale. Una scelta benedetta da Vahid Halilhdožić, confermata da Walid Regragui e legittimata dal grande Mondiale disputato dal roccioso centrale del Besiktas. All’orizzonte, adesso, c’è la storica semifinale con la Francia, anche se l’incognita infortunio ha tolto un po’ di serenità alla vigilia, come ha spiegato il ct Regragui nella rituale conferenza stampa prepartita: “Abbiamo uno staff medico di alto livello. Aspetteremo fino all’ultimo minuto, Ad oggi non ci sono certezze“. L’unica è che Romain, uno dei due binazionali del Marocco con il passaporto francese, farà di tutto per rispondere presente all’appuntamento con la storia: ” Farò di tutto per esserci, voglio aiutare la mia squadra,ma ci sono momenti in cui bisogna saper essere ragionevoli e mettere da parte l’orgoglio personale“. Parole da leader. Ancora una volta.