Come già avvenuto in passato nell’inchiesta le due società, che fanno parte di due diversi gruppi francesi a controllo statale, sono indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, la legge 231 del 2001
Un anno e mezzo fa c’era stato il caso Dhl e il sequestro di 20 milioni di euro, oggi gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano ha sequestrato circa 102 milioni di euro in un’inchiesta della procura di Miano che vede al centro i colossi della logistica Brt, la storica azienda italiana ex Bartolini attiva nelle spedizioni, e Geodis, entrambi controllati da due diversi gruppi francesi. Nello specifico le Fiamme gialle hanno sequestrati 44 milioni a Brt e 37 a Geodis e 21 milioni a un’altra azienda intermediaria. Cuore dell’inchiesta, coordinata dal pm Paolo Storari, è l’ipotesi di una frode per frode fiscale riguardante i cosiddetti ‘serbatoi di manodopera’, ossia lavoratori della logistica messi a disposizione da società intermediarie per le due grandi aziende per cui non sono pagati contributi e Iva pur essendo di fatto dipendenti.
Come già avvenuto in passato nell’inchiesta le due società, che fanno parte di due diversi gruppi francesi a controllo statale, sono indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, la legge 231 del 2001. La procura contesta la frode fiscale e compensazione di crediti inesistenti. I sequestri, disposti d’urgenza dalla Procura dovranno essere sottoposti al giudice per le indagini preliminari hanno riguardato anche (per circa 21 milioni dei 102 totali) Antonio Suma, titolare di società intermediarie nel meccanismo individuato dai finanzieri. Nello specifico, ricostruendo la “filiera della manodopera”, gli investigatori hanno accertato che i rapporti di lavoro con le società committenti sono stati in taluni casi “schermati” da “società filtro” che a loro volta hanno utilizzato di diverse società cooperative (società “serbatoio”), mentre in altri casi sono stati intrattenuti direttamente con quest’ultime che, facendo capo a un’unica regia, si sono avvicendate nel tempo, trasferendo la manodopera dall’una all’altra. In questo mondo non veniva versata l’Iva, secondo gli inquirenti, e nella maggior parte dei casi, anche i contribuiti previdenziali e e gli oneri di natura assistenziale. Le indagini hanno accertato che analizzando la situazione economico-finanziaria delle società fornitrici di manodopera, è emerso, inoltre, che sono state effettuato indebite compensazioni di imposte con crediti fiscali inesistenti. L’inchiesta ricalca altre indagini, tra cui quella che nel giugno 2021 aveva portato appunto al sequestro di 20 milioni di euro a carico di Dhl, sempre azienda leader nella logistica. Dall’inchiesta era emerso che, attraverso società di intermediazione e finte cooperative, sarebbero stati creati “meri serbatoi di manodopera”, ossia lavoratori della logistica a cui le società intermediarie, tra l’altro, non versavano in gran parte i contributi. Uno schema simile ricostruito anche in questa indagine. Dopo l’inchiesta della procura Dhl ha assunto 1500 lavoratori e la procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta.
“L’attività odierna rientra – si legge in una nota – nella più ampia missione della Guardia di Finanza volta al contrasto di diffuse ed insidiose fenomenologie evasive, in grado di generare enormi profitti illeciti in capo agli autori delle frodi, in danno dell’Erario e delle imprese concorrenti che operano nella legalità. Il fine è contribuire alla ripresa e al rilancio dell’economia del Paese garantendo la tutela dei diritti dei lavoratori“.