————————————–
Si può parlare di delusione se una squadra che non avrebbe dovuto passare i gironi perde in semifinale dopo aver a lungo fatto vedere le streghe ai campioni del mondo? Sì, per come è andata la semifinale che ha visto il Marocco sconfitto per due a zero dalla Francia si può parlare di delusione. E allo stesso tempo no: se si considera che la squadra di Regragui resterà nella storia non solo per il massimo risultato raggiunto nella storia calcistica marocchina e africana, ma anche perché il suo Marocco sarà un esempio di scuola, in particolare per le “piccole“. In questo senso di delusione proprio non si può parlare. Il dibattito in ogni caso è rinviato: l’avventura del Marocco in Qatar non è finita. Certo, per come era iniziata la semifinale non lasciava presagire nulla di buono per i Leoni dell’Atlante: Regragui rinuncia a un centrocampista e di fatto si mette a tre dietro inserendo El Yamiq assieme al recuperato Saiss e a Dari visto che Aguerd non ce la fa.
Una scelta discutibile visto che proprio da un errore di El Yamiq nasce il vantaggio della Francia dopo cinque minuti, con i blues che con Mbappè ci provano due volte venendo murati, mentre non sbaglia Theo Hernandez sul terzo tentativo. Al quinto minuto il Marocco si ritrova sotto, ma mostra di voler vendere cara la pelle con Ounahi che da fuori impegna severamente Lloris. La tattica del Marocco è sempre la stessa, ritmi bassi, linee strette e ripartenze, ma la fisicità della Francia rende il compito ben più difficile rispetto a squadre di palleggio come Portogallo e Spagna. Francia ancora pericolosa con Giroud che coglie il palo dopo aver sfruttato un errore di Saiss. Evidenti le difficoltà del capitano del Marocco che aveva stretto i denti ma non ce la fa ed esce lasciando il posto ad Amallah col Marocco che torna alla difesa a 4.
Episodio dubbio al 27esimo quando Boufal va giù in area in un contrasto con Hernandez: giallo per il marocchino anche se sembrerebbe fallo del francese. A quattro il Marocco gioca meglio, anche grazie a un calciatore che farebbe tranquillamente il titolare anche dall’altra parte, ed è Ounahi. Incredibile a fine primo tempo quando El Yamiq con una spettacolare rovesciata coglie il palo e sfiora il pareggio. Perché è una squadra coraggiosa il Marocco, che dopo l’emozione iniziale mette in tasca paure e timori reverenziali e gioca con una sfacciataggine stupenda, che dovrebbe essere d’esempio nel calcio di oggi per chi si trova a vestire i panni della sfavorita. Nel secondo tempo il Marocco gioca meglio della Francia, arriva davanti a Lloris diverse volte nei primi venti minuti ma non trova la stoccata vincente per il pareggio.
E fa specie vedere la Francia schiacciata dietro e il Marocco che la costringe a spazzare via con Griezmann, un attaccante: anche il suo un atteggiamento encomiabile. Dopo la grande paura però arriva il due a zero di Kolo Muaní, appena entrato, che raccoglie una nuova carambola in mezzo all’area propiziata nuovamente da Mbappè e raddoppia. È un gol tombale ovviamente, che arriva nel momento in cui il Marocco sta dando tutto per raggiungere il pareggio. Fino all’ultimo ci provano Ounahi e compagni, ma il Dio del calcio è crudele (con la Francia non troppo) e i ragazzi di Regragui lo sperimentano, ma avranno modo di sperimentarne anche la benevolenza, visto che i numeri e gli ingredienti per indurla li hanno tutti. C’è da giocare la finalina per il bronzo contro la Croazia: a caldo troppo poco, a freddo forse troppo… Razionalmente un traguardo meritatissimo e soprattutto l’ennesima sfida da vincere contro il pronostico per quei meravigliosi ragazzi che hanno fatto vedere le streghe a Mbappè, a Griezmann e a chi studia da campione del mondo e deve sudare coi Leoni dell’Atlante.