I progressi nelle terapie contro il cancro al seno proseguono. La ricerca scientifica ha segnato un nuovo passo avanti con lo studio “Monarch E” in fase 3 che ha portato a risultati considerati molto positivi dagli scienziati. La ricerca coinvolge le pazienti con carcinoma mammario in fase precoce Hr+, Her2-, con linfonodi positivi, ad alto rischio. La casa farmaceutica Eli Lilly ha annunciato nei giorni scorsi al San Antonio Breast Cancer Symposium (Sabcs), in contemporanea con la pubblicazione lo scorso dicembre su The Lancet Oncology, i risultati su abemaciclib in combinazione con la terapia endocrina standard (Et). Secondo i dati, che derivano da un’analisi che riflette un periodo di osservazione mediano di 3,5 anni nel quale tutte le pazienti hanno completato o interrotto il periodo di trattamento previsto di due anni con abemaciclib, “il rischio di sviluppare una malattia invasiva è risultato ridotto del 33,6%. Il tasso di sopravvivenza libera da malattia invasiva (Idfs) a quattro anni è stato dell’85,8% per i pazienti trattati con abemaciclib più terapia endocrina standard (Et) rispetto al 79,4% per i pazienti trattati con la sola terapia endocrina standard, con una differenza assoluta del 6,4% (rispetto al 2,8% a due anni)”, riporta lo studio.

“L’aggiunta di abemaciclib in adiuvante ha anche ridotto il rischio di sviluppare una malattia metastatica del 34,1%. Il tasso di sopravvivenza libera da malattia a distanza (Drfs) a quattro anni è stato pari al 88,4% per i pazienti trattati con Abemaciclib più Et rispetto all’82,5% dei pazienti trattati con sola Et, con una differenza assoluta del 5,9% (rispetto al 2,5% a due anni)”, sottolinea Eli Lilly. Questi benefici sono stati descritti in tutti i sottogruppi, indipendentemente dalla percentuale di espressione del marcatore di proliferazione cellulare Ki-67. Sebbene i dati “sulla sopravvivenza globale non siano ancora maturi, nel braccio Abemaciclib con Et sono stati osservati meno decessi rispetto al braccio di monoterapia con Et. I risultati complessivi di sicurezza sono coerenti con il profilo consolidato di Abemaciclib”, prosegue la nota dell’azienda.

“Questi dati vanno a confermare il profilo di efficacia e di sicurezza della molecola. Il continuo rafforzamento del beneficio di Abemaciclib in fase adiuvante a quattro anni sottolinea ulteriormente l’importanza potenziale di questi dati per le donne e gli uomini affetti da carcinoma mammario precoce Hr+, Her2-, linfonodo-positivo e ad alto rischio”, ha affermato Valentina Guarneri, ordinaria di Oncologia medica, direttore Unità Operativa complessa di Oncologia 2, Istituto Oncologico Veneto Irccs. “I risultati dello studio clinico, confermati da questa nuova analisi presentata al più importante congresso mondiale sul tumore del seno, sono di estrema rilevanza clinica sia per l’entità del beneficio indotto da abemaciclib, sia perché questo beneficio riguarda le pazienti con tumore che, pur nelle fasi iniziali, risulta a più alto rischio di ricaduta dopo l’intervento”, ha aggiunto Lucia Del Mastro, docente di Oncologia dell’Università di Genova e direttore della Clinica di Oncologia Medica dell’ospedale Policlinico San Martino. Lo studio (su 5.637 individui) ha incluso donne e uomini con tumore del seno Hr+, Her2-, linfonodo-positivi e con un alto rischio di recidiva.

Anche per quanto riguarda i dati sulla sopravvivenza, i numeri sono confortanti: sono stati osservati meno decessi nel braccio abemaciclib con Et (terapia endocrina standard) (157 [5,6%]) rispetto al braccio di monoterapia con ET (173 [6,1%]). Nel braccio abemaciclib con Et si è verificato un minor numero di decessi per tumore al seno rispetto al braccio di sola Et, 117 (4,2%) contro 138 (4,9%). Quasi il doppio dei pazienti nel braccio di controllo ha sviluppato e vive con malattia metastatica rispetto a quelli che hanno ricevuto abemaciclib. Il follow-up è in corso fino alla valutazione finale della sopravvivenza”, riporta la nota. Il primo aprile 2022, l’Ema ha approvato abemaciclib in associazione alla terapia endocrina per il trattamento adiuvante di pazienti adulti con carcinoma mammario in fase iniziale, Hr, Her2-, linfonodo-positivo, ad alto rischio di recidiva secondo i criteri della coorte 1 dello studio in oggetto. “Gli eventi avversi più frequentemente descritti nel braccio abemaciclib sono stati diarrea, neutropenia e affaticamento; artralgia, vampate di calore e affaticamento nel braccio di controllo; gli eventi avversi di grado 3-4 più comuni sono stati neutropenia, leucopenia e diarrea nel braccio con abemaciclib e artralgia, neutropenia e aumento delle Alt nel braccio di sola Et”, conclude la nota.

Lo studio su Lancet Oncology

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