Cinema

In ‘The Fabelmans’ un’autobiografia di Spielberg: il sogno del cinema tra citazioni e virtuosismi

Che il cinema fosse magia un sommo stregone della cinepresa come Steven Spielberg ce lo ha già dimostrato in molteplici occasioni. Con The Fabelmans tuttavia sceglie la strada della quasi autobiografia per calarci nella sua personale formazione cinematografica. Quasi-auto-biografia perché sceglie nomi fittizi, la famiglia ebrea Fabelmans appunto, ma la sua intenzione di raccontare sé stesso, il rapporto con i propri genitori e la cura della sua primaria passione questa volta trabocca di amore e omaggi al cinema, attraverso un appassionato rincorrersi di citazioni della sua stessa filmografia.

È la storia di Sammy, ragazzino che controvoglia si ritrova per la prima volta al cinema insieme a mamma e papà. Da quel sedersi in una sala buia, sconfinata e stracolma, arriva con ritrosia ma esce innamorato del grande schermo e da quel momento cercherà in tutti i modi di replicarne le meraviglie. Inizia un percorso di trenini elettrici scenografati e diretti in epici scontri, filmati con le sorelline fasciate di carta igienica a fargli da mummie e mille artifici e trucchetti per scimmiottare al meglio le storie viste in sala. In questo turbine d’immagini costruite da un bambino con la Super8 di casa, e poi via via montati con le prime moviole, si assiste a un vero e proprio film di formazione. Anzi, un film officina incentrato sul periodo da autodidatta. Così le prime visioni casalinghe in muto davanti alla famiglia orgogliosa e la madre commossa diventeranno per l’adolescente Sammy proiezioni scolastiche o con i boy scout. Piccoli grandi eventi che segneranno i passi di un futuro artista.

Spielberg è sempre riuscito a portare il sogno attraverso il conflitto nei suoi film, e neanche qui se ne esime. Se formalmente ci coinvolge in un avventuroso percorso di metacinema infarcendolo di autocitazioni e omaggi più disparati ai generi cinematografici primari, nella sostanza più puramente narrativa ci apre la porta sul grande segreto che ha condiviso con sua madre per tanti anni. Un segreto doloroso che il ragazzo protagonista condivide utilizzando semplicemente il montaggio di un filmino, la lingua dei suoi sentimenti. Spielberg ha deciso di raccontare questa parte della sua vita durante il periodo della pandemia, come ha confessato a Martin Scorsese in un recente incontro col pubblico a fronte di un’anteprima newyorkese. In Italia avremo un’uscita d’anteprima il 17 e il 18 dicembre, mentre quella ufficiale è fissata al 22. Insomma, il film di Natale, anche se per noi purtroppo non ci saranno i due registi a introdurre il film. Quello sì che sarebbe un regalo coi fiocchi!

Ma torniamo a noi. E soprattutto alle tante citazioni e Easter egg – oggi le chiamano così – disseminate in questo The Fabelmans. Ad esempio il Sammy bambino ha un armadio in cameretta che ricorda tanto quello di Elliot, quello dove nascondeva E.T., per intenderci. Alcune inquadrature di ragazzi intenti ad avventurarsi davanti alla cinepresa in uno dei film giovanili del regista in erba fanno pensare ai protagonisti di Stand by me, mentre la spiaggia animata di ragazze in costume e bellimbusti che giocano a beach volley riportano alla memoria le scene spensierate dello Squalo, quelle appena prima degli attacchi. Senza parlare dei virtuosismi con la macchina da presa che ci riportano ad azioni in stile Indiana Jones. Ma il nostro guarda affettuosamente anche al western di John Ford… Tutto in una tenerissima versione cinema fatto in casa. Insomma, il grande regista compirà 76 anni il 18 dicembre ma ha ancora un cuore bambino e una freschezza d’idee incredibile. E come fosse Pollicino, semina succosi rimandi come questi per tutto il film. Sarà una piacevole sfida per gli amanti del suo cinema scoprirne il più possibile.

In quanto al cast il Sam bambino è Mateo Soryan, mentre quello adolescente ha il volto guascone che probabilmente rivedremo presto e spesso di Gabriel LaBelle. I genitori sono interpretati da Paul Dano e Michelle Williams. Occhio all’attrice del Montana, perché grazie a una poetica danza notturna in un campeggio potrebbe arrivare a candidature importanti per la Miglior attrice non protagonista. Al loro fianco l’amico di famiglia Seth Rogen, e dulcis in fundo, un cameo di David Lynch nei panni di un monumentale cineasta passato alla storia: la ciliegina sulla generosa torta di questo film. È tra i migliori film di questo 2022, e probabilmente agli Oscar 2023 sarà tra i titoli di punta insieme al Bones and all di Guadagnino. Ma questa è un’altra storia.