Tra gli arrestati un militare dell'Arma che per la Dda avrebbe aiutato uno degli indagati, già agli arresti domiciliari, di disattendere la misura. Oltre ad avere aiutato con bonifiche ambientali a evitare le intercettazioni agli altri indagati
Concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e turbata libertà degli incanti, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. C’è anche un carabiniere tra le quattro persone finite agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Dda di Reggio Calabria. Gli uomini del Gico della Guardia di finanza hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare anche a tre imprenditori. Si tratta di Francesco, Giovanni e Filippo Gironda. La Dda li accusa di associazione mafiosa perché ritenuti espressione della cosca Serraino-Rosmini, ma il giudice per le indagini preliminari li ha arrestati per concorso esterno. Per la stessa accusa è finito ai domiciliari il carabiniere Antonio Mazzone.
Stando alle indagini esisteva una cordata di imprenditori edili, vicini alla ‘ndrangheta e facenti capo a un unico gruppo familiare che, grazie a interessi comuni e la corruzione di alcuni funzionari pubblici, sarebbe riuscita in una passata amministrazione cittadina ad aggiudicarsi diverse commesse di edilizia pubblica. Stando agli inquirenti il sistema illegale era ondato “su ripetuti favoritismi portati avanti nel tempo, a fronte di utilità corrisposte ai funzionari pubblici”: un meccanismo di “do ut des”.
Al militare dell’Arma viene contestato di aver consentito a uno degli indagati, sottoposto agli arresti domiciliari, di disattendere sistematicamente le prescrizioni derivanti dalla misura cautelare. Oltre a ciò, il graduato avrebbe fornito mezzi e apparecchiature tecniche al fine di consentire a soggetti investigati di eludere, tramite vere e proprie bonifiche ambientali, eventuali attività di intercettazione condotte a loro carico. L’esecuzione della misura degli arresti domiciliari nei confronti di Mazzone è stata eseguita con il supporto del Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia. Nell’indagine risultano indagate altre 10 persone fra cui sette funzionari del Comune di Reggio Calabria.
Sei funzionari sono accusati di concorso esterno. Si tratta di Arturo Arcano, funzionario dell’ufficio Programmazione, Vincenzo Cuzzola, responsabile dell’ufficio Reti e Sottoservizi, Giuseppe Mafrici, dipendente dell’ufficio Arredo urbano e Verde pubblico, Giuseppe Marino, responsabile unico del procedimento di appalto relativo alla struttura sportiva del quartiere San Giovannello, Alfredo Maria Mesiano, direttore dei lavori dello stesso appalto, e Domenico Alessandro Macrì, responsabile unico del procedimento relativo al progetto integrato del Centro Agroalimentare di Mortara. Con la sola accusa di corruzione è invece indagato Giancarlo Cutrupi, responsabile del Settore Progettazione de esecuzione Lavori pubblici. Sono indagati anche Serena Assumma, ex moglie del pentito Giuseppe Stefano Tito Liuzzo, l’indiano Surinder Sing, detto “Giovanni”, e Francesco Viglianisi. Il gip ha anche disposto l’esecuzione del sequestro preventivo di 11 imprese attive nel settore edile, per un valore stimato in oltre 10 milioni di euro.