E quattro. La banca centrale europea ha portato il costo del denaro dell’area euro al 2,5%, il livello più alto dal dicembre 2008. Si tratta del quarto rialzo consecutivo dopo quelli del 27 lugio (+ 0,5%), del 14 settembre (+ 0,75%) e del 2 novembre (+ 0,75%) scorsi. L’obiettivo della banca centrale è quello di ridurre l’offerta di moneta e in questo modo cercare di frenare l’inflazione e riportarla verso i valori considerati ottimali, ossia introno al 2%. L’ultimo dato dell’area euro sull’incremento dei prezzi, relativo a novembre, segna + 10%. Il rialzo di oggi è in linea con le attese degli analisti, che propendevano per un aumento di mezzo punto piuttosto che per un altro maxi rialzo dello 0,75%. Un incremento dello 0,5% è stato deciso stamane anche dalla Bank of England portando i tassi inglesi al 3,5%, il massimo da 14 anni. Ieri la Federal Reserve statunitense ha portato il costo del denaro americano collocandolo nella forchetta al 4,25- 4.5% e annunciando ulteriori incrementi nei prossimi mesi.

Il consiglio direttivo della Bce “si aspetta di alzare ulteriormente i tassi”, ha comunicato la banca centrale illustrando la decisione odierna. Francoforte ha anche avviato il quantitative tightening, ovvero il processo con cui inizierà a liberarsi dei bond comprati negli anni, “a partire dagli inizi di marzo 2023“. Il portafoglio “sarà ridotto a un ritmo misurato e prevedibile, in quanto l’Eurosistema reinvestirà solo in parte il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Il ritmo di tale riduzione sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine del secondo trimestre del 2023 e verrà poi determinato nel corso del tempo”.

La Bce ha deciso di alzare i tassi, e prevede che debbano ancora salire “significativamente”, perché “l’inflazione continua a essere di gran lunga troppo elevata e, secondo le proiezioni, si manterrebbe su un livello superiore all’obiettivo per un periodo di tempo troppo prolungato”, ha detto la presidente della banca centrale Christine Lagarde nella conferenza stampa che, come d’abitudine, segue il Consiglio direttivo. “È ragionevole aspettarsi che la Bce aumenti i tassi di mezzo punto percentuale alla volta, come fatto oggi”, ha aggiunto la presidente che poi precisa “Chiunque pensi che c’è un pivot (un’inversione di rotta nelle politiche monetarie, ndr) si sbaglia. Non stiamo svoltando, non stiamo vacillando, stiamo mostrando determinazione in un viaggio che continua”.

Dopo le decisioni e gli annunci di politica monetaria della Bce il mercato è tornato a percepire il debito italiano come più rischioso rispetto a quello della Grecia lungo tutta la curva dei rendimenti. Il Btp decennale balza al 4,05%, in crescita di circa 20 punti base, mentre quello della Grecia si attesta al 4,037%, in crescita di solo 5 punti. Lo spread tra Btp e Bund si è aperto a 202,8 punti a fronte di un differenziale di 201,3 punti tra i bond di Atene e quelli di Berlino

L’incremento dei tassi ha importante ricadute sui mercati ma anche sulle famiglie che devono accendere un prestito o che hanno un mutuo a tasso variabile (minore per ora l’effetto sui nuovi mutui a tasso fisso). I tassi della Bce riguardano quello che pagano le banche per scambiarsi tra di loro denaro depositato presso la banca centrale ma, a cascata, finiscono per influenzare il costo di qualunque tipo di finanziamento. Oggi l’associazione bancaria italiana ha comunicato che in novembre i tassi medi applicati dalle banche ai nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni sono saliti al 3,02% (2,75% il mese precedente, 5,72% a fine 2007). “Siamo tornati a livelli di agosto 2014”, spiega il vice direttore generale dell’associazione, Gianfranco Torriero indicando che “noi consideriamo solamente il tasso d’interesse e non il Taeg (Tasso annuo effettivo globale ndr), i cui valori sono influenzati dalla dimensione media del finanziamento”.

Secondo una simulazione del sito Facile.it l’aumento dei tassi della Bce di 50 punti deciso oggi produrrà nei prossimi mesi un aumento delle rate dei mutui variabili, con rincari di quasi 35 euro al mese per un finanziamento medio e un aggravio complessivo che sale a circa 180 euro dall’inizio dell’anno (+39%). Le cifre sono calcolate su un mutuo di 126mila euro a 25 anni sottoscritto a gennaio 2022 e con un loan-to-value (valore del prestito rispetto all’immobile) pari al 70%.

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