Le grandi città rischiano di andare in tilt per lo sciopero generale contro la legge di Bilancio in programma in 11 regioni venerdì 16 dicembre. Si fermano autobus, treni e metropolitane nell’ultimo appuntamento di una settimana di protesta indetta dai sindacati Cgil e Uil. Ma la Cisl non ci sta e, non aderendo, certifica la spaccatura tra le principali organizzazioni sindacali: “Lo sciopero è sbagliato”, afferma il segretario generale Luigi Sbarra. “Sulla manovra non si può dire, se non in malafede, che non c’è nulla di positivo. E quando si agita troppo lo sciopero – attacca – lo si trasforma in un rito che non produce risultati, ma scarica il peso sulle spalle dei lavoratori, e trasferisce il conflitto nelle aziende”.
Si prevedono forti disagi, soprattutto per i pendolari, col trasporto pubblico locale che si fermerà con orari diversi in ogni città. Per quanto riguarda i treni, lo sciopero del personale del gruppo Fs sarà dalle 9 alle 17. Lo stop riguarda Alto Adige, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Sardegna, Toscana e Lazio: saranno quindi possibili disagi e ritardi nelle tratte nazionali di Trenitalia che attraversano quelle regioni oltre ai treni locali. Non dovrebbero esserci disagi per le Frecce.
Lo sciopero in Lombardia riguarderà anche i mezzi di Atm, la società che gestisce il trasporto pubblico a Milano, che si fermerà dalle 18 all 22. Stesso orario anche per Linee Autoguidovie, mentre il personale di Trenord si ferma dalle 9 e alle 13. Quattro ore di sciopero invece per il personale di Tper, che opera a Bologna e Ferrara (dalle 11.30 alle 15.30). Bus, tram e metropolitana di Roma, gestiti da Atac, rischiano disagi dalle 20 fino a mezzanotte.
La nuova ondata di proteste conclude una settimana di scioperi regionali indetti da Cgil e Uil, il primo lunedì 12 in Calabria. Le astensioni dal lavoro interesseranno non solo i trasporti ma tutti i settori, dalla sanità alle banche. Martedì 13 si erano fermate Sicilia e Umbria, mercoledì 14 Trentino, Valle d’Aosta e Veneto, giovedì 15 Marche, Abruzzo e Piemonte. La lista delle richieste di Cgil e Uil per cambiare la manovra è lunga. Fra le altre cose la decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro, una riforma fiscale progressiva (quindi niente flat tax), tassazione degli extraprofitti per un contributo straordinario di solidarietà, rivalutazione delle pensioni, risorse per l’istruzione e la sanità, cancellazione della legge Fornero, con l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni con 41 anni di contributi.