Perché l’impronta ecologica non è ancora entrata nella contabilità delle nazioni e nei bilanci delle aziende?

Se l’economia che dal greco οἶκος (oikos), “casa” e νόμος (nomos) “norma” o “legge” dovrebbe occuparsi del complesso delle risorse e della loro utilizzazione efficiente, diventa paradossale che questa disciplina sociale non agisca per la sopravvivenza stessa della nostra casa, e quindi del nostro pianeta. Tutti gli studiosi e professori di ogni università terrestre dovrebbero essere proni ad occuparsi di questa grande questione epocale: garantire che l’umanità svolga le sue attività sotto il limite della sopportazione del pianeta.

È evidente che tutto questo non sta accadendo e i motivi sono diversi ma non sono né tecnici, né legati all’aumento di costi economici di una possibile transizione ecologica. I veri motivi sono legati ad un abuso di potere e di una ideologia che culturalmente domina in questo momento le masse e la politica, in barba ai dati scientifici e allo sviluppo di coscienze ecologiche individuali e collettive sempre più diffuse. Questa ideologia si chiama neoliberismo e costringe consapevoli ed inconsapevoli masse, con un’ampia fetta di politici, ad aderire ad un modello egocentrico che punta alla crescita del proprio capitale in banca e alla crescita del Pil piuttosto che al benessere o alla felicità.

Chi domina la catena di potere di questo sistema non ha nessuna intenzione di arrendersi ed agevolare il passaggio verso un mondo che calcoli l’impatto ambientale e che ristabilisca un equilibrio economico introducendo nuovi concetti di crediti e debiti ambientali prodotti dalle nostre azioni. La sopravvivenza della specie umana e le sue conquiste democratiche, civili e sociali sono sotto attacco da un modello economico che invece promuove l’avidità dei singoli.

I grandi proprietari delle industrie dei combustibili fossili non intendono rinunciare per nulla al mondo a 5,9 trilioni di dollari di sovvenzioni all’anno (stima del Fondo monetario internazionale) per la combustione di carbone, petrolio e gas. Una parte di questi soldi arrivano direttamente o indirettamente nelle tasche di chi si arricchisce con le industrie dei combustibili fossili e l’altra parte viene spesa per affrontare i danni, anche sanitari, da inquinamento atmosferico e da cambiamento climatico [1].

Inoltre chi ha in mano condutture, miniere, piattaforme petrolifere e molto altro, per un valore di trilioni di dollari non ha nessuna intenzione di agevolare una transizione ecologica che renderebbe inutile il loro capitale patrimoniale. Gli uomini del fossile utilizzano tutto il proprio potere economico per influenzare la politica e le istituzioni e garantire così il loro successo per lunghi decenni, a scapito di ciò che andrebbe velocemente realizzato per evitare disastri ambientali sempre più incontrollabili.

“Le nuove energie rinnovabili per la produzione di elettricità sono ormai da tempo più economiche di carbone, petrolio e gas, ma i combustibili fossili continuano a dominare in molti settori industriali, tra cui quelli dell’acciaio, del cemento, della plastica, dei trasporti marittimi, dell’aviazione e dei trasporti su lunga distanza” [2].

A tutto questo si aggiunge il dominio culturale di un modello espansivo e di conquista, un modello estrattivo e di accesso a grandi spazi naturali che non ha fatto altro che alimentare l’immagine di un mondo senza limiti con risorse infinite. È così che dal 1970 l’estrazione di risorse naturali è triplicata. E dal 2020 ogni persona, in media, sta producendo una massa di oggetti e materiali che hanno superato il suo peso corporeo [3].

Non c’è via d’uscita dentro al modello capitalistico e consumistico ma c’è la nostra condanna a morte.

1 Vernon N., Parry I., Black S., Still Not Getting Energy Prices Right: A Global and Country Update of Fossil Fuel Subsidies, IMF Working Papers, settembre 2021.

2 Una Terra per tutti Il più autorevole progetto internazionale per il nostro futuro a cura di Jørgen Randers, Johan Rockström, Sandrine Dixson-Declève, Owen Gaffney, Jayati Ghosh, Per Espen Stoknes

3 Elhacham E. et al., “Global Human-Made Mass Exceeds All Living Biomass”, Nature 588, 7838, Dicembre 2020

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