Intervista a Federica Fanesi, prima cittadina di Ostra, il Comune più colpito dal disastro di metà settembre. "La nostra comunità ha bisogno di piantare un chiodo attorno a cui agganciare delle speranze. Dalla notte dell’alluvione non c’è stato un solo motivo di sorriso per la nostra gente"
Se non fosse stato per i sindaci del territorio alluvionato di Senigallia che si sono messi di traverso, la Regione Marche non avrebbe mai avviato i lavori in somma urgenza per sistemare gli argini dei fiumi in caso di nuove e abbondanti precipitazioni. Palazzo Raffaello, sede della giunta, invece di intervenire in emergenza ha contattato l’università di Firenze (strano che non abbia coinvolto la Politecnica delle Marche che al suo interno ha una rinomata facoltà di ingegneria) per un progetto di lungo periodo. È soltanto uno dei grattacapi che il presidente della Regione Francesco Acquaroli deve fronteggiare a tre mesi dall’ondata di acqua e fango che ha travolto le valli del Misa e del Nevola uccidendo 12 persone (tra cui una donna dispersa). Un altro nodo da affrontare sono i primi ristori: 5mila euro per ogni famiglia alluvionata e 20mila per le imprese . L’11 ottobre scorso l’assessore alla protezione civile, Stefano Aguzzi, aveva annunciato il provvedimento vista la disponibilità di 5 milioni di euro. A ilfattoquotidiano.it parla sul tema la sindaca di Ostra, Federica Fanesi, che guida il Comune più colpito dalla tragedia del 15 settembre. E’ sindaca dal 2019 dopo aver vinto le Comunali con la lista “Progetto Ostra”, di centrodestra.
Sindaca Fanesi, i cittadini e gli imprenditori del suo Comune hanno ricevuto i soldi promessi?
No. E mi lasci dire: è una questione davvero spiacevole.
Perché?
La nostra comunità ha bisogno di piantare un chiodo attorno a cui agganciare delle speranze. Dalla notte dell’alluvione non c’è stato un solo motivo di sorriso per la nostra gente.
Pratiche e richieste alla Regione sono state inviate?
Certo. E lei non sa quante volte ho bussato a quella porta per avere un segnale. Quei ristori non risolvono la vita di una famiglia con la casa lesionata o di un imprenditore in ginocchio, però ripeto, sarebbe stato un segnale di vicinanza. Ora le tesorerie chiudono e se ne riparla almeno a inizio 2023.
Eppure gli attestati di vicinanza sembravano aver fatto presa nella politica, come se lo spiega?
È vero, l’ex premier Draghi che la sera stessa arriva a Pianello di Ostra per un sopralluogo, la presidente Meloni che nel suo discorso d’insediamento parla espressamente della nostra tragedia e gli annunci della Regione sul bilancio triennale con 21 milioni di euro stanziati. Ero fiduciosa, ora ho capito che i tempi della politica non collimano con quelli della vita di tutti i giorni della gente.
Tornando ai lavori del post-alluvione, mi spiega cos’è successo tra i Comuni e la Regione?
La giunta non ha calcolato l’emergenza puntando su uno studio i cui frutti si potranno vedere chissà tra quanti anni. A onor del vero si tratta di un grande progetto in grado di cambiare le cose lungo le nostre valli a livello tecnico, e per questo siamo con Palazzo Raffaello, ma nel frattempo come facciamo a garantire la sicurezza dei cittadini?
C’è ancora ansia e tensione tra la gente?
Come la prima notte dopo la tragedia. Lei lo sa che quando piove la maggior parte delle persone va a dormire vestita? Non si può andare avanti così.
Come avete convinto la Regione a cambiare idea?
Facendo capire al presidente Acquaroli le conseguenze reali di una nuova precipitazione, anche meno violenta di quella straordinaria avvenuta tre mesi fa. Fino a novembre però non si è mosso nulla, ora grazie a noi e alla gente delle nostre frazioni più colpite sono arrivate le ruspe. C’erano da ripulire i ponti e il letto dei fiumi dai detriti e dal materiale di risulta , sistemare gli argini che si sono sciolti alimentando l’onda di fango. Per non parlare dei ponti distrutti, per cui temo tempi ancora lunghissimi. Anche lì le istituzioni vogliono ricostruire opere definitive, con cantieri lunghi almeno 3 anni. Noi chiediamo intanto ponti provvisori.
Sul suo ampio territorio comunale c’è anche un’importante zona industriale. Le attività sono ripartite?
La maggior parte sì, ma tutte si leccano le ferite. Colgo l’occasione per chiedere scusa agli imprenditori del territorio se non siamo riusciti a intervenire nella maniera più rapida all’inizio, ma con le nostre esigue risorse generali abbiamo dato priorità alle case e alle famiglie. Ora chi di dovere deve intervenire subito lì, senza esitazioni.
Cosa intende?
I ritardi sulla realizzazione di una ‘bretella’, un ponte collegato alla statale che collega Senigallia di cui è stato realizzata solo la base. Un intervento monco che si è trasformato in una sorta di vasca di espansione a cui si deve la causa principale delle devastazioni delle circa 30 imprese.