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Kenya: Watamu, tra natura, storia e maree

I safari e i big five nella savana, ma anche le spiagge di sabbia candida dove le tartarughe depongono le uova, pronte per il miracolo della vita. L’oceano e le maree, i colori del mondo sommerso e quello di un villaggio di pescatori affacciato sul lungomare. Ecco dove vivere un sogno.

Testo e Foto di E.Bittante - Alpitour World

Il Kenya è un incontro, che sia con un simpatico pachiderma, un quadrupede dal lungo collo maculato, o un gruppo di gazzelle che giocano la loro roulette quotidiana con il Re dalla folta criniera. È anche quello con una piccola tartaruga che schiude il suo guscio e segue l’istinto, tocca la sabbia e cerca il mare. Questa è la magia della natura, della terra e dell’oceano, di un luogo che regala emozioni. “L’aria, in Africa, ha un significato ignoto in Europa: piena di apparizioni e miraggi, è, in un certo senso, il vero palcoscenico di ogni evento”. Così Karen Blixen descrive l’incantesimo della sua amata Africa, trasformandolo in una storia senza tempo. Un viaggio in Kenya è un’esperienza unica, soprattutto nelle località distanti dai grandi flussi turistici, più tranquille e defilate come Watamu, situata lungo la costa settentrionale, 15 km più a sud dell’animata Malindi.

Lungo questo tratto di litorale si snodano infinite spiagge bianche, un susseguirsi di baie incantevoli dove le tartarughe marine depongono le uova. Qui tutto parla di natura e di gentilezza, non è un caso se “Watamutradotto dallo swahili, la lingua locale, significa “gente dolce”, la stessa che collabora con le strutture turistiche e il Kenya Wildlife Service per tutelare questa culla naturale. Una sinergia virtuosa che ha reso possibile il Watamu Marine Association, un progetto che protegge le tartarughe e altre specie di questo paradiso in simbiosi con gli elementi. La natura è una priorità anche per il Barracuda Inn Beach Resort di Eden Viaggi, ad un passo dal villaggio di Watamu. Un angolo di pace affacciato direttamente sulla spiaggia, dove gli ombrelloni spuntano come fossero parte del paesaggio, nel totale rispetto di un’area tanto preziosa.

Watamu, le immersioni, le spiagge e le maree

La località di Watamu è l’ideale per chi desidera una vacanza a stretto contatto con la natura. Qui si trova il Watamu Marine National Park & Reserve, un’area protetta istituita nel 1968 che comprende 10 chilometri quadrati di costa e circa 32 di riserva della biosfera marina, insignita dall’Unesco nel 1979. Al suo interno, la bella spiaggia protetta di Turtle Bay, la più nota di Watamu per le nidificazioni di tartarughe marine, affacciata sul litorale di Garoda. Un’altra zona da non perdere nel parco è Mida Creek, un vero e proprio ginepraio di canali navigabili, dove destreggiarsi (in compagnia di una guida esperta) tra le mangrovie, habitat di tantissime specie volatili e acquatiche, soprattutto granchi, gamberi e ostriche. Placate gli appetiti e tuffatevi nelle profondità della parte est del Mida Creek: qui si trovano le Grotte di Tewa, un nome che si rivela un indizio poiché in swahili significa “cernia”. Tra i loro anfratti incontrerete esemplari da record, ma anche pesci trombetta, pesci foglia e pesci pietra, murene e razze brune e splendidi coralli neri. Dalle grotte della riserva, al mare aperto, che in questo tratto incanta con fondali variopinti che comprendono oltre 140 specie di corallo, una vera e propria collezione d’arte marina tra cui nuota la fauna ittica, habitué di cotanta meraviglia.

Le spiagge più belle

Si torna in superficie per rilassarsi un po’ in spiaggia. A Watamu non avrete che l’imbarazzo della scelta a cominciare dalle tre baie paradisiache che si susseguono in una manciata di chilometri: Turtle Bay, Blue Lagoon Bay, e Watamu Bay, quest’ultima incorniciata da una serie di isolotti che spuntano proprio di fronte alla costa, atolli incantati che sembra di poterli toccare con un dito durante la bassa marea. E proprio grazie a questo fenomeno si crea il suggestivo paesaggio chiamato Sardegna 2, un inno mediterraneo dato dai tanti italiani che vivono e lavorano in questa zona. Si tratta di un favoloso parco marino situato tra Watamu e Malindi dove piccoli atolli dalla sabbia bianca si rivelano dall’acqua smeraldina. Stessa magia dal nome più tropicale a Jacaranda Bay, dove la bassa marea forma delle piscine naturali. Ancora più affascinante Kithangani, che spunta nella baia di Watamu quando il livello dell’acqua scende, un approdo raggiungibile a piedi noto come “l’isola dell’amore” per l’inconfondibile forma di cuore. Un atollo incantato che merita un’escursione e qualche ora di relax senza ansie: se il mare si alza è possibile fare ritorno a bordo di un dhow, l’imbarcazione tipica che veleggia leggiadra sulle onde, un’esperienza da non perdere.

Tsavo National Park: la savana dell’est

Watamu è una località ideale per vivere tutto il bello del mare, ma anche per esplorare le bellezze dell’entroterra kenyota. Il parco più vicino è il magnifico Tsavo National Park, il più grande del Paese nonché una delle riserve naturali più importanti del mondo, diviso dal fiume Galana. Con i suoi oltre 13.000 km² racchiude tutti gli ambienti tipici del continente africano spaziando dalle terre rosse della savana ad est, all’ovest verde e boscoso. La zona più vicina partendo da Watamu è la parte orientale, ricchissima di ecosistemi ed animali che grazie ad una guida professionista potrete conoscere ed approfondire tante curiosità. Aguzzate la vista e tenete a portata di mano cannocchiale e macchina fotografica, macinando chilometri a bordo del vostro fuoristrada è facile incontrare i big five, i cinque grandi protagonisti della savana: elefanti, leoni, leopardi, rinoceronti e bufali. Numerosi sono i branchi di bufali e di elefanti, spesso incipriati di rosso: questo curioso “maquillage” è dato dalla terra ocra del suolo con cui si ricoprono rotolando, una buffa abitudine che si rivela molto utile per proteggersi dai parassiti.

Le rovine di Gede, a tu per tu con l’enigma

Watamu è natura incontaminata ma anche storia. A soli 7 chilometri dal centro meritano una visita anche le Rovine di Gede, uno dei rari siti archeologici presenti in Kenya. Questa preziosa testimonianza di città medioevale swahili, risalente tra il tredicesimo e il diciassettesimo secolo, venne abbandonata e riscoperta ammantata dalla foresta, un tesoro avvolto tutt’oggi dal mistero poiché non sono chiare le cause del declino. Un’affascinante cittadella che include tre moschee e la casa del sultano, edificate in pietra e materiale sedimentario proveniente dalla barriera corallina. Un’enigma immerso tra i baobab e popolato da una colonia di scimmiette curiose, un gioiello in tutti sensi a cominciare dal nome che in dialetto oromo significa “prezioso”. Tra gli scavi sono stati rinvenuti oggetti singolari come un vaso cinese della dinastia Ming, vetri veneziani, forbici spagnole, una lampada in ferro in stile indiano, monete e monili provenienti dall’Estremo Oriente. Indizi che riconducono ad una città votata al commercio, eppure non emergono tracce di battaglie e segni di distruzione. Tutto venne inglobato per secoli nella natura, e un bel giorno arrivò quell’incontro, questa volta con la storia.

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