La Fifa “difende i diritti umani in ogni parte del mondo”, ma prima viene il pallone: “Noi giochiamo a calcio e proteggiamo il calcio e i suoi tifosi“. Così il presidente Gianni Infantino in conferenza stampa risponde alle critiche per il mancato rispetto dei diritti umani in Qatar e per il suo no alla fascia arcobaleno che volevano indossare i capitani di alcune Nazionali durante i Mondiali. Il presidente della Fifa traccia un bilancio entusiastico sulla Coppa del Mondo che volge al termine, negando anche che ci siano state troppe vittime nella costruzione degli stadi: “Le cifre sugli operai morti non sono reali“, sostiene Infantino.
Parole che hanno provocato la durissima reazione di Amnesty International: “Infantino ha annunciato che la Fifa ha guadagnato 7,5 miliardi di dollari dalla Coppa del Mondo, oltre un miliardo in più del previsto”, e che “le entrate Fifa saliranno a 11 miliardi in 4 anni. Eppure non ha offerto nulla di nuovo ai tanti lavoratori e alle loro famiglie che continuano a vedersi negare il risarcimento per salari rubati e vite perse”, dice Stephen Cockburn. “I lavoratori migranti dietro questo Mondiale” in Qatar “hanno contribuito enormemente all’incredibile ricchezza Fifa, che ora ha la chiara responsabilità di risarcirli” invece di “continuare a ignorare le richieste di giustizia“. Per Amnesty Italia è intervenuto il portavoce Riccardo Noury: “Penso che sempre più gente non sia disposta a godersi le partite e ad esultare per i gol quando il prezzo è 6.500 lavoratori migranti morti. E’ inutile che Infantino sminuisca dicendo che viene prima il divertimento e poi la vita, prima i gol e poi i diritti, perché a questa cosa non ci crede ormai più nessuno. Ha perso un’altra occasione per fare bella figura”.
La parole di Infantino – La sua è una difesa del Qatar e dei Mondiali a tutto tondo, senza autocritica. Infantino sostiene che “il messaggio contro la discriminazione è chiaro” e che “la Fifa è un’organizzazione che difende i diritti in ogni parte del mondo in cui è rappresentata”. Poi però arrivano le precisazioni: “Tutti possono esporre le proprie idee, ma noi giochiamo a calcio e proteggiamo il calcio e i suoi tifosi”. Insomma, Infantino chiarisce senza vergogna che gli interessi del pallone vengono prima dei diritti: “Quando parliamo di regolamento, non si tratta di proibire qualcosa, ma di rispettare appunto il regolamento. Che dice una cosa chiara: sul terreno di gioco si gioca a calcio e lì dentro bisogna rispettare le regole del calcio. Ci sono tifosi che vanno allo stadio e un miliardo di persone che guardano il Mondiale sugli schermi: dobbiamo pensare a loro“. Infantino ricorda che “la Fifa rappresenta 211 paesi in tutto il mondo. Sono grato a tutti loro. Possiamo avere discussioni su qualsiasi argomento. Ci sono preoccupazioni in diversi paesi perché ci sono culture diverse. La Fifa è un organizzazione globale e dobbiamo ascoltare tutti. Dobbiamo andare tutti insieme. Quando parliamo di divieti o mancanza di divieti non si tratta di vietare, si tratta di rispettare”. Per il presidente della Fifa, quindi, “ognuno può esprimere la propria opinione“, ma “fuori dal campo“.
Le cifre sui morti – Anche sullo sfruttamento dei lavoratori migranti Infantino si difende: “Ogni morte è una tragedia per tutti. Una morte è sempre una disgrazia. Le cifre sugli operai nella costruzione degli stadi non sono reali. Quando si parla di cifre bisogna essere molto precisi per evitare di generare l’immagine di qualcosa che in la realtà è un’altra. Devi prestare attenzione a come presentiamo queste cifre. Chiunque muoia è una tragedia e cosa possiamo fare per proteggere e migliorare la salute dei lavoratori lo abbiamo fatto”, sostiene Infantino. Che quindi contesta il lavoro d’inchiesta di diverse organizzazioni e testate giornalistiche nel mondo, che stimano ci siano stati durante gli anni di preparazione ai Mondiali tra i 6mila e gli 8mila lavoratori morti in Qatar.
Le lodi al Qatar – Infantino invece in conferenza stampa continua a tessere le lodi del Paese che ha ospitato i Mondiali: “Aspetterò fino alla fine per apprezzare questa Coppa del Mondo, ma il potere di trasformazione e l’eredità di questa Coppa del Mondo sta nel fatto che molte persone sono venute in Qatar per scoprirlo e hanno scoperto il mondo arabo. Allo stesso tempo, i qatarioti e i sauditi hanno accolto molti fan da tutto il mondo e si sono preparati ad accogliere il mondo. Hanno aperto le loro case e il loro paese per accogliere il mondo. Questa è l’eredità. Hanno scoperto che ciò che si pensava e quello che è stato detto non è vero“, sostiene ancora Infantino.