Due notizie importanti tengono banco sui giornali odierni: l’aumento dei tassi d’interesse decretato della Banca centrale europea e la questione della mancata ratifica da parte dell’Italia della modifica del Trattato sul Mes.
In riferimento alla prima notizia si deve ricordare che i tassi d’interesse, praticati dalla Bce per dare euro alle banche, si aggira intorno al 3,75%; il che comporta inevitabilmente un aumento dei tassi d’interesse che le banche praticheranno per i mutui da concedere ai richiedenti.
Questa operazione della Bce ha il torto gravissimo di non tener conto delle grandi disuguaglianze economiche che esistono tra i vari Stati membri. Un situazione di disuguaglianza dovuta a un gravissimo errore contenuto nel Trattato di Maastricht e cioè la libera circolazione dei capitali tra gli Stati membri e tra questi e gli Stati terzi. È avvenuto così che i Paesi più organizzati e attrezzati e con trattamento fiscale non elevato hanno attirato i capitali dei Paesi meno organizzati, ponendo questi ultimi in una situazione di inferiorità economica, con pratici effetti a catena.
Per l’Italia il trasferimento di capitali produttivi all’estero ha provocato una enorme diminuzione dell’occupazione e della produzione di beni e servizi, i quali sono finiti in gran parte in mano straniera. Per di più i nostri governi hanno eliminato l’unico scudo possibile nei confronti degli attacchi speculativi del mercato generale e cioè l’inserimento nel demanio costituzionale (comportante la inalienabilità, inusucapibilità e imprescrittibilità) dei beni necessari per la vita dello Stato comunità, nel quale rientrano, oltre i beni costituenti, il demanio naturale già previsti dal Codice civile, i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia e le situazioni di monopolio sanciti dall’articolo 43 della Costituzione.
In questa situazione l’Italia si è indebitata oltre ogni misura e il debito ha raggiunto oggi la incredibile cifra di 2770 miliardi di euro. È evidente che il rialzo dei tassi d’interesse per l’Italia è un colpo mortale per l’andamento dell’economia e non mancano coloro che cominciano a intravvedere un prossimo default.
E sembra che proprio in vista di questo crollo economico i Paesi economicamente più forti si sono accordati per la modifica del Trattato sul Mes, che prevede due strumenti di finanziamento: l’assistenza finanziaria e i prestiti – sottoposti entrambi, ma specialmente i prestiti, alle cosiddette condizionalità che sono previste in modo molto più severo che in passato, essendo inclusa fra queste la capacità del richiedente di rimborsare le somme avute in prestito. Cosa che potrebbe rendere inaccessibile all’Italia i prestiti del Mes.
Trattandosi di una questione di enorme portata, che incide sulla stessa vita di tutti i cittadini, è assolutamente necessario che sulla ratifica della modifica del Trattato si esprima il Parlamento tenendo presente che, come la Germania ha atteso per la ratifica il parere della propria Corte costituzionale, così l’Italia ha l’obbligo di valutare se questa modifica del Trattato del Mes sia conforme ai principi e ai diritti fondamentali della nostra Costituzione.
Di fronte alla gravità della questione cade ogni discorso sugli errori finora compiuti da parte del governo italiano: è assolutamente necessario resistere con forza e ad ogni costo a non ratificare un provvedimento suicida per i nostri interessi nazionali. Del resto il nostro Parlamento ha già approvato una mozione che impegna il governo a non ratificare questa modifica del Trattato sul Mes. Come al solito è soltanto nella Costituzione, e non certo nel far parte dell’Unione europea, che possiamo trovare validi sostegni per la nostra salvezza.