Dopo aver preso parte alla conferenza stampa post consiglio dei ministri, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano è intervenuto all’evento ‘Magistrature a confronto per l’indipendenza del giudice’, iniziativa promossa e organizzata dall’Associazione nazionale magistrati amministrativi, Associazione nazionale magistrati e dall’Associazione nazionale magistrati della Corte dei Conti. Mantovano è stato netto rispetto alle prossime mosse del governo Meloni in tema di giustizia. “C’è un quadro di reati contro la pubblica amministrazione che è diventata un mostro. Quando io ho iniziato a fare il magistrato i reati contro la pubblica amministrazione erano quattro, cinque: corruzione, concussione, peculato, malversazione ed interesse in atto d’ufficio, poi nel ’90 ne è stato aggiunto qualche altro e poi, via via, in questa bulimia di produzione di fattispecie di reato che porta oggi alcune sezioni della Cassazione a dirimere e a stabilire qual è la linea di confine tra la truffa aggravata ai danni dello Stato, la frode in pubbliche forniture eccetera, eccetera”. Dunque, ecco la soluzione annunciata dal sottosegretario. “Un restyling ci vuole e il restyling significa anche togliere di mezzo fattispecie di reato che, come l’abuso d’ufficio, non portano mai, o quasi mai, ad una condanna definitiva”. Nel restyling Mantovano fa rientrare anche il traffico d’influenze. Ma per meglio motivare ‘l’inutilità’ del reato di abuso d’ufficio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio torna indietro nel tempo e racconta una vicenda del 2009, quando era sottosegretario al ministero dell’Interno.