Preceduto da una grande e giustificata aspettativa, finalmente ho avuto in mano Horizon e da subito mi ha preso una certa incertezza, come tutte le volte che devo affrontare la lettura di un tomo di molte centinaia di pagine: 638, per la precisione, nella versione italiana curata da Davide Sapienza per l’editore Black Coffee (“rispettoso inchino a Davide Sapienza” così lo ringrazia l’autore al termine del libro).
Poi, fin dalle prime pagine, è stato come se una manina uscisse dalle stesse e mi accompagnasse in un’avventura nelle più lontane e/o affascinanti lande del pianeta. Ops, scusate, mi sono perso: Horizon è l’ultimo libro di Barry Lopez, il grande scrittore e naturalista americano morto poco dopo la pubblicazione appunto di questo saggio. Horizon è il suo testamento spirituale che narra, in fondo succintamente, delle esperienze fatte soprattutto negli ultimi decenni della sua vita in alcuni specifici luoghi, anche se questo enorme viaggiatore si recò in più di ottanta paesi del mondo e molti li visitò più e più volte.
Ecco, dicevo, Lopez ti accompagna da Cape Foulweather nel suo Oregon all’Isola Skraeling nell’artico, da Puerto Ayora nelle Galapagos a Campo Sciacallo in Kenya, da Port Arthur in Tasmania a Graves Nunataks in Antartide e in ognuno di questi luoghi narra di una diversa esperienza territoriale e umana. Il libro è a sua volta un viaggio in cui si rievocano i grandi navigatori, in primis James Cook, ed esploratori, ma soprattutto si narra delle popolazioni indigene che ancora sopravvivono per rimarcarne il contatto con la natura e la saggezza culturale, così distante dall’uomo moderno.
Uomo moderno la cui follia viene sottolineata da Lopez in un girone infernale, come quello delle estrazioni a cielo aperto di ferro in Australia, dei treni che partono da lì per giungere alla costa e da lì ancora alimentare l’industria, soprattutto cinese. Un’occupazione da parte dei bianchi delle terre aborigene e che ha comportato non solo massacri, ma anche distruzione di preziose testimonianze preistoriche di arte rupestre, ma anche avvelenamento delle acque con l’arsenico e quant’altro. Dovunque l’uomo bianco sia arrivato, la storia si è dispiegata sempre uguale: occupazione, depredazione, massacri, estinzioni. Anche se poi l’uomo bianco è stato crudele anche verso i suoi simili, come quando eresse il carcere di Port Arthur, in cui i bambini assurdamente rinchiusi preferivano suicidarsi piuttosto che non vivere lì.
Ma Lopez sottolinea anche che un po’ di una antica saggezza sopravvive dovunque nei luoghi da lui visitati e la sua speranza è che proprio partendo da quella ci si possa ricredere e si possa deviare la traiettoria di questo folle treno che sembra portare l’umanità verso l’estinzione o comunque verso un futuro distopico: ma il fine, l’orizzonte (Horizon) non è ancora certo. E infatti Lopez non ha mai un atteggiamento troppo duro nei confronti di questa folle moderna umanità, anzi dalle pagine del libro emerge una sorta di pietas nei confronti dell’uomo nuovo.
Anche se nel capitolo africano dedicato alla ricerca delle ossa delle altre specie umane emerge la considerazione che così come si sono estinti l’Homo Habilis o l’Homo Neardenthalensis, in fondo potrebbe/potrà estinguersi anche questo invadente Homo Sapiens, che continua a depredare ed a moltiplicarsi: “La situazione allarmante per l’umanità è che Homo Sapiens, nonostante che si sia affermato come specie dominante sulla Terra, allo stesso tempo è anche la potenziale vittima della sua dominazione su virtualmente ogni ecosistema della Terra.” Ma l’allarme (talvolta esplicito, talaltra implicito) lanciato da Lopez non è che una parte del saggio, che soprattutto descrive la realtà attuale alla luce di quella passata. E qui cedo la parola a Robert MacFarlane, uno scrittore per il quale nutro sincera e grande ammirazione: “Horizon è magnifico: un’epica contemporanea, un grido di dolore e allarme, un memoir intimo e allo stesso tempo un oracolo.”
[Foto in evidenza: Barry Lopez al Vancouver Writers Festival, Granville Island Stage https://www.flickr.com/photos/roaming-the-planet/33600014808]