Mentre aspetto che mio figlio scenda in campo guardo la partita nel campetto a fianco. Giocano le ragazze, le donne, le femmine. E mi accorgo che giocano. Eccome se lo fanno. Mi accorgo che preferisco vedere loro giocare perché capisco gli schemi, le azioni, la volontà, la forza e dignità. Per dignità intendo dire che solo raramente ne vedi una soffrire drammaticamente nello strazio e contorcersi nel male onirico che possiede la quasi totalità dei calciatori maschi (roba da esorcismi, che poi funziona, visto che quasi sempre a un passo dalla morte resuscitano graziati dal gioco che riprende).

Le donne non stanno a terra, se cadono si alzano in piedi. E solo se le fanno cadere. Gli uomini spesso cadono da soli e ci restano urlanti e disperati in attesa che il massaggiatore gli cambi il pannolino. E a guardarli, questi calciatori dai mondiali in giù, sono l’espressione di un declino della qualità di gioco. Eppure il trionfo c’è, quello della tattica, quello dell’estetica, del capello tatuato di bitume, del “giropalla cheppalle”, dell’assenza ormai del coraggio di inventare, del voler andare in porta con la palla in questo strano rugby giocato solo coi piedi.

Nella tifoseria del commentatore che esalta anche la nebbia. Vedo allenatori dilettanti sbizzarrirsi in riscaldamenti algebrici con paletti, cinesini, ostacoli, sagome, percorsi avventura, folklorismi da manuale, formare i brocchi del futuro e già impotenti di fronte a uno stop o a un passaggio di piatto da due metri. Per non dire di quella tara che i giornalisti sportivi eleveranno ad alibi: l’ha calciata male perché non è il suo piede.

Guardo le ragazze e vedo osare quello che al massimo i maschi fanno con le skill imparate su Tiktok. Vedo il calcio femminile capace di essere originale e audace. Vedo le donne giocare e rialzarsi. Vedo i maschi del professionismo dare esempio ai ragazzini che l’importante non è avere e nemmeno essere, ma chi ti credi di essere. Mentre il calcio maschile sfila in passerella, le ragazze hanno segnato una bomba (sì, una bomba) da fuori area e non c’è recupero. Perché loro giocano, non fanno finta.

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