Dopo aver saltato il confronto alla festa per i 10 anni di Fratelli d’Italia con il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, il ministro Carlo Nordio ha preso parte al dibattito successivo dedicato al tema delle riforme. “Non c’è nulla di eretico o blasfemo nel voler mutare la Costituzione, perché come tutte le cose umane le Costituzioni nascono, vivono e muoiono”. Per il guardasigilli “la nostra Costituzione è oggi incompatibile con il nostro sistema giudiziario”. Nordio spiega che “i nostri padri costituenti adattarono le norme costituzionali al codice Rocco firmato da Mussolini, mentre sarebbe dovuto accadere il contrario. Quando quarant’anni anni dopo fu introdotto il Codice Vassalli, si trovò davanti una Costituzione che aveva istituzionalizzato il codice fascista del 1930, quindi noi o cambiamo il codice e torniamo al vecchio Codice Rocco o cambiamo la Costituzione”. Per il Ministro la soluzione è cambiare la Carta, introducendo “la separazione delle carriere dei magistrati, la discrezionalità dell’azione penale, la differenza tra il Giudice del fatto ed il Giudice del diritto e soprattutto ridivenire i poteri del pubblico ministero che ha poteri enormi senza alcuna responsabilità in quanto non risponde a nessuno”. Perché conclude Nordio “non esistono sistemi perfetti, ottimi. Certo, i sistemi dittatoriali sono tutti brutti, però in teoria anche certi sistemi dittatoriali teoricamente non sono male. La costituzione sovietica degli anni ’30, a leggerla, poteva anche sembrare una costituzione mezza liberale; il problema è che un sistema deve essere coerente, allora per ritrovare la coerenza o si torna al vecchio Codice o cambi la Costituzione, noi siamo qui per dire che la è la Costituzione che va cambiata”.
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